Grazie a Titta Vadalà per il suo racconto che “non è un resoconto di viaggio quanto una riflessione su quanto possiamo imparare noi e chi vivrà dopo di noi dall’Amazzonia e dalle culture indigene che la popolano”.


IN VIAGGIO CON LA NONNA: Lezioni dall’Amazzonia di Titta Vadalà – gennaio 2024

Questo non è un resoconto di viaggio quanto una riflessione su quanto possiamo imparare noi e chi vivrà dopo di noi dall’Amazzonia e dalle culture indigene che la popolano. A partire dalla relazione specialissima che noi donne abbiamo con l’ambiente e la natura e che ci impone un obbligo a trasmettere alle nuove generazioni l’urgenza della cura del pianeta. Lo sguardo di una nuova generazione è una cartina di tornasole di quello che il futuro può presentarci, di quello che gli umani hanno realizzato e delle tragedie che viviamo così come la differenza nello sguardo ci aiuta a capire dove andare. Proverò a farlo su alcune tematiche dove la differenza tra il mio sguardo e quello di mio nipote merita riflessione.

Sono partita con mio nipote 19enne appena diplomato per il suo viaggio premio (da me…) e con l’aiuto di un mio ormai vecchio sodale Dario e la sua fantastica consorte raggiungiamo una comunità indigena lungo il rio Amacayacu affluente del rio delle Amazzoni all’estremo confine colombiano laddove passi dal Perù al Brasile senza accorgertene.

Il primo tema – Confini: a Leticia (Stato di Amazonas-Colombia), mio nipote guarda con allegria il passaggio tra i confini degli Stati che mai come in quei luoghi sono la rappresentazione di un potere lontano invisibile ma non per questo meno violento per me che penso alla storia ma che per lui non hanno il senso di una razionalità, anzi proprio sono senza senso. I tuk tuk che ci scarrozzano passano da una parte all’altra senza alcun controllo e se non fosse per striminzite bandierine non sapremmo che abbiamo cambiato nazione. Difficile spiegare che la storia agisce in quel contesto, dovrei partire da Von Humboldt e dai movimenti di S. Bolivar ma noi europei ne sappiamo davvero qualcosa di consistente oltre alle vulgate? Il non senso dei confini diventa per lui una solida realtà quando nella parte peruviana incontra un ragazzo con la maglietta della sua squadra del cuore la Roma. Ecco nel mondo globale succede anche questo e ci viene da sorridere …ma a me resta il senso della violenza che il Confine ha introdotto nella storia umana mentre a lui la simpatia dell’inconsapevole indigeno con la maglietta della Roma forse gli impedirà in futuro di pensare all’inevitabilità della violenza tra gli Stati.

Il secondo tema – Indigeni: la comunità che ci ospita è un villaggio degli indigeni Tikuna etnia diffusa nell’area abituati alla relazione con occidentali e ben organizzati per accoglierci nelle loro case di legno e palma intrecciata. Mi sforzo sempre anche in questa occasione di capire le migliori vie di comunicazione visto che non parlo spagnolo e di accettare con entusiasmo e affetto quello che ci viene offerto insomma mi complico mentalmente da sola le cose. Loro usano per spostarsi lungo il fiume barchette tipo lance con motori ahimè rumorosissimi ma appena mandiamo segni di stupore alla vista dei delfini rosa che ci nuotano intorno spengono il motore per farci godere meglio lo spettacolo.

Un selfie di mio nipote

Eusebio e Loyda sono la coppia che ci accoglie nella loro casa mentre il figlio guida la barca e si occupa del trasporto mentre sono impegnata a non far pesare la mia ormai non molta agilità nel salire e scendere da queste barchette mio nipote scambia numero di cellulare con il giovane e ovviamente si fa dire come funziona la connessione da quelle parti. Eusebio con molto orgoglio ci dice che ormai sono connessi. La cosa è un po’ più problematica… ma ci stanno lavorando. Scoprirò dopo pochi giorni che Loyda ha la sua brava mail e che è presidente dell’ Associazione delle Donne Tikuna con tanto di statuto paro paro a quello che potremmo trovare nelle associazioni del nostro paese e per di più mi dice che le farebbe piacere avere una Casa delle Donne nel suo villaggio. Io mi stropiccio gli occhi. Mio nipote non esita a giocare con i bambini straordinari della famiglia e cercando di avere la connessione mostra di sentirsi a suo agio in una normalità quotidiana di accettazione senza remore delle diversità che si trova di fronte anzi divertito. Una rimarchevole lezione su cosa è la modernità o se vogliamo la globalità nella sua quotidianità, nel suo farsi.

