Facciamoci accompagnare dalle note di “Blue Moon” cantata da Ella Fitzgerald, Mina, Billie Holiday e prepariamoci ad un incontro fantasmatico con Beatrice Cenci.

Il 31 ottobre di quest’anno si verificherà, nell’universo, in coincidenza con la scatenata festa di Halloween, un fenomeno che non è stato più visibile in tutto il mondo dal 1946: la seconda luna piena del mese. È stata romanticamente definita “Luna blu” non perché assume questo colore, ma semplicemente perché gli inglesi attribuiscono a questo fenomeno celeste il modo di dire “una volta ogni luna blu” che è l’equivalente del nostro “Ogni morte di papa”.

Ma nelle notti di luna piena, come tramanda la credenza popolare, si danno appuntamento anche i fantasmi. A Roma, uno dei “ritrovi” più gettonato è Campo de’ fiori sotto la statua dell’eretico Giordano Bruno che qui fu bruciato per condanna di eresia. Una delle “abituées” si dice sia Beatrice Cenci.

Ma, stando alle voci dell’aldilà, Beatrice appare anche sul ponte di Castel Sant’Angelo.

Possiamo immaginarla seduta sulla spalletta, con la propria testa mozzata sotto il braccio, accanto all’Angelo della sorte, che, con i dadi tra le mani, sta a simbolizzare la scommessa della vita.

Colpevole o innocente?

Che importa! I romani di lei son tutti innamorati…

…specialmente i vetturini. Per tradizione, l’11 settembre fanno celebrare una messa in sua memoria.

A Monte Cenci il palazzo porta il nome della sua famiglia e così pure la piazza, la via, il vicolo e l’arco.

Immaginiamo di aspettarla all’ingresso del suo palazzo rinascimentale e non sarà difficile riconoscerla. I suoi tratti delicati sono stati raffigurati da tanti pittori, a cominciare dal più illustre di tutti: Guido Reni. Bionda, il viso pallido, la testa incorniciata da un bianco turbante, le labbra chiuse ad ogni sorriso.

Non parliamo poi degli scrittori che hanno indagato nelle pieghe della sua anima: da Shelley a Stendhal, da Byron a Dumas e i nostri Giovan Battista Niccolini e Francesco Domenico Guerrazzi.

A Beatrice furono imputati i più orrendi crimini: incesto e parricidio, ma resta uno dei più affascinanti fantasmi della storia.

Beatrice Cenci apparteneva a unanobile famiglia romana, le cui origini sono leggendarie ma al tempo stesso confuse.

Tra i suoi antenati si dice ci fosse il prefetto di Roma Cencio VII che nel 1075 malmenò Gregorio VII in Santa Maria Maggiore e un altro Cenci fu cardinale nel 1106. Nel XIV sec. un Pietro Cenci diresse la congiura contro Bonifacio IX. Il ramo della famiglia cui appartenne Beatrice, era di nobiltà recente e doveva la sua fortuna a Cristoforo Cenci, collettore del patrimonio di San Pietro, arricchitosi con varie malversazioni.

Beatrice Cencinacque a Roma nel 1577. A 22 anni fu decapitata.

Il padre l’aveva segregata con la matrigna Lucrezia Petroni nella solitaria rocca della Petrella, ai confini dell’Abruzzo.

Non è provato che il padre l’abbia violentata, ma certo i maltrattamenti e la clausura devono aver acuito il rancore di Beatrice verso di lui tanto che fu accusata di averlo fatto assassinare dal suo amante Olimpio Calvetti, castellano della rocca e da un sicario, con la complicità della matrigna e dei fratelli Giacomo e Bernardo,.

Il delitto avvenne la notte del 9 settembre 1598.

I Cenci, imprigionati, furono sottoposti a tortura. Dopo un processo drammatico che appassionò tutta Roma, Beatrice venne condannata alla decapitazione, insieme con la matrigna e il fratello Giacomo. Bernardo per la sua giovane età fu risparmiato.

Sebbene esistessero circostanze attenuanti, invano messe in rilievo dalla difesa, la sentenza, per volontà del papa Clemente VIII che desiderava dare un esempio e punire i Cenci, spavaldi e riottosi, fu eseguita l’11 settembre 1599.

Quasi subito la figura di Beatrice, giovane e bella, fu idealizzata dal popolo, per il coraggio con cui aveva affrontato la tortura e l’esecuzione ma soprattutto perché supposta vittima innocente.

Lucrezia non resiste ai tormenti e confessa. Beatrice continua a negare. E’ fiera e pervicace. Il 10 agosto viene appesa ad un palo fino a farle slogare le braccia. A quel punto confessa.

La sera del 10 settembre nelle due prigioni in cui sono custoditi, Giacomo e Bernardo a Tor di Nona, Lucrezia e Beatrice a Corte Savella, i Cenci ricevono la solenne comunicazione: Giacomo condannato ad essere condotto, su un carro, per Roma, sino al luogo del supplizio e attanagliato con ferri infocati. A Lucrezia e a Beatrice “sarà spiccata la testa dalle spalle”. La procedura pubblica durava sei ore e includeva la celebrazione della messa.

Dopo il supplizio di Lucrezia, Beatrice viene presa nella cappella dove stava pregando. Beatrice cammina spedita. Migliaia di occhi sono puntati su di lei. Sale sul palco e pone con gesto deciso la testa sul ceppo. La mannaia la tronca. Qualcuno getta dei fiori sul patibolo. Il boia riceve il suo compenso: 19, 25 scudi.

Un’enorme folla seguì le esecuzioni sul piazzale di Castel Sant’Angelo, restando conquistata e ammutolita dall’aspetto dolcissimo di Beatrice e dalla sua dignità. Le onoranze funebri non furono quelle d’una parricida confessa, ma d’un’eroina.

A sera, le sue spoglie sono consegnate alla Compagnia delle Stimmate di San Francesco, perché le seppellisca, come Beatrice aveva chiesto in testamento, nella chiesa di San Pietro in Montorio, al Gianicolo. Il cadavere fu calato nel loculo dell’abside, la testa fu deposta a fianco su un piatto d’argento coperto da un velo nero. Non cercate le ceneri: il sepolcro fu devastato ai tempi della Rivoluzione francese.

Beatrice aveva trascorso alcuni anni come educanda nel monastero francescano di Santa Croce a Montecitorio. Nel suo testamento lasciò alla maestra Ippolita 300 scudi perché pregasse Dio per la sua anima. Alla sua compagna di studi Lavinia, della sua stessa età e con la vita davanti, altri 300 scudi per potersi più agevolmente maritare o monacare, il destino comune alle donne di allora!

Se volete ammirare la bellezza di Beatrice il quadro di Guido Reni si trova nella Galleria nazionale d’arte antica a Palazzo Barberini

Per incontri ravvicinati con il fantasma, raccomandiamo, invece, notti di luna piena a Ponte Sant’Angelo, con parata di angeli tra le più armoniose e spettacolari del barocco romano!