“Compiere un’azione letteraria per tenere alta l’attenzione sulla questione della violenza di genere e rappresentare con parole esatte tutte le sue declinazioni”, questo l’invito di Giulia Caminito e Annalisa Camilli che hanno lanciato campagna «Unite. Azione letteraria» con la proposta a scrittrici e giornaliste di pubblicare su giornali cartacei, online e blog, per 2 mesi, dal 3 gennaio al 3 marzo, articoli e racconti che parlino di violenza degli uomini contro le donne.

La campagna è nata da un incontro, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, nella libreria Tuba di Roma: una lettura pubblica e collettiva del libro “L’invincibile estate di Liliana” di Cristina Rivera Garza, dedicato al femminicidio della sorella dell’autrice, avvenuto più di 30 anni fa a Città del Messico.

Sono più di 90 le autrici che finora hanno aderito – ha detto Giulia Caminito in un’intervista a “Luisa, la newsletter La 27 ora del Corriere della Sera” – inserendo nel testo di articoli e racconti pubblicati su giornali cartacei, online e blog – la frase: «Questo articolo è parte di una campagna a cui hanno aderito scrittrici e giornaliste italiane per denunciare la violenza di genere e nominarla»

Il 4 marzo 2024 al Teatro Manzoni di Roma si terrà una serata di lettura degli articoli in sostegno dell’azione letteraria, e ulteriori eventi si stanno organizzando: un incontro ci sarà a Roma, alla Casa internazionale delle Donne, il 3 marzo; un altro, il 7 marzo, al Circolo dei lettori di Torino.

Sulla pagina Facebook e su Istagram si possono leggere tutte le segnalazioni degli articoli pubblicati e trovare le istruzioni per partecipare all’azione, nonché un primo calendario degli eventi.

Questi gli indirizzi:

Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=61555743200205

Istagram: https://www.instagram.com/unite_azioneletteraria/?fbclid=IwAR3u2Xx_ozn1Yr_OWGu351cegNqVj-ibWYioMFfYuM7xSFFMCvncokG33Gw


Usare le parole esatte parlando della violenza. “Esatte” sono state le parole usate da Elena Cecchettin subito dopo il femminicidio di Giulia, con quel richiamo al patriarcato, radice della violenza sulle donne.

Sono decenni che le donne protestano contro la violenza degli uomini, è cresciuta una sensibilità diffusa e la consapevolezza di quanto certi valori e sottomissioni e linguaggi non debbano più avere cittadinanza. Eppure ancora c’è da fare, “adesso” (citazione non inconsapevole dell’ultimo film di Wenders) e dove si è. Questo mi sembra suggeriscano le autrici di “Unite. Azione letteraria”:

In Italia nel 2023 le donne che sono state uccise dai loro compagni, ex partner, familiari sono state 113 (fonte: Non Una di Meno). Ma i femminicidi sono solo la punta dell’iceberg di un sistema di sopraffazione e violenza che ancora riguarda in maniera diffusa le donne italiane. Secondo i dati dell’Istat, una donna su tre ha subito violenza nel corso della sua vita: molestie, stupri, violenze psicologiche. Ma ogni volta che un episodio efferato conquista le prima pagine dei giornali, si parla di “amore”, “gelosia”, “raptus”, “onore”. Spesso le donne che sono vittime della violenza sono colpevolizzate e rivittimizzate attraverso un linguaggio inappropriato, nonostante decenni di battaglie, di protagonismo femminile e di una cultura sulle quali si sapeva che si poteva contare.