Il terzo tema – Cibo: per quanto le preoccupazioni di ordine igienico-sanitario prevalgano quando si viaggia in territori come l’Amazzonia l’incanto della biodiversità della frutta e dei diversi alimenti non fatica ad affascinare mio nipote che comprende come il “all you can eat” delle formule fast food in uso tra i nostri giovani rappresenti spesso la scarsa qualità della nostra alimentazione. In breve lo trovo a preparare il succo di Acai bacca selvatica che cresce spontanea lì e considerata un superfood così come imperterriti lui ed io ci ordiniamo gli spiedini di Mojojoi ovvero larve di insetti che a Leticia si trovano nei ristorantini e che per tradizione le donne indigene raccolgono dai tronchi marcescenti della foresta. Buoni. A lui quindi appare chiara la distinzione tra etnico e biodiverso, tra cibo “globalizzato” e cibo naturale. Certamente io rimango interdetta alla visione di uno strano uccello ucciso e portato al fuoco per essere mangiato, con il becco rosso e con gli indigeni che non nascondono un certo imbarazzo, non sanno mentire e sospetto che la specie sia non cacciabile. Tutte le mie convinzioni vengono messe a dura prova perché non ho la forza né la legittimità forse di protestare con Loyda per quella uccisione. Praticano una caccia per scopi alimentari all’interno dei confini del loro territorio, difficile imporre una questione che è etica solo per noi e a mio nipote rinuncio a spiegarglielo perché a lui la cosa appare come ovvia.

Il quarto tema – Foresta: non esiste solo un modo di comprendere la foresta e la forza della natura che in Amazzonia sovrasta ogni sentire quindi per mio nipote è lo sguardo estatico che si legge sulla sua faccia di fronte alla forza degli alberi che non lasciano tregua e che gli lasciano intravvedere uccelli, farfalle  e tutto quanto quello che alla foresta si deve. Mi rendo conto che lo sguardo senza parametri, senza spiegazioni e senza nomenclature non è un mezzo secondario di conoscenza e si comprende dalla scelta di fissare le immagini che lui compie, gli serviranno poi non solo per la memoria del viaggio ma per acquisire la conoscenza in pieno. Insomma guarda in silenzio e fissa le immagini in un sentimento. La meraviglia di nuotare con la nonna nell’acqua rosso-mattone di un ramo del Rio delle Amazzoni sarà l’immagine che rimarrà nella mente sua e mia.

Il quinto tema – Animali: occorre essere ben preparati per aprire mente e corpo al diverso rapporto con le altre specie e mettere in conto che spesso tutto quello che abbiamo imparato è da dimenticare. I delfini a volte grigio-rosa a volte del tutto rosa che saltano all’improvviso intorno al barchino mettono a dura prova la capacità di mio nipote di acchiapparne l’immagine via foto\video ma con i bradipi che vivono sugli alberi nell’altra sponda del fiume (sarebbe il Perù) lui tenta un approccio ravvicinato che sicuramente il guardia parco controlla con una certa ammirazione. La nuotata che facciamo al lago Tarapoto avrebbe richiesto forse una più attenta valutazione di quali specie sono presenti in quelle acque sia per la sicurezza loro (zona Ramsar che gode della più alta protezione della biodiversità) che nostra, ma la bellezza non ci lascia scampo e ci buttiamo ripagati da saltellanti delfini. A me rimane impresso il racconto, che Eusebio fa mentre ci guida, di farfalle che nascono quando muore un insetto, di fiori che prima erano uccelli etc. etc., di passaggi tra specie quindi e che sicuramente mettono a durissima prova i parametri che nella mia mente sono consolidati. Occorre in questo caso ascoltare senza giudicare e non so se la cosa a mio nipote risulta come l’ascolto di una favola o se invece gli corra il dubbio di assistere ad una visione altra del mondo e penso che questa riflessione la consoliderà nel tempo.