Intervista sul canale YouTube dell’associazione Il Paese delle Donne a CHIARA VOLPATO (presidente del COORDINAMENTO nazionale delle Donne-ACLI) e FEDERICA VOLPE (ricercatrice e coordinatrice delle attività di ricerca c/o Ufficio Studi – ACLI naz.) che presentano l’inserto del Corriere della Sera (4 aprile 2023) sulla disparità retributiva di genere, LAVORARE DIS/PARI.

Coordinato da Federica Volpe, presenti Marta Simoni e Simonetta De Fazi, il gruppo di ricerca istituito dal Coordinamento Donne si è avvalso di un questionario on line e del materiale raccolto dai CAF e PATRONATI delle ACLI. La discriminazione salariale permane “…non tanto nel pubblico impiego quanto nel restante mercato del lavoro, dipendente e autonomo, nelle professioni (es. avvocatura), nei mestieri” sottolinea C. Volpato, auspicando un cambio culturale in una situazione che “…al di là di questioni di giustizia sociale e democrazia, quindi non proprio dettagli, riguarda la tenuta sociale del Paese; riguarda aspetti fondamentali della qualità e sostenibilità delle nostre famiglie e comunità”.

La situazione lavorativa delle donne e la disparità retributiva s’aggravano di tradizionali concause: es. la segregazione occupazionale delle donne che, tranne eccezioni, le relega in settori a bassa tutela e basso reddito con riflessi sulle carriere, sul reddito, sulle pensioni, sulla salute, sulla loro autonomia e libertà; la sussidiarietà e secondarietà del salario femminile nel bilancio familiare che, unita al non riconoscimento della dignità del lavoro di cura, alimentano forme antiche e nuove di povertà rilevata specie tra le donne sole o con figli/e minori o con disabilità; la discontinuità lavorativa; il lavoro al nero; la maggiore longevità delle donne a fronte di peggiori condizioni di salute, ecc. Tutti elementi che generano e incrementano una preoccupante e sempre più vasta povertà femminile. Il World Economic Forum ha calcolato, nel 2022, un guadagno per le donne del 37% inferiore a quello degli uomini, a parità di lavoro, e ha segnalato che solo 5 Stati su 146 presentano un elevato, ma non perfetto, livello di parità salariale di genere.

La ricerca si è avvalsa del contributo analitico dell’Iref-ACLI e i suoi esiti pongono molti interrogativi, non ultimi sui criteri di misurazione del gap salariale che per Eurostat si attesta attorno al 5%, di 25 punti inferiore a quella delle ACLI ! In Prefazione, Emiliano Manfredonia (Presidente nazionale ACLI) afferma che in questo momento storico “…in cui sembra ridursi anche la partecipazione ai processi democratici, lottare per un lavoro buono significa costruire una comunità con legami sani, che persegue un obiettivo comune e che sente la responsabilità delle tenuta di ogni singola persona come dell’intera società.” A sua volta, il Vice presidente e responsabile Area Lavoro, Stefano Tassinari, avanza tre proposte: abolizione dei “contratti pirata, fissando il salario minimo per ogni categoria con riferimento vincolante ai soli contratti collettivi maggiormente rappresentativi”; elaborazione di un indicatore Istat dell’esistenza libera e dignitosa come da Costituzione italiana; proposizione di forme di “Guadagno Massimo Consentito” per accorciare la forbice “..di 10.000 volte superiore tra la buona uscita di un manager e quella di un lavoratore”. In chiusura, il MANIFESTO ACLI: Il Paese della dignità. L’Italia che vogliamo essere (pp. 62-63).

Info: ACLI – Area Lavoro – Coordinamento Donne, LAVORARE DIS/PARI un’indagine sulla disparità salariale di genere; pref. del Presidente nazionale ACLI Emiliano Manfredonia (inserto del Corriere della Sera, 4 aprile 2023).

https://www.acli.it/wp-content/uploads/2022/10/RICERCA-ACLI-LAVORARE-DISPARI.pdf