Sul canale YouTube dell’associazione conversazione con Tommasina Soraci (QUI una precedente intervista), collaboratrice storica delle edizioni ERA NUOVA di Perugia, che presenta la subcollana “Storia al femminile di “Storie e microstorie” di cui è traduttrice e curatrice.

La collana, iniziata nel 2018 per volontà dell’editore Paolo Lombardi, con il saggio di J. Stuart Mill La soggezione delle donne cui dette un grande contributo tematico la moglie, la filosofa inglese, esponente del primo femminismo liberale Harriet Taylor Mill (1807-1858), conta altri scritti e personagge del passato curate da Soraci: la cortigiana Imperia, Christine De Pizan, Margherita Porete, Trotula de’ Ruggero, Arcangela Tarabotti, Eleonora della Genga.

L’ultimo edito, Scrivere per non morire. Due donne del Sud: Letterìa Montoro (1825-1893) e Mariannina Coffa (1841-1878), s’incentra su due figure prescelte non nel solito modo, occasionale, per la fascinazione di un “incontro durante il lavoro editoriale o la lettura privata” (Prologo), ma in omaggio alla sua terra, per Perugia, lasciata negli anni ’70 e, significativamente, a due città cui è legata per nascita e affetti: Messina e Noto.

Letterìa Montoro e Mariannina Coffa sono nomi noti nel panorama letterario e poetico del periodo risorgimentale non solo siciliano, per la stima e le relazioni che mantennero, la prima esplicitamente, la seconda superando enormi ostacoli, con gli ambienti colti isolani e continentali.

Entrambe nate in famiglie d’orientamento liberale (per Coffa subito tradito nel costringerla al matrimonio indesiderato con Giorgio Morana, avvocato e sindaco di Ragusa), Letterìa fu facilitata, assecondata, elogiata per lo spirito cattolico ma liberale, la produzione intellettuale, gli ideali risorgimentali, la sensibilità e l’adesione al romanticismo che ebbe in Leopardi l’espressione più alta, mentre Mariannina, già enfant prodige per Salotti e Accademie, diventata ostaggio di ambienti retrivi, di un suocero-padrone che ne svalorizzava la cultura e ne impediva l’espressione, scrisse e compose di nascosto, in carteggio segreto con uomini di cultura e quando trovò la forza di fuggire e tornare dai genitori fu rinnegata per il presunto “disonore”.  

Entrambe giovani donne belle e desiderate, Letterìa rifiutò il matrimonio dedicandosi al fratello prete, pose la dimensione domestica e religiosa a fondamento di scelte che suscitarono allargati consensi, morì nel compianto generale, sepolta nel famedio messinese (distrutto dal terremoto del 1908, rimanendone l’epigrafe laudativa); Mariannina, costretta a una coniugalità detestata, sofferta la morte di figli piccoli, separata dopo la fuga dall’unico rimastole, fu consegnata alla solitudine, alla povertà e alla malattia, trovando solo in ultimo una sponda nel medico Lucio Bonifanti che l’aveva avviata al mesmerismo o teoria del “magnetismo animale”, forza vitale per contrastare il soffrire del corpo e della mente; in una “estasi magnetica” scrisse Psiche. I genitori si rifiutarono persino di pagarne le spese funebri, sostenute dal Comune di Noto.

Letterìa Montoro scrisse “…con non poco coraggio in piena età manzoniana, per una donna e titolandolo con un nome femminile, il romanzo Maria Landini, in cui la protagonista, rifiutando dopo mille pressioni un matrimonio imposto, fugge di casa (1855) “…non più luogo protetto, ma centro di sopraffazione e violenza subdola.” Il suo vagabondare diventa “…metafora della presa di coscienza dell’ingiustizia, della violenza e della sopraffazione delle classi dominanti, che non risparmia nessuno”, men che meno le donne. Scritto nel 1850, descrive la società siciliana, feudale, preunitaria, rievocata da Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo. Il romanzo di Letterìa è un j’accuse raccolto con circolarità trans epocale virtuosa dalla conterranea Rita Verdirame, in Trema la notte, la cui protagonista rintracciando in ultimo l’epigrafe su Montoro nel famedio distrutto, la dichiara sua madre simbolica.

Una madre che dedicò versi di affetto e di riconoscimento alla grande scomparsa, “la chiarissima poeta netina Mariannina Coffa”, riportati dalla Curatrice “…in un simbolico abbraccio, una vicinanza simbolo di sorellanza tra donne”.

A sua volta, Mariannina Coffa, specialmente nella sua ultima produzione “…inasprisce i toni di denuncia delle convenzioni sociali del suo tempo, sfogando la sua esasperazione per la sua vita sempre condizionata dalla volontà altrui”, attraversata da dolori e cocenti delusioni anche da parte di un giovanile amore. 

In Prefazione, il prof. Salvatore Pedone, già direttore e curatore della Biblioteca di Palermo, esamina l’atteggiamento contrastante tenuto verso le donne scrittrici e poete, nei secoli; un passaggio colto tra Autori favorevoli e contrari nella produzione isolana e continentale.

In Appendice, Il Pensiero dell’Anima e Per il centenario di Dante Alighieri (L. Montoro); A Maria Vergine addolorata, O Patria mia!, Amore e Ultimi versi (M. Coffa).

Completano il volume schede biografiche, fotografie e bibliografia.