In occasione della mostra che si svolge ai Musei Civici di Venezia dal titolo “Carla Accardi: Gli anni settanta. I lenzuoli” vorrei rendere omaggio all’artista e alla sua pittura.

Ho conosciuto Carla Accardi e tra noi c’è stata una piacevolissima amicizia.

Io ero molto giovane ma ero già interessata all’arte femminile e ho saputo che un gruppo di donne aveva fondato una Cooperativa che si chiamava Beato Angelico e si riuniva nella via omonima.

Abitando nel centro di Roma, andai, svelta svelta,  a curiosare ma non osai interrompere il loro lavoro. Restavo fuori dalla porta.

Una, due, tre volte… A un certo punto venne verso di me Eva Menzio e io le confidai il motivo per cui mi trovavo lì.

Nacque così un’amicizia sia con Eva che con Carla e con Nedda Guidi che mi porto nel cuore con dolcezza e riconoscenza.

Spesso Carla aveva piacere di pranzare o cenare insieme e così facevamo.

Il suo studio-casa pieno di colori e di luce, in Via del Babuino, era un incanto per gli occhi e per il cuore.

Il suo sorriso aggiungeva fascino al fascino.

Si parlava di tutto con Carla e io mi sentivo molto onorata e fortunata.

La ricordo con amore e mi manca molto, anzi moltissimo.

Bellissima e avvolgente è la Mostra. Sono esposti teli di varie dimensioni di cotone, d’uso domestico e i nomi raccontano tutto del suo sogno: Lenzuolorosarosa, Lenzuolobiancoverde, Lenzuolobiancogrigio…

I lenzuoli sono un oggetto quotidiano legato alla notte ma anche al mattino. Oggetto, dunque, dove il buio e la luce si intrecciano con voluttà e armonia.

Il pennello colorato di Carla Accardi spazia ed esplode, ancora una volta e per sempre, con libera magica travolgente visione.