«Zeus, perché hai dunque messo fra gli uomini un ambiguo malanno, portando le donne alla luce del sole?». Con questa citazione di Euripide Eva Cantarella, in un bel saggio del 1981 ripubblicato nel 2010, avviava una riflessione sulla condizione e sull’immagine delle donne nell’antichità greca e romana. Veniva ripercorsa una «trama della discriminazione»che già nella società greca aveva solide radici, e della resistenza di quella trama hanno discusso lo scorso 29 febbraio, a Napoli, proprio Eva Cantarella e la storica Simona Colarizi.

L’occasione è stato il festival “Lezioni di Storia”, alla sua seconda edizione – tema di quest’anno: «Noi e Loro» – ideato e progettato da Editori Laterza con la Regione Campania e organizzato dall’Associazione “A voce alta” e dalla Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, con la Scabec, società in house della Regione Campania nata per la valorizzazione e la promozione dei beni culturali regionali.

Accattivante l’argomento dell’incontro di sabato: Dalla famiglia al governo: il genere del potere. E accattivanti erano le domande che Giuseppe Laterza ha posto alle due studiose: come leggere il rapporto tra genere e potere? Quali sono le donne che hanno avuto potere? Come si esercita il potere maschile sulle donne? Come leggere l’attualità alla luce di questa lunga storia di disuguaglianze?

Attraverso un confronto vivace che metteva in comunicazione le Amazzoni con le regine britanniche di età contemporanea le due studiose – complice anche un’amicizia di lunga data – hanno offerto numerosi spunti di riflessione al folto pubblico che affollava la Sala del Toro Farnese del Museo Archeologico Nazionale: è davvero esistito il matriarcato? Quale potere era connesso alla matrilinearità? Come interpretare il rapporto tra potere e seduzione? Quanto pesa il contesto e il rapporto tra norme e consuetudini nella costruzione dei ruoli di genere?

Proprio quest’ultimo tema mi sembra il più interessante. Il diritto infatti, come entrambe le studiose ci hanno spiegato, anticipa spesso i cambiamenti; talvolta promette rivoluzioni  che nei fatti tardano a realizzarsi, come nel caso della Costituzione italiana; talvolta, spiegava Cantarella, recepisce le esigenze sociali portando avanti importanti innovazioni, come nel nuovo diritto di famiglia del 1975.

«Stai toccando il mio paese in movimento…» ha scherzosamente fatto notare Simona Colarizi alla collega giurista nel corso del dibattito, riferendosi alle sue ricerche sull’Italia degli anni ’60 e ’70 del Novecento, confermandoci l’utilità di un dialogo di lungo periodo sulle le norme, forse il filtro più utile per leggere il rapporto tra genere, famiglia e potere.