Intervista sul canale YouTube dell’associazione a Maria Chiara Pastore, docente e ricercatrice in Urbanistica al Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano.

Pastore è una delle ideatrici del progetto pilota FORESTAMI che vuole impiantare 3 milioni di alberi e arbusti nella Città Metropolitana di Milano. E’ anche la principale “Investigator” del Centro Nazionale per la biodiversità (Spoke 5, Biodiversità urbana, con Massimo Labra, Università Bicocca), e si conta nel 57% di ricercatrici che, a fronte del 43% di ricercatori, assegnano un primato al National Biodiversity Future Center (NBFC) .

Maria Chiara Pastore, esperta in biodiversità italiana, ne descrive la complessità nel nostro paese che vantando, per la sua conformazione e posizione mediterranea una grande variabile di “incredibili paesaggi”, ma anche di clima e di urbanizzazione, è considerato dalla UE un “laboratorio vivente” che corre vari rischi, tra i quali la stessa presenza umana che diminuisce la biodiversità. Necessita quindi di grandi e diversificate protezioni. A oggi il 21% del territorio nazionale, comprese aree marine, è protetto, “perciò abbiamo una incredibile quantità di specie che in un territorio densamente popolato, convivono.”

Laureata in Architettura al Politecnico di Milano con una tesi sull’area vesuviana, la scienziata ha approfondito la relazione tra città, natura e rischi, con Dottorati e collaborazioni in Italia e all’estero, tra le quali la ricerca a Dar es Salam, la più popolosa città della Tanzania, studiando le molte variabili dell’urbanizzazione anche rispetto alle risorse idriche.

RESTAURARE, MONITORARE, PROTEGGERE, CONSERVARE la biodiversità sono parole che interrogano diverse discipline, tutte indispensabili al necessario CAMBIO CULTURALE da consegnare alle nuove generazioni, a livello globale. Maria Chiara Pastore spiega le difficoltà del “restaurare le aree urbane” dove una pluralità di elementi tra i quali il clima e la pressione umana, mettono a rischio severo la biodiversità. Nel possibile, in debite condizioni, si può restaurare l’area urbana anche se non si può tornare al terreno primigenio.

La docente affronta anche il tema attualissimo della COMPETIZIONE TRA SPECIE AUTOCTONE E ALLOCTONE, “specie quelle invasive a propagazione rilevante”, in condizioni mutate o mutevoli, largamente intese. “Nel National Biodiversity Future Center, finanziato dal Ministero della Ricerca e altri attori” prosegue, “lavoriamo in ambiti molto diversi; si pensi solo alla perdita della biodiversità nei diversi ambienti (es. montani, marini, lacustri, agrari, ecc.) e mi preme sottolineare che è proprio la ricerca sulla biodiversità che comporta la collaborazione interdisciplinare (botanici, zoologi, agronomi, ecc.).”

Il primo FORUM MONDIALE DELLE FORESTE URBANE (Mantova, 2018), ha reso evidente il legame tra le foreste e biodiversità riproposto dal progetto FORESTAMI definito da Maria Chiara Pastore “una sfida importante che riguarda 133 Comuni dell’area metropolitana milanese e da realizzare in una pianura padana altamente complessa a livello ambientale, climatico e di antropizzazione. (…) Impiantare alberi e arbusti non è l’unica risposta all’inquinamento, ma apporta migliorie alla qualità della vita, alla salute psicofisica di chi vi abita; qualifica un territorio e consente una distribuzione equa delle specie”. Un progetto che guarda a un futuro molto vicino quando si parla di biodiversità italiana, matrice di una nuova dimensione nella ricerca e con importanti ricadute nella quotidianità. Quando si parla di restauri e protezioni ed eventuali introduzioni, si parla infatti non solo di ricerche approfondite ma, come specifica Maria Chiara Pastore, del “coinvolgimento della popolazione da rendere partecipe ed entusiasta di ciò che è necessario a preservare e incrementare la biodiversità.”