Il ricordo di Dalila Novelli per Assolei

Dalila Novelli – Assolei

Per molte generazioni di donne le storie personali si intrecciano con quelle politiche. Percorsi e relazioni che ci hanno segnato, formato, plasmato, creato esistenze sempre alla ricerca di un senso più alto, di uno scopo di vita,  partendo da sè, per mettere in discussione lo stato delle cose, le consuetudini e l’immobilismo  che spesso ci esclude.

Irene ed io ci siamo incontrate in questi percorsi. Dagli anni novanta sull’onda lunga dei movimenti femministi in fase di profonda rielaborazione, ad oggi, con andamenti ondivaghi, carsici, come definiamo a volte il femminismo stesso, non abbiamo mai smesso di incontrarci, di avere scambi e dialettica. A volte conflittuali. Ma sempre autentiche, dirette, come si addice a chi è alla ricerca di una verità che accomuni l’impegno, e lo stare insieme.

Quando nel 1993 abbiamo fondato Assolei, eravamo in otto. Irene ne è stata la Presidente fino al 2004. Insieme alle compagne del sindacato, Rossana Dettori, Annamaria Cubeddu, Marina Pierlorenzi, Luigia Giovannini e alla nostra avvocata Tina Rosa fondammo Assolei, nata per affrontare le contraddizioni esistenti nel mondo del lavoro e in quello sindacale. E siamo partite subito lancia in resta a fare un’indagine ostica nel mondo delle lavoratrici del commercio. Un precariato, mai superato, anzi peggiorato, che colpisce le giovani donne che lavorano come commesse, cassiere, vetriniste e subiscono le molestie da parte dei datori di lavoro uomini che usano spesso il ricatto come arma per ottenere altro, per svilire la dignità delle lavoratrici.

Ebbene, i due terzi delle intervistate ammisero, già allora, di aver subito molestie sessuali dal datore di lavoro o da un responsabile del personale o da un collega e di aver taciuto per non rischiare la perdita del posto di lavoro. I risultati di queste indagini hanno portato nel 1996 alla pubblicazione dell’opuscolo “Molestie sessuali. Cosa, come, dove, perché” che è uno strumento ancora valido ai fini della comprensione e delle modalità di contenimento di questo costume ancora diffuso e che ha precorso di molto i tempi del movimento Me Too.

Da quella prima indagine Assolei, grazie soprattutto alla tenacia di Irene, ha proseguito la sua attività svolgendo interventi nell’ambito della ricerca, della formazione e dell’informazione, ponendosi come interlocutrice privilegiata e competente in tema di pari opportunità e di politica antidiscriminatoria nei confronti delle donne, offrendo ascolto e consulenza giuridica e organizzando interventi formativi in tema di mobbing, molestie sessuali, legislazione e normativa sindacale rivolte ai datori di lavoro, agli amministratori, ai dipendenti e alle aziende, sia pubbliche che private, alla scuola e all’ università.

Irene con Assolei ha realizzato in quegli anni anche una pubblicazione mensile edita da “Il Paese delle Donne” dal titolo “125… e non solo”, sulle politiche delle Pari Opportunità sull’applicazione della normativa frutto delle conquiste femministe e delle politiche delle donne. Ne ricavammo uno studio, dei dati che sottoponemmo al sindacato, alle università con cui collaboravamo, al Senato e alla Camera dei deputati, dove abbiamo cercato di sollecitare una legge contro le molestie, mai ottenuta purtroppo, ma la soddisfazione ci arrivò presto dall’Europa. Ci siamo purtroppo scontrate con le resistenze e le omertà che purtroppo si annidano anche nel sindacato quando la discriminazione coinvolge il conflitto uomo/donna e non solo quello classico, ma forse più semplice da perorare, tra lavoratore e datore di lavoro.

 Ma Irene non si abbatteva. La sua tenacia era davvero ammirevole. Non si lasciava scoraggiare nemmeno se lo scoglio da superare sembrava insormontabile. L’obiettivo andava perseguito e non si doveva arretrare. Quando si sta dalla parte giusta si deve arrivare fino in fondo. Questo è uno dei messaggi forti che ho acquisito e che hanno arricchito il mio stile di vita e il mio impegno. E di questo le sono grata perché solo così è possibile cambiare i paradigmi che  noi donne pervicacemente tentiamo di modificare ogni giorno.

Negli anni Assolei è cambiata e Irene per l’Associazione è stata come una madre che lascia crescere in autonomia la propria figlia, osservando a distanza la sua evoluzione senza interferire, e intervenendo solo in caso di bisogno. Lei è sempre restata la Socia Fondatrice per antonomasia. Tutte le nuove socie subentrate, che oggi sono 27,  la conoscono per nome e per notorietà. Nessuna di noi la dimenticherà né la farà dimenticare.

Assolei incarna Irene stessa, il suo sogno, il suo progetto, la sua determinazione.

Cercheremo di trasmetterlo a tante altre e di non farlo deperire mai.