La mostra su Pier Paolo Pasolini, in occasione del centenario della sua nascita, che si svolge nella Galleria d’Arte Moderna di Roma, ti investe e ti travolge come un’onda.

Ci sono in visione ben 150 opere.

Di fronte all’autoritratto “Col fiore in bocca” ti smarrisci e non sai come ritrovarti. Chissà, forse era la stessa sensazione che provava Lui nel momento in cui si dipingeva. Si resta attoniti. C’è il poeta e c’è il regista, ma c’è soprattutto Lui, la sua persona, il suo io profondo che non ti respinge, anzi, ti viene incontro.

Il volto di Pasolini è una carta geografica offerta e negata allo spettatore che racchiude un io acceso da mille altri io. Non so se sarà più giusto fare un passo indietro piuttosto che in avanti certamente a lui più gradito. C’è un’emozione che trascina e nello stesso tempo travalica lo spettatore. Forse ciascuno di noi si porta dietro un senso oscuro di morte e di lutto e Lui, mostrandolo senza pudore, lo fa rimbalzare fino a te. Anche a te che non vuoi vederlo, che non vuoi saperlo. E così piangi per lui, o forse credi di piangere per lui ma in realtà stai piangendo per te: per ciò che è diviso in te e per ciò che è indiviso in te, per ciò che camuffi e per ciò che mostri…

Sì, c’è in questa mostra di Pasolini, qualcosa che ti coinvolge in maniera totalizzante. Non di un furto si tratta, oppure sì: solo in parte però, perché sei derubato da te stesso e nello stesso tempo sei restituito a te stesso. E’ come se si trovassi alle porte di un giardino segreto o di un misterioso chiostro. Non sai se entrarci o nasconderti. Entrarci ti sembra pericoloso. Nasconderti vigliacco.

Quando appaiono le immagini della madre e della Callas, ti fagocitano senza speranza e senza pietà. Nell’inconscio ecco che si presentano sinuosi serpenti che si aggrovigliano ai piedi delle vergini. Hanno lingue di fuoco e movenze feline… Ma non c’è solo l’oscurità del buio di certe notti che accarezza e ferisce. Ci sono anche lune compiacenti e lucertole furtive e boccioli ritrosi e rose consunte e spalancate.

Pasolini non sta scavando solo nel proprio io, sta scavando nel nostro io e lo fa impietosamente e crudelmente. E lo fa dolcemente come in tutti i giochi al massacro.

Quando esci dalla Galleria a mostra visitata quasi vorresti tornare indietro poi si allarga in te l’idea che lui ti vuole come sei, ammaliata e confusa in una città che al tramonto si fa dorata, e si stempera in un chiassoso rosa che tra poco sfumerà donandoci grigi polverosi e neri profondi. Lui resta lì a perforare il tuo cuore. E’ impietoso con te. Forse ti conosce. Tu non ti conosci abbastanza ma lui sì, probabilmente. E’ messianico nell’abisso o dell’abisso? E tu? Cioè io?


“Pasolini Pittore” è un progetto espositivo ideato per i cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini (1922-2022), curato da Silvana Cirillo, Claudio Crescentini e Federica Pirani per laGalleria d’Arte Moderna di Roma dove si potrà visitare fino al 16 aprile 2023. 
Sono oltre 150 le opere esposte tra dipinti e disegni  che ricostruiscono l’iter artistico dello scrittore e poeta e qui pittore:  nature morte, paesaggi, figure familiari e amicali fino alla serie dei ragazzi ritratti seduti, sdraiati o con fiori che documentano la sperimentazione artistica del giovane Pasolini. Una sezione è dedicata in particolare all’autoritratto.