Nella sconvolgente guerra nel cuore dell’Europa, dichiarata dalla Russia all’Ucraina, il centro di cultura delle donne Hannah Arendt respinge la logica degli schieramenti e si posiziona in modo forte e convinto per la pace. La nostra associazione si unisce alle donne russe e ucraine e alle donne che nel mondo lottano per rifiutare la guerra, tutte le guerre, perché esse arricchiscono l’industria delle armi e i poteri militari, dove i più deboli pagano prezzi enormi. Guerra significa violenza, povertà, sfollamenti forzati, vite spezzate, insicurezza e mancanza di futuro.

La guerra intensifica la disuguaglianza di genere e ostacola le conquiste per i diritti umani. Il conflitto bellico porta con sé non solo la violenza delle bombe e dei proiettili, ma anche la violenza sessuale: la storia ci rammenta che gli stupri contro le donne sono arma di guerra. Non esistono guerre umanitarie e guerre giuste portatrici di pace. Gli arsenali pieni di armi non sono serviti a darci sicurezza contro la pandemia, essa, invece, ci ha insegnato che i nostri corpi fragili e interdipendenti hanno urgente bisogno di una umana, pacifica e solidale convivenza, che può essere attuata solo attraverso la rivoluzione della cura, ossia la costruzione di una società che metta la cura della vita, delle relazioni, dell’ambiente, al centro di un nuovo modello sociale, che ribalti per sempre il paradigma del profitto, portatore di disuguaglianze e di distruzione del pianeta.

La Costituzione italiana ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, ma con il voto dell’altro giorno in Parlamento, l’Italia, con la decisione di inviare armi all’Ucraina, e non “equipaggiamenti non letali di protezione”, come è consentito dalle nostre leggi, di fatto entra in guerra. Il secolo che ci ha preceduto ha vissuto due conflitti mondiali. Il primo, costruito nel segno della rivincita, della politica di potenza e della umiliazione degli sconfitti, ha prodotto il nazismo e la seconda guerra mondiale, segnata dalle tragedie della Shoah e dai bombardamenti atomici degli Stati Uniti su Hiroshima e Nagasaki. Il bipolarismo, ossia il sistema fondato sulla contrapposizione dei due blocchi, Stati Uniti e Unione Sovietica, iniziata nel secondo dopoguerra si concluse simbolicamente con la caduta del muro di Berlino (1989) e lo scioglimento dell’URSS (1991). Da allora, contrariamente, alle speranze di interdipendenza e coesistenza, la terribilità di una nuova guerra mondiale a pezzi ha coinvolto nel tempo i Balcani, il Medio Oriente, l’Africa e oggi l’ Europa, come da anni afferma Papa Francesco.

La guerra è violenza in ogni parte del mondo. Il Centro Arendt si posiziona con le associazioni pacifiste di donne e uomini per promuovere soluzioni pacifiche e non interventi militari, per dire sì alla sicurezza condivisa, no all’allargamento delle alleanze militari, per un’Europa di pace e senza armi nucleari, per costruire un nuovo mondo che abbia a fondamento la neutralità attiva e l’accoglienza.

La registrazione dell’incontro è disponibile al seguente link:

https://us02web.zoom.us/rec/share/VcESY2Ig76LIzi99q42H2m5WTOIgOl3wDA0JHAOhFMMs7yP7Aawgyi4wRgkdhUlF.rpYK7_Ow9fVkaK15?startTime=1646901202000

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