Il testo “{Mascolinità all’italiana. Costruzioni, narrazioni, mutamenti}”, non si limita, come ben emerge sin dal suo titolo, a rendere il genere maschile visibile, bensì lo analizza da innumerevoli punti di vista. Le curatrici di questo interessante volume, Elena dell’Agnese e Elisabetta Ruspini, consapevoli di questa complessità, affrontano l’argomento sotto molteplici prospettive.Mettere in dialogo ciò che di solito è segregato in saperi specialistici è, come sostiene Nawal Al-Sadawi, l’unico modo per tentare una lettura efficace sulla complessità del presente.
_ Questo libro è, quindi, uno strumento prezioso per indagare{{ la pluralità di linguaggi}} che concorrono a costruire e a rappresentare il profilo (o meglio i profili) della mascolinità italiana contemporanea. Oltre allo sguardo sul presente, le curatrici hanno voluto fornire{{ uno sguardo storico}} che ci permette di comprendere le genealogie delle rappresentazioni odierne della mascolinità.

La prima parte si concentra sulla {{costruzione simbolica}} che propongono il {{cinema}} (saggi di Elena dell’Agnese e di Barbara Bracco), il {{romanzo della resistenza e di guerra}} (saggio di Ezio Sinigaglia), {{lo sport}} (Federico Boni), {{la moda}} (Emanuela Mora) e il discorso che propongono {{gli studi di genere}} (Claudio Vedovati).

Questi saggi mettono in luce le modalità attraverso cui la storia del nostro paese ha contribuito a far emergere sfaccettature diverse della mascolinità, e come il cinema, il romanzo, la moda e anche lo sport abbiano tradotto in immagini il senso comune di questi periodi. La storia dei “men’s studies” che presenta Vedovati, o forse sarebbe meglio dire la mancato storia di questa disciplina ci aiuta a comprendere le profonde motivazioni per cui il maschile ha posto innumerevoli resistenze a definirsi un genere al pari di quello femminile. Il silenzio degli uomini su di sé è fondante nella costruzione di questo genere.

Nella seconda parte del libro vengono presentate, invece, diverse {{mascolinità in tensione tra modelli tradizionali e avanguardia postmoderna}}. Si dà voce a esperimenti di maschilità, alle diverse ambivalenze che contraddistinguono le relazioni tra i generi in questo inizio di terzo millennio.

Antonio Schizzerotto, Alessandro Rosina e Giuseppe Micheli delineano i confini di quella che Hochshield ha definito “stalled revolution”: ci offrono uno schizzo del panorama, spesso contorto ed ambivalente, delle {{relazioni di genere all’interno delle coppie e delle famiglia}}, quando entra in gioco la condivisione e l’educazione di un figlio/a.

Non poteva mancare uno {{sguardo sui movimenti e sulle associazioni dei padri separati}}, vera e propria “novità” nel panorama sociale degli anni più recenti.
_ Marco Deriu ne mostra le ambivalenze e le tensioni {{tra mutamento e conservazione di mascolinità tradizionali.}}
_ Sandro Bellassai si interroga sulle {{auto rappresentazioni di un gruppo}} di uomini ventenni, intessendo un interessante dialogo tra generazioni. Il dialogo multiculturale presentato da Ester Gallo consente di individuare i nostri stessi modelli di genere, di situarci e di rendere visibile uno spazio culturale e simbolico ben preciso.

Il saggio conclusivo di Elisabetta Ruspini apre un varco verso il futuro, analizzando alcune iniziative (dalla campagna canadese del nastro bianco al progetto Polite) finalizzate al {{ripensamento delle identità di genere ed in particolare della maschilità}} che hanno fornito strumenti formativi utilizzabili in contesti eterogenei, dalle scuole ai corsi di formazione per insegnanti.

Questa rapida passeggiata nelle pagine di questo testo vuole testimoniare le ricchezze, l’eterogeneità e l’esaustività di questo volume. Non mi resta che raccomandarne una attenta lettura e metterne in luce la versatilità, che lo rende un efficace strumento educativo, un utensile capace di rendere meno opaca l’evidenza del senso comune.

{{ {Mascolinità all’italiana. Costruzioni, narrazioni, mutamenti} }}
_ Curato da: Dell’Agnese E., Ruspini E.
_ UTET, 2007
_ € 22,00