La visione, nell’ottobre di quest’anno, del film “La scuola cattolica”, che narra con crudo realismo uno dei fatti di cronaca più inquietanti dell’Italia degli anni ‘70, il massacro del Circeo, dove due ragazze vennero stuprate e seviziate da un branco di giovani della Roma “bene”, mi ha portato a rivedere (in rete) l’importante film del 1979 Processo per stupro, documento di formidabile pregnanza storico-sociale realizzato da sei giovani registe. Per la prima volta le telecamere riprendevano dal vivo un dibattimento giudiziario: a Latina l’avvocata Tina Lagostena Bassi difendeva una giovane donna vittima di violenza sessuale, denunciando con coraggio non solo l’abominevole perversione dei suoi seviziatori, ma anche la sistematica demolizione della vittima da parte dei loro legali, tutti propensi a considerare la donna stuprata poco più di un oggetto danneggiato, per altro per sua colpa, e non una persona colpita nella propria vita e incolumità. Un passaggio fondamentale della sua arringa recita così: «Noi donne siamo presenti a questo processo: prima di tutto Fiorella, poi le compagne presenti in aula ed io che sono qui prima di tutto come donna e poi come avvocato. Cosa significa la nostra presenza? Noi chiediamo giustizia, non una condanna esemplare, non ci interessa la condanna, noi vogliamo che in quest’aula ci sia resa giustizia. Ed è una cosa diversa. Che cosa intendiamo quando chiediamo giustizia come donne? Che anche nelle aule dei tribunali e attraverso ciò che avviene nelle aule dei tribunali si modifichi quella che è la concezione socioculturale del nostro paese, che si cominci a dare atto che la donna non è un oggetto […]».

Erano parole forti, lucide, drammaticamente vere, ancor di più perché registrate in presa diretta. E bisognava avere molto coraggio e fermezza per pronunciarle. Ho deciso così di continuare sul cammino del ricordo della figura dell’avvocata Lagostena Bassi e mi sono imbattuta prima in un bel documentario a cura di Paolo Mieli sulla vita e l’opera di questa italiana straordinaria (disponibile su Raiplay), poi in un libro che non è stato facile trovare perché fuori commercio, Una vita speciale, scritto dalla stessa con l’attrice e giornalista Germana Monteverdi, e pubblicato nel 2008. È un libro che attraversa il ‘900 italiano con apparente facilità, e narra brevemente vicende che chi ha una certa età ricorda bene, o meno bene, ma che per chi è più giovane non sono che echi lontani. La storia partigiana della madre, le battaglie per il divorzio, l’aborto, il diritto di famiglia, i fatti di Comiso, dove alcune basi mobili di missili a testata nucleare furono installate e poi disinstallate, grazie all’intervento di una ventina di donne poi difese dall’autrice, il processo 7 aprile, uno dei primi processi contro il terrorismo. Il libro ci offre, oltre a una divertita narrazione di una “vita speciale”, uno spaccato civile del nostro paese che troppo spesso viene occultato o rimosso.

Molte di queste vicende vanno invece ricordate, ma soprattutto vanno ricordate quelle donne come Tina Lagostena Bassi che, pur non facendo parte delle correnti politiche principali del femminismo italiano, ha contribuito con la sua intelligenza, le sue capacità e la sua dedizione a difendere e portare avanti i diritti delle donne. È narrato nel libro il periplo della sua vicenda politica, che la vedrà candidata con il Partito socialista prima, con il Polo per le libertà poi nel 1994. Il suo impegno e la sua determinazione sono stati chiaramente improntati alla pratica femminista, portandola nell’azione politica a collaborare alla stesura e all’approvazione della legge contro la violenza sessuale nel 1996. «Io ho sempre pensato che per la difesa dei diritti umani non dovrebbero esistere barriere di partito. I diritti umani sono uguali per tutti e la loro difesa non può essere influenzata dalla diversa ideologia delle varie formazioni politiche.» Così, nel capitolo intitolato “La legge contro la violenza sessuale” Tina Lagostena Bassi ci testimonia come la volontà di raggiungere obiettivi superiori e condivisi permetta di superare tutte le controversie e le convenienze del momento. Oggi più che mai, in un momento in cui la pandemia sta mettendo a dura prova le nostre vite, le esperienze e la voce di questa grande donna come un faro possono indicarci la strada per il superamento di tutte le divergenze in vista del raggiungimento di un unico obiettivo: uscire fuori dallo stato di emergenza.

Tina Lagostena Bassi e Germana Monteverdi, Una vita speciale, Piemme, 2008