Le prostitute che amorevolmente lavano i clienti dopo la prestazione, sono certamente le più gettonate. Lo stiamo imparando dai giornali che, a seguito dell’approvazione del disegno di legge proposto dalla ministra Carfagna contro la prostituzione di strada, si danno da fare a intervistare i clienti o ex clienti o a fare scrivere gli articoli da giornalisti uomini.Su la Repubblica di venerdì 12 settembre l’intera pagina 7 è stata dedicata al tema con il titolo “{I miei giri nella Milano notturna in cerca di sesso a pagamento}”; sottotitolo :{”Le confessioni di un manager: non sono un maniaco, è solo relax}”

A lui, manager ben riuscito nella vita, piace girare in macchina per Milano dove le prestazioni si contrattano a 30 o 59 euro: a seconda del tipo (?). Ma a Mantova o a Brescia le tariffe sono anche più basse.
_ In nome della complicità maschile raccomanda al giornalista Piero Colaprico di provarci anche lui in via Tonale, dove “c’è una rumena fantastica”.

Ma la cosa fantastica è una cinese “che quando ha finito ti lava anche”; naturalmente nessuno collegamento conscio alla donna-mamma.
_ Così è capitato anche al famoso leghista {{Mario Borghezio}} che, come tanti della sua generazione, ha “cominciato con una di loro” insieme ai compagni di classe. Ricorda la bacinella e il gigantesco sapone di marsiglia “con cui ci lavava”.

Borghezio è stato intervistato dal {Corriere della Sera} (11.9.08) da {{Alessandro Trocino}}, insieme a {{Filippo Berselli}}, senatore di An, classe ’41, e presidente della commissione Giustizia.
_ Il senatore con candore e tranquilla sicurezza, dichiara che è stato iniziato al sesso dalla prostitute perché a quei tempi “le ragazze non te la davano, bisognava arrangiarsi”. Invece il manager lombardo va in giro a prostitute perché ha, semplicemente, bisogno “di rilassarsi ogni tanto senza farsi troppe menate”. E’ uno che ha una moglie, ovviamente definita bella, ma che comunque è diventata “la solita minestra”.

E si capisce che per rilassarsi mica uno si può chiedere perché queste donne, di altri Paesi, si trovano per la strada a offrirgli il rilassamento.
Il senatore un’opinione ce l’ha, anche se un po’ sbrigativa: “le ragazzine sono più intraprendenti dei maschi.”
_ E questa disponibilità “delle ragazze ha provocato un’overdose di sesso e un boom di gay e travestiti”.
_ Insomma, è pur sempre colpa delle donne: una volta “non la davano” e ora la danno troppo.

Ai due anziani, Berselli e Borghezio, non viene proprio in mente che le donne dei loro tempi dovevano arrivare vergini al matrimonio e che la giustificazione, per andare a “puttane” era in realtà più o meno la seguente: per rispettare le ragazze per bene .
_ In altri termini , quanto una ragazza “cedeva” alle insistenze del fidanzato che voleva “la prova d’amore” (magari restando incinta perché non c’erano gli anticoncezionali), veniva eventualmente lasciata perché, “cedendo”, era diventata una “poco di buono” che non avrebbe garantito la fedeltà coniugale.

Ai tre intervistati non viene in mente di fare qualche altra riflessione del tipo: {{forse noi maschi appartenenti a contesti di tradizione patriarcale, non sappiamo, o non vogliamo avere, relazioni di reciprocità}} : non secondo la divisione dei ruoli sessuali e lo schema sopra-sotto, superiore-inferiore.

“Sprizza entusiasmo anche {{Vittorio Sgarbi}} – scrive l’articolista del {Corriere} – che raccoglie firme per riaprire le case chiuse”.
_ La prostituzione secondo Sgarbi “è attività naturale, come bere o fumare”. Non spiega però perché , se è naturale come bere e fumare, sia un fenomeno a senso unico: anche le donne mangiano e fumano.

Sempre su la {Repubblica} di venerdì 12 settembre {{Gad Lerner}} parla di mercificazione del desiderio sessuale maschile e di una espansione del fenomeno anche fra i giovani e i meno abbienti, perché non si vuole la fatica di un rapporto sentimentale e perché c’è una misoginia reazionaria.

Togliamole dalle strade e rimettiamole nell’ombra delle case (chiuse) .
_ Ma perfavore teniamocela, la prostituzione, perché è l’implicito che serve al simbolico del potere che, se esercitato sui corpi assurge al massimo significato.