La prima cosa che si ha la tentazione di fare, una volta letto tutto d’un fiato La versione di Eva di Iaia Caputo (Mondadori, 2022, 240 pagine), è cercare in rete il video del ‘Cabildo Abierto del Justicialismo’, l’evento che il 22 agosto del 1951 portò in piazza, a Buenos Aires, una folla oceanica di argentini per celebrare la seconda candidatura alla presidenza del generale Juan Domingo Peròn, ma soprattutto per ascoltare l’intervento di sua moglie, Marìa Eva Duarte.

Della storia del giustizialismo peronista e dei suoi esiti sappiamo tutto, come sappiamo tutto della parabola di Eva, attrice radiofonica argentina divenuta compagna e ispiratrice del generale Perón. Sappiamo della sua popolarità tra i descamisados, gli ultimi, i più umili, ai quali ha dedicato l’intera vita e verso i quali nutre, ricambiata, un amore profondo. Sappiamo della sua malattia che la condusse alla morte a soli trentatré anni, nel 1952, così come delle battaglie che fece per l’adozione di misure di sostegno alle classi più povere, e della riforma della legge elettorale che portò le donne al voto per la prima volta proprio nel ’51.

Eppure, qualcosa sfugge alle narrazioni ufficiali. Degli storici bravi si dice che sanno far parlare le fonti, che succede invece se da quelle fonti si parte, come uno spunto, per raccontare un’altra storia,  non ufficiale, immaginata ma altrettanto importante, per avere un’altra versione, un altro punto di vista su un personaggio così discusso?

Torniamo al video del Cabildo Abierto. È irrefrenabile la voglia di vederlo dopo aver letto il libro perché si vuole vedere il volto di Eva, la sua carnagione trasparente, si vuole capire se la sua voce è veramente così roca come quella descritta, si vogliono cogliere, in quello che viene riportato oggi come ‘El día del Renunciamiento’, la sofferenza della protagonista e le espressioni del suo volto nel momento in cui, benché acclamata dalla folla, realizza che non sarà mai candidata dal suo uomo alla vicepresidenza della repubblica argentina. A quel momento avrebbe poi fatto seguito, qualche giorno dopo, un annuncio ufficiale nel quale Evita comunicava al suo popolo la decisione di farsi da parte: «può dilettarsi con la gloria, non avrà mai il governo», diranno di lei.

Iaia Caputo ha la straordinaria capacità di costruire il romanzo intorno a quel preciso momento, raccontando le aspettative, l’amarezza e la delusione di chi ha investito tutto nel proprio riscatto, nella dedizione verso un ideale, e verso l’uomo che lo incarnava. Ripercorre la parabola di una donna la cui presenza lasciava intendere che «lo spazio che occupava non era solo lo spazio politico, che pure si era conquistata, non era più misurabile con il metro dell’amore che aveva dato e ricevuto dai suoi descamisados. Si trattava di uno spazio mistico, uno spazio magico e sconfinato che escludeva tutti gli altri.»

Questo spazio e questa presenza emergono in un susseguirsi di capitoli brevi, che raccontano altrettante versioni di quella giornata da parte di chi conosceva e amava Evita: i suoi sostenitori politici, i suoi ex colleghi attori, il suo parrucchiere, il suo segretario personale, il suo sarto, ognuno con un aneddoto che contribuisce a capire come si sia creata, nel tempo, l’icona immortale di Eva, come il suo corpo sia stato venerato come quello di una regina, o di una martire. La parte finale del libro racconta proprio il potere di quel corpo, anche dopo la morte, raccontato ancora una volta da uno dei tanti testimoni della sua storia.

Costruito come un documentario in cui ognuno racconta quel che sa del protagonista, cresce poco a poco l’attesa, l’aspettativa per quello che dirà lei, Eva. La sua versione si fa strada tra le pagine e ‘appare’ solo oltre la metà del libro: ed è una versione appassionata, che restituisce nuova luce alle parole citate nei documenti ufficiali e nella sua autobiografia.  «Compagni, compagni… Io non rinuncio al mio posto nella lotta, sto solo rinunciando agli onori. Credete che se il posto di vicepresidente fosse utile alla nostra causa, se io fossi una soluzione, non avrei risposto sì?». Così Eva giustificava la sua rinuncia a coloro che credevano in lei, Caputo riesce a farci vivere tutto quello che potrebbe essere accaduto prima e dopo queste tante parole scritte o pronunciate, muovendosi con abilità  tra storiografia e leggenda, restituendoci finalmente l’«identità picassiana», «l’enigma» e le «mille donne che è stata» Eva María o María Eva, Eva Duarte, Eva Perón, Eva, Evita.

Iaia Caputo, La versione di Eva, Mondadori, 2022