La Giornata della Terra, principale manifestazione mondiale per l’ambiente istituita dall’ONU, cade il 22 aprile, nel giorno e mese successivo all’equinozio di primavera. Nell’occasione, parliamo di biodiversità marina con Mariachiara Chiantore, docente di Ecologia presso il DISTAV dell’Università degli Studi di Genova, Coordinatrice del Laboratorio di Ecologia del BENTHOS, Referente SPOKE 2 (Mare) del NATIONAL BIODIVERSITY FUTURE CENTER (NBFC): uno dei cinque centri nazionali di ricerca “di frontiera”, promosso e coordinato dal CNR, istituito e finanziato dal Piano di ripresa e resilienza PNRR-Next Generation EU e che conta 48 partner tra università, centri di ricerca e fondazioni.

La scienziata si occupa di ecologia delle coste rocciose superficiali con particolare attenzione alla conservazione e al restauro ecologico di specie ed habitat marini, di acquacoltura sostenibile e di fioriture di microalghe tossiche. L’acqua salata costituisce il 97% della superficie del pianeta, solo il 3% è acqua dolce; gli Oceani raggiungono una profondità di 10.000 metri e, quella media, è di 3.500. Conosciamo molto poco della biodiversità marina e dei cambiamenti in corso dettati dalle attività umane o dai cambiamenti climatici, variabili nella velocità e nell’affermazione di nuovi eco-sistemi. “Sul fondo e nella colonna d’acqua c’è una infinità di organismi che non vediamo e che sono il motore del funzionamento trofico dei nostri mari” sottolinea Chiantore, “…per esempio nelle zone in cui le onde si frangono sugli scogli, ci sono forme di vita diverse a seconda se siano esposte all’aerosol marino o siano a livello di marea, sommerse parzialmente o totalmente da acque anche poco profonde.” Conosciamo poco anche della parte più superficiale della colonna d’acqua, di quella “pellicola” in cui filtra la luce solare permettendoci di vedere un mondo affascinante a colori.” Il mondo acquatico è quasi tutto oscuro e scoprire la vita in quel buio profondo è uno degli aspetti delle ricerche in corso. Conoscere, salvaguardare la biodiversità marina e nel possibile RESTAURARLA “…quando sia stata alterata o danneggiata da attività umane cessate, altrimenti sarebbe inutile o da altri fattori, compresi i cambiamenti climatici che variano nella velocità e nell’affermazione di nuovi eco-sistemi” sottolinea la docente che ricorda come il Mediterraneo sia tra i mari più ricchi di biodiversità ma anche tra quelli in più rapido cambiamento. La consapevolezza, il rispetto e lo studio della biodiversità marina passa anche attraverso la legislazione che negli ultimi tempi, 2022, è stata in parte modificata per rispondere alle esigenze sempre più impellenti di salvaguardia e restauro. La biodiversità marina è un dei temi centrali del dibattito scientifico e le ricerche “di frontiera” non riguardano l’oggi e il futuro, anche alimentare, della popolazione mondiale e del pianeta.

Info: NBFC, Uff. St: delos@delosrp.it – T. 02.8052151

Vd. anche intervista (febbraio 2024): Biodiversità: una ricchezza e una sfida


Segnaliamo – anticipiamo un estratto, scaricabile qui sotto – il contributo di Mariachiara Chiantore “Ecosistemi marini costieri, quando conservare non basta” negli Atti della “Accademia ligure di scienze e lettere” (in attesa di pubblicazione).