Seconda conversazione di “RENOVELLA – novità antiquarie femministe”, rubrica curata da Maria Paola Fiorensoli (il Paese delle donne), Liviana Gazzetta (storica, socia SIS), e Gabriella Gianfelici (associazione Exosphere) che presenta La politica dello stupro di Diane E. H. Russel.

“RENOVELLA – novità antiquarie femministe” è la rubrica sul canale YouTube Associazione Il Paese delle Donne che rilegge alcuni “classici” (a firma di singole o di collettivi) e altra produzione dei movimenti delle donne ottocenteschi e novecenteschi.

QUI il primo numero dedicato a L’erba sotto l’asfalto (1976).

Ospite della nuova puntata, Eleonora Lollini (yStudium) esperta in comunicazione.

L’antropologa, sociologa, criminologa e attivista femminista Diane E. H. Russel (Città del Capo sud Africa 1938 – Oakland, California 2020), dedicò gran parte della vita all’analisi e alla denuncia delle violenze contro le donne, e coniò il termine “femminicidio”, forma ultima della violenza di genere, durante la campagna per l’insediamento di un Tribunale internazionale sui crimini contro le donne (1976), proposto in uno storico meeting a Bruxelles. Russel e Jill Radford applicarono poi “femminicidio” a ogni tipo di uccisione di una donna “per il fatto che sia una donna”, denunciandone la matrice culturale e sessista.

Nel 1974, Russel riportò ne La politica dello stupro, 80 testimonianze di terribili violenze, singole e di gruppo, su bambine e adulte, nella sfera pubblica e privata, raccolte in dieci anni di ricerca nell’Università inglese di Harvard. Nella narrazione tradizionale, la vittima è sempre colpevolizzata: “se l’è cercata”, “non accade alle donne per bene”, “alle donne piace sempre” e lo stereotipo dello stupratore è quello di uomo in qualche modo provocato, che esprime un impulso irrefrenabile, appartiene a classi inferiori, è ignorante, preferibilmente “non bianco”, malato o alcolista o drogato, proveniente da zone periferiche o depresse, straniero, clandestino.

Le risposte date alle tre domande di Russel – in che situazione si trovassero al momento dello stupro; i motivi per cui non si erano difese; chi fosse lo stupratore – dimostrarono che l’atto criminale, solitario o di gruppo, era sovente indirizzato a una donna precisa e avveniva trasversalmente, nella sfera pubblica e in quella privata, a opera di maschi di ogni età, ceto e provenienza, colore della pelle, stato di salute, grado di istruzione, tipo di lavoro e spesso derivava da odio, vendetta personale o trasversale, e c’erano legami affettivi o parentali, talvolta genitoriali e fraterni con la vittima. Da qui, l’uso del termine “politico” in quanto fenomeno intrinseco a una data società in cui il valore delle donne era estetico e riproduttivo, non rispettoso delle loro persone e desideri. Il rifiuto non era previsto.

Russel dedicò la seconda parte del libro all’autodifesa, descrivendo tecniche, elencando armi improprie utili a fermare l’aggressore; parlò dei Comitati di quartiere “anti stupro” e dei “Gruppi di azione antistupro” inglesi e dei primi Centri donna e Case rifugio; indicò la “sorellanza femminista” come ambito e strumento primario di comprensione, accoglienza e di necessario cambio culturale, anticipando i temi del dibattito successivo, compresa l’educazione data alle bambine cui bisognava insegnare a difendersi e a denunciare, non a sopportare e perdonare. Lo scandalo e le polemiche che accompagnarono un testo che analizzava sotto il punto di vista antropologico, sociologico e criminale, dilagarono in Italia quando Limentimena lo pubblicò in forma ristretta (7 esemplari testimonianze), con traduzione e Introduzione di Carmen Polaschi (1979), e forma grafica mista (fotografie, articoli, disegni, fumetti, scrittura in corsivo, titoli urlati, ecc.).

Un capitolo, commentato da Gabriella Gianfelici, s’intitola “La mistica della femminilità” con rimando all’opera basilare di Betty Friedam (1963), tradotta in italiano da Loretta Valtz Mannucci (1964), che analizza modelli e ruoli in un’epoca di rapidi cambiamenti culturali.

Eleonora Lollini si è sorpresa per un contenuto tanto anticipante temi purtroppo attuali; ne ha apprezzato la creativa grafica; ha sottolineato la crudezza del linguaggio; ha valutato non superati molti stereotipi che favoriscono la violenza di genere e le dinamiche di potere anche nell’Università e sul lavoro. Persiste la convinzione che sia la donna a doversi contenere nei desideri e nei comportamenti e che gli uomini siano irresistibili “cacciatori”. Persiste l’insegnamento alle bambine alla scarsa difesa fisica, a non riconoscere la gestualità e i linguaggi della violenza di genere che mira a sottomettere e distruggere la vittima, fino al femminicidio.

Info: LA POLITICA DELLO STUPRO, di D. E. H. Russel, LIMENTIMENA (1979), si trova in ARCHIVIA (Roma) e nelle biblioteche di Pisa e Reggio Emilia.