Con secoli di anticipo ha denunciato le violenze fatte alle donne, si è battuta per l’uguaglianza professionale con gli uomini e il diritto delle donne all’accesso alla politica. E non solo. Era favorevole al divorzio e per la trasmissione del nome della madre ai figli.

Louise Dupin, nel 1700, teneva a Parigi uno dei più famosi salotti letterari e filosofici della sua epoca. Tra il tintinnare dei cristalli, il il fruscio delle sete, il tremolio delle candele, il chiacchiericcio dei nobili, criticava la mancanza di considerazione nei confronti delle donne in quasi tutti gli scritti dei grandi autori. A partire da quelli dell’antichità fino ai giorni suoi.

Molte illustri dame sue contemporanee, si contendevano tra loro il primato del “salon” più esclusivo e lei era la meno titolata ma la più favorita dalla fortuna. Il giovane Jean-Jacques Rousseau, diventato il grande filosofo e scrittore che conosciamo, la definì “una delle più belle donne della Capitale” e Louise capì subito che era innamorato di lei. Lavorarono insieme a Parigi, ma soprattutto si rifugiarono nel Castello di Chenonceau di cui era proprietaria. Scrissero migliaia di pagine che, purtroppo, non sono arrivate fino a noi, perché disperse in tutta Europa e in America.

Louise Dupin, comunque, non si limitò a difendere i diritti delle donne: la sua argomentazione fondamentale si basava su un presupposto addirittura genetico, sulla superiorità del sesso femminile su quello maschile. Tanto è vero che, in realtà, lei, Rousseau, lo assunse come segretario.

Ma guardiamo la scena dall’altra parte e sentiamo il commento dell’autore de “Le confessioni”, allora nemmeno trentenne, da provinciale non ancora abituato alle civetterie parigine. “Mi ha ricevuto nel suo boudoir. Aveva le braccia nude, i capelli sciolti, la vestaglia appena appoggiata sul suo corpo”. Al povero Rousseau cominciò a girare la testa, mentre lei era completamente a proprio agio.

Non osando parlarle, le scrive. Per due giorni la lettera restò tra le mani di lei. Il terzo giorno la restituì a Jean-Jacques con un tono freddo che lo placò, come confessa lui stesso.

Ma qual era il progetto letterario di Louise Dupin? Scrivere un’opera sulle donne e sull’uguaglianza tra i due sessi ricordando che nel Medioevo, le donne avevano un posto più importante di quello di cui godevano nel suo secolo.

A proposito di Louise Dupin, George Sand sostiene che tra i pensatori della sua epoca, è lei, Louise, che porta uno sguardo originale e innovativo soprattutto per quanto riguarda la difesa delle donne.

Per esempio lei propone che il legislatore debba autorizzare il porto d’armi anche alle donne, questo permetterebbe loro di sfuggire a molte violenze.

La filosofa si dichiara anche favorevole al divorzio e vivrà sufficientemente per vedere realizzata questa riforma attuata in Francia nel 1792, durante la Rivoluzione.

Louise Dupin muore nel 1799, a 93 anni, dopo aver attraversato l’intero “secolo dei lumi”.

Il suo motto era “Non dovete essere sottomesse a nessun padrone”.