Mary Read (1690-1721) Engraving from General History of the Pyrates 1725

Hanno seminato il terrore dal Mar Mediterraneo al Mare della Cina, dall’Oceano indiano alle coste dell’Europa fino alle Americhe: Sadie la chèvre, Anne Bonny, Mary Read, Lady Mary Killigrew, Rachel Wall, Fanny Campbell, Charlotte de Berry, Lai Choi San, Grace O’ Malley e Cheng I Sao, che è stata la più grande e famosa pirata di tutti i tempi. Comandava una gigantesca flotta: 2000 giunche e 80.000 pirati.

Mary Read aveva come quartier generale Macao. Giovanissima, frequentava con disinvoltura le taverne e i luoghi cosiddetti di malaffare. Insomma, preferiva attorniarsi di ladri e malfattori anziché di gentlemen e borghesi e si abbigliava da maschio, come del resto facevano anche le altre piratesse. I seni li tenevano nascosti, stretti nelle fasce. Poi, però, Mary si innamorò di un capitano e ritornò donna a tutti gli effetti. Alla morte di lui riprese la sua vita spericolata. Come le sue colleghe, era determinata e feroce. Tutti i pirati che disobbedivano ad un suo ordine venivano decapitati. A chi sbarcava senza permesso, veniva tagliato un orecchio. Se lo rifaceva la sanzione era la morte. Altre insubordinazioni erano punite con la frusta, l’incatenamento o lo squartamento.

Per Lady Mary Killigrew la pirateria era una “nobile” tradizione familiare.

Rachel Wall, invece, rinnegò la sua austera educazione presbiteriana per un vita di deboscia e di rapine.

La “guerra di corsa” nei mari offriva alle donne tutto quello che era loro negato a terra: disponevano del loro tempo navigando, giocando a carte, mangiando, bevendo, saccheggiando e uccidendo. Finiti i matrimoni di convenienza, le visite in chiesa, la dipendenza economica! Però, occorre raccontare che Fanny Campbell organizzò un ammutinamento per ritrovare il fidanzato e Cheng I Sao diventò pirata per sfuggire alla dura condizione di prostituta.

Poiché si vestivano da uomo succede che, durante un abbordaggio, Anne Bonny si innamori perdutamente di Mary Read da lei ritenuta un uomo. Non sappiamo come si concluse la vicenda. forse, sulle prime, Mary indietreggiò, ma poi chissà…

Quando all’inizio del 1700 le autorità inglesi riescono a portare davanti ai giudici un gran numero di pirati, gli uomini finiscono direttamente sulla forca, le donne, invece, furbescamente, rivelano la loro vera identità e poiché avevano provveduto a farsi mettere incinte, scampavano al patibolo e festeggiavano con una bella soupe à la tortue.

Ecco la ricetta che ci è stata tramandata: per la ciurma affamata serve una tartaruga di una dozzina di chili. Acqua quanto basta per ricoprirla, qualche cipolla, una testa d’aglio, sale e pepe, legumi di stagione, salsa, prezzemolo, vongole e tre cucchiai d’olio. Aggiungere patate, carote, cipolle. Servire con dei biscotti e accompagnarla con un grog: rum con acqua.

Mary Read, che aveva solcato con disinvoltura mari in tempesta e vissuto con dissolutezza tutta la vita, morì nel suo letto per una banale febbre. Nonostante la sua carriera di spadaccina e pirata venne sepolta in un cimitero cattolico della Giamaica nella chiesa di Santa Caterina.

Anne Bonny invece fece perdere le proprie tracce e sparì. Nessuno seppe più dove fosse finita.

Charlotte de Berry, già giovanissima, si era ribellata alla rigida educazione familiare e passava le notti nei docks tra ubriachi e canaglie. In una notte fatale, salì su una nave e in un battibaleno ne prese il comando.

La cinese Lai Choi San pirateggiava negli anni ‘30. Era la “regina” di Macao. A terra dirigeva una casa da gioco. Pare che non ridesse mai. L’avevano soprannominata la Dragon Lady. Questo non le impedì di sposarsi due volte ed avere dei figli e molti amanti. La sua fine è avvolta nel mistero.

A detenere il primato della carriera più lunga nella “guerra di corsa”, è l’irlandese Grace O’ Malley. Cominciò adolescente e cessò le sue razzie a 70 anni. Tra un saccheggio e l’altro trovò anche lei il tempo di metter su famiglia.

Si favoleggia di una Regina dei pirati, che nel primo secolo dopo Cristo, ha infestato l’Oceano indiano. I suoi bersagli preferiti erano le navi cariche di spezie. Comandava una flotta e una ciurma povere di armi ma talmente numerose che si gettavano sugli equipaggi assaliti togliendo loro ogni possibilità di difesa. “All’arrembaggio” incitava lei e non ce n’era più per nessuno!

Ma la star delle piratesse è Alfhild, figlia del re scandinavo della tribù dei Goti. Secondo la leggenda era talmente bella da essere costretta a nascondere il viso con un velo per evitare disordini nella ciurma. Se lo toglieva solo quando voleva che gli uomini restassero tramortiti!

Per “dame di compagnia” aveva due vipere. La fama delle sue attrattive si era sparsa di onda in onda tanto che i comandanti di molte navi, nella speranza di vederla, si avvicinavano alla sua. E lei, perfidamente, li faceva accostare ma poi li ammazzava.

I bambini scandinavi sono entusiasti delle sue gesta raccontate in forma di fiaba. Il compositore veneziano Antonio Vivaldi, nel 1731, ha dedicato ad Alfhild un’opera lirica: “Alvilda, regina dei Goti”. Chissà cosa avrebbero pensato di una piratessa le ragazze del Conservatorio in cui il musicista insegnava! Anonime cantatrici e strumentiste per le quali Vivaldi scrisse parte delle sue composizioni e che, ogni domenica e giorno festivo, facevano sfoggio delle proprie doti nascoste alla vista del pubblico da una fitta grata.