Esistono da sempre le cosiddette ragazze per bene e a contrappunto esistono da sempre le cattive ragazze. Se le prime appaiono spesso sbiadite e opache, è perché le altre ce la mettono tutta per luccicare e stuzzicare. A volte il luccichio delle seconde è talmente forte che gli occhi e il cuore si mettono in moto e finisce che o le detesti o le ami alla follia. Personalmente io le amo alla follia e sono contenta che Cristina De Stefano, giornalista e scrittrice, abbia loro dedicato un libro dal titolo “Scandalose”, sottotitolo “Vita di donne libere” edito da Bur-Rizzoli.

Ed ecco che sfilano sotto i nostri occhi attoniti donne fuori dal comune: spudorate e contraddittorie, fragili e insieme forti, in ogni caso indimenticabili artiste. Donne “fantastiche” nel vero senso della parola!

Nina Simone era una musicista d’eccellenza. Risuonano profetiche le sue parole: “Io sono nera in un Paese dove puoi essere ucciso solo per questo motivo”. La realtà di questi giorni le conferma tragicamente. E il pensiero va all’uccisione di George Floyd a Minneapolis.

Joto Koopman, modella di Vogue, diventa partigiana e combatte con la Resistenza. In seguito scopre l’arte, lancia Bacon ed altri artisti che diventano famosissimi.

Nicki De Sain Phalle sparava sulle sue opere, quadri e sculture, subito dopo averle realizzate. Con questo gesto scardinava ogni luogo comune e, in un solo atto, ne eliminava la sacralità, “consacrandola”.

Mina Loy, pittrice e poetessa, brevetta una bambola che piange lacrime vere.

Lydia Cabrera, cubana, decide di sbarcare in Europa e, per farlo, si punta una pistola alla tempia cosicché il padre è costretto ad acconsentire alla sua partenza. Ma è al suo Paese che Lydia dedica il suo saggio più noto: “Cuentos negros”.

Clarice Linspector, inquieta, insonne, magnetica, bellissima è la prima autrice femminista del Brasile.

E ancora Claude Cahum. Il suo nome d’arte, un po’ maschile e un po’ femminile, la dice tutta: “Neutro – afferma Lei – è il genere che mi conviene di più”. Fotografa impertinente, gioca a travestirsi. Scrive poesie e racconti. Parte da questo presupposto: “Non esitare. Non ravvederti. Cadi. Non importa dove, quando, come ti afferri. Prenditi in parola”.

Anche Tallulah Bankhead, elegantissima e sfrenata, si attiene fortemente ad un proprio comandamento: ”La promiscuità implica che l’attrazione non è necessaria”.

Una delle più grandi poetesse tedesche, Else Lasker-Schuler è cosciente di essere considerata una degenerata, ma più che “terrestre” si sentiva “celeste” e così inneggiava al cielo e ai suoi abitanti: gli angeli. “Le stelle sono la nostra cornice” proclamava con fervore.

Pearl S. Buck: “In Cina è ammirata ma non letta; in America è letta ma non ammirata” scriveva il New York Times per raccontare il paradosso di questa scrittrice, americana di nascita e cinese di adozione che, nel 1938, ottiene il Premio Nobel per la letteratura. Sulla sua tomba esige sia scritto il suo nome cinese.

Nahui Oline, poetessa e pittrice, era la donna più bella e più scandalosa di Città del Messico. In Francia frequenta Picasso, Matisse e Cocteau. I suoi occhi verdi fanno pensare ad un oceano infuriato e in quelle acque tempestose molti decidono di tuffarsi tra cui Diego Rivera e Gerardo Murillo. Ma Nahui passò la vita soprattutto a lottare per il suffragio femminile e per i diritti delle donne indigene.

Grace Metalious, casalinga del New Hampshire, dà alle stampe il suo “peccaminoso” “Peyton Place” che vende più copie di “Via col vento”.

Dell’esercito delle “scandalose” fa parte anche Louise Bourgeois, divinità dell’arte contemporanea. Scolpisce un grande fallo e lo chiama “Fillette”. Ride quando l’assediano i giornalisti e spiega: “Considero gli attributi maschili molto delicati. Noi donne dobbiamo proteggerli”.

C’è poi la scrittrice Albertine Sarrazin: assolutamente incorreggibile già da adolescente, passa diversi anni in carcere. Evade e viene ripresa. Una notte si butta dal muro del cortile della prigione e si rompe un osso del piede, l’astragalo, che trionferà come titolo del suo libro più famoso.

Tove Jansson è la creatrice dei Mumin, fantastiche creature, metà ippopotami e metà troll, che popolano le foreste della Finlandia. Giovanissima si innamora di una donna ma devono nascondersi perché, a quell’epoca nel loro Paese, l’omosessualità era reato. Quando diventa, intorno ai 40 anni, un’autrice di successo, incontra un’altra donna con cui passerà il resto della sua vita. E’ per lei che Tove scrive quello che viene definito il suo capolavoro, “Magia d’inverno” pubblicato nel 1957.

Affolla la schiera delle scandalose Jean Rhys: il suo paradiso erano i Caraibi dove era nata nel 1890 ma lo ha perduto subito. La sua vita, infatti, è stata una serie ininterrotta di disastri non è dunque un caso se nei suoi libri parla di tristezza, solitudine e amori feriti. E’ l’autrice del celebre “Il grande mare dei Sargassi”.

E… ancora ancora ancora sono tante le cittadine del mondo che il mondo hanno fatto proprio!

Sì, non c’è rimedio! Inoltre bisogna arrendersi alla realtà: le donne di questo libro non solo sono tutte sconvolgentemente ribelli sono anche tutte sconvolgentemente belle.

Scopritele e assaporatene l’anticonformismo, così che una parte di questa marea di libertà malandrina che si alza ed avanza, diventi anche un po’ la nostra.

Cristina De Stefano “Scandalose. Vita di donne libere”, Bur-Rizzoli.