“Quella sera Hazel avrebbe dormito per la prima volta con me (…) Forse mia figlia si sarebbe sentita intimorita e io inadeguata ma (…) col tempo avremmo imparato a conoscerci ed io avrei saputo darle – come ogni madre alla figlia – un amore imperfetto e senza radici.”

Questo il sentimento che Victoria, figlia non amata, sente di poter provare per la piccola (figlia) Hazel.

E’ l’ultima frase del libro di Vanessa Diffenbaugh, un testo che ha riscosso indubbio successo già dall’aprile 2010, mese in cui è stato presentato alla Fiera del Libro a Londra. L’autrice spiega perché abbia avuto animo di trattare una tema oltremodo delicato, il dialogo interiore di una figlia con il proprio ed altrui materno.

“Mi piaceva la complessità di una ragazza” che comunica con una lingua pressoché dimenticata, quella dei fiori.

Figlia insoddisfatta Victoria. Irrequieta, ritrosa nei contatti, schiva e distanziante, parla attraverso i fiori, conquista un suo lessico, salvifico.

Sarà quello un linguaggio simbolico in grado di sostituire il reale. Sobrio ed essenziale potrà scandire stati d’animo, ricordi, pensieri, risultanze di interiori drammi.

Il romanzo è costruito con grazia e tatto, misurata la prosa, pur in continua tensione per cesellare una   tristezza dura, antica.

Nei personaggi fisionomie impetuose, diffidenti, imprevedibili: lasciano nel lettore una sorta di ustione, sanno farsi traccia e controcanto di una sofferenza disadorna. Parole che sembrano volersi liberare dal luogo della pena dove l’autrice ha inteso porle.

Esempio ne è l’intercalare, frequente, del passato, tempo usato come spazio del “già” rispetto al presente, un tempo “altro”, conquistato da una giovanissima ragazza costretta a bastarsi dalla logica imposta dal suo stesso viversi frammentata.

Victoria è persona creata dal dolore, testimone di solitudine e del bisogno di trovare equilibri fragili dentro un’asettica logica esistenziale, fatta di gesti e comportamenti, complici a loro volta nel vantare una vita possibile.

Riferimenti bibliografici

Vanessa Diffenbaugh, Il linguaggio segreto dei fiori, Garzanti edizioni, Milano, 2011 (titolo originale The language of flowers nella traduzione di Alba Mantovani)