8marzo2017 8La prima agitazione per l’apertura di una casa delle donne a Napoli risale alla prima consiliatura con Maurizio Valenzi sindaco(anni 70/80) . Ne  sono seguite altre, vertenze e trattative, con ogni sindaco. Le donne a Napoli hanno ottenuto, di volta in volta, la restituzione de piccole parti di ciò che viene costantemente loro sottratto dalla mercificazione della terra. Quelle parti vengono poi trasformate in spazi di democrazia per tutti, e tra i tutti sono proprio le donne spesso ad essere le nomadi della politica. Ciò che sta avvenendo nella destinazione dei fondi ad alcuni centri antiviolenza è metaforico della trasformazione dei progetti femminili nei processi di istituzionalizzazione politica: le vittime della violenza, non testimoni, ma soggetti svantaggiati, destinatarie di interventi fuori dalla convenzione di Istanbul, come la mediazione familiare.
La casa delle donne non è stata finora mai la benvenuta, tra le iniziative delle donne “che danno lustro alla città”, e questo sembra legato al fatto che è simbolica della libertà, l’autodeterminazione, l’autonomia del pensiero femminile. Coloro che negli ultimi anni hanno teorizzato la politica dal basso e la rottura degli argini del conformismo, sembrano non saper nominare e riconoscere il simbolo e il soggetto politico che fa vivere l’alternativa del terzo millennio.
Noi tutte vogliamo realizzare finalmente la casa e già la abitiamo fisicamente, politicamente e culturalmente. Noi la costruiamo e non permetteremo che ci venga sottratta, per esempio, con la strategia del silenzio dei responsabili che sembrano non voler prendere atto della sua esistenza.
L’8 Marzo siamo partite dalla nostra casa, con un solo striscione e con gli slogan della casa: l’abbiamo portata in piazza con le nostre braccia e la forza di essere in tante, diverse e determinate. L’UDI di Napoli c’era
Napoli 9 Marzo 2017