Nello sgomento di quest’8 marzo, con le donne ucraine e con le donne afghane, in regime di apartheid, ci uniamo a tutte le voci che chiedono pace, democrazia e libertà.

Ieri (7 marzo 2022), alla Casa internazionale delle donne di Roma, nell’incontro con le Afghane, cui quest’anno i talebani hanno vietato l’8 marzo, è stato denunciato l’apartheid di genere, e il disastro dei diritti umani in quello e in altri Paesi, sotto gli occhi del mondo, in questi giorni di guerra, in Ucraina. Hanno perciò ancora più valore, in questo 8 marzo, vietato alle Afghane e altrove, le parole pace, giustizia, libertà: ogni persona ha diritto allo studio, al lavoro, agli affetti che prova e anche alla solidarietà. Noi sappiamo che l’8 “non è una festa ma un giorno rivoluzionario” e che non tramonta con il Sole ma è impegno di vita. Buon 8 marzo, nonostante tutto, perché in Afghanistan e altrove costa ancora la vita. (MPF)