L’evento Donne in Azione ha visto la partecipazione della FILDIS, il giorno 8 marzo 2024, con la Presidente Nazionale Mariella Ubbrìaco, a sottolineare l’importanza delle associazioni femminili nel lungo percorso della parità.

Tra il XIX e il XX secolo l’associazionismo femminile assume una maggiore struttura, ma urgeva il cambiamento della condizione della donna all’interno della famiglia, i diritti civili che attendevano di essere riconosciuti, come quello all’istruzione e alle libere professioni e, il diritto politico per eccellenza il “suffragio femminile”.

La prima categoria di donne a organizzarsi fu quella delle maestreesponenti dell’emergente ceto medio, dotate di buona cultura e di una relativa autonomia di movimento, queste donne ambivano alla parità salariale e a un maggiore riconoscimento sociale. Molte di loro furono tra le fondatrici di associazioni quali

  • l’Unione femminile nata a Milano nel 1899 e poi diffusa in altre città italiane,
  • l’Associazione magistrale femminile di Milano
  • la Federazione romana delle opere di attività femminile, istituita nel 1900.

Anche impiegate, contabili, telegrafiste e telefoniste chiedevano tutela degli interessi femminili. 
Nel 1903 si costituiva ufficialmente a Roma il Consiglio Nazionale delle Donne Italiane (CNDI), composto da tre federazioni: romana, lombarda e piemontese. La sua nascita era collegata agli sforzi del Consiglio Internazionale delle donne (ICW) di estendersi anche in Europa. L’International Council Women (ICW), formato dalle rappresentanti dei singoli Comitati Nazionali, aveva organizzato nel 1888 un’assemblea costituente a Washington durante il Congresso Femminile Internazionale convocato per celebrare l’incontro di quattro signore, Lucretia Mott, Elizabeth Cady Stanton, Martha Wright e Mary Ann McClintock, che avevano elaborato i punti della Dichiarazione dei sentimenti, il testo canonico della lotta delle donne per il diritto di cittadinanza e i per diritti civili, un documento che è destinato a diventare uno dei pilastri del femminismo americano, anticipando il dibattito, iniziato da oltre un secolo, di richiesta per le donne di eguali diritti di cittadinanza e di valorizzazione della differenza femminile. La Dichiarazioneè il primo documento di carattere pubblico approvato in una convenzione sulle donne e considerato l’atto fondamentale del movimento di rivendicazione dei diritti delle donne in condizioni di uguaglianza.

In questo panorama di impegno sociale muove i primi passi la FILDIS Federazione Italiana Laureate e Diplomate Istituti Superiori fondata alla fine del 1920, che aderisce da subito all’IFUW Federazione Internazionale delle Donne Universitarie.

La prima sezione nasce a Milano nel 1920 ad opera di donne laureate per la maggior parte in materie scientifiche: Biologia, Chimica, Medicina, Ingegneria.

Nel 1922 nasce la sezione di Roma sotto la Presidenza della filosofa Isabella Grassi che credeva fermamente che l’impegno personale, anche di respiro internazionale all’interno delle associazioni, elevava le donne culturalmente, socialmente e spiritualmente.

La FILDIS si è autosospesa dal 1935 al 1944 a causa di dissidi con il governo fascista, per riprendere il suo  cammino nel 1945 sotto la guida della Prof.ssa Libera Trevisani Levi Civita partecipando attivamente per garantire anche alle donne il diritto di voto.

L’associazionismo femminile, si rivela, quindi, nella sua forma più alta, strumento indispensabile per potenziare le risorse individuali, superare le differenze, favorire lo spirito di gruppo e di appartenenza, responsabilizzare all’impegno, sostenere positivamente i cambiamenti: culturali, sociali, economici, ambientali, che caratterizzano il processo evolutivo della società attuale.

Le associazioni femminili, in particolare, si dovrebbero distinguere non solo per la composizione di genere, ma per il modus operandi: mettendo in luce e facendo sempre più risaltare le migliori peculiarità della sensibilità femminile. Solo attraverso un dialogo costruttivo in cui ognuna si senta partecipe e protagonista avvenga la piena valorizzazione delle risorse umane, per una maggiore incisività della sua azione, a tutti i livelli: nazionale, europeo e internazionale.