I frequenti casi di abuso di minori da parte di adulti, e le lievi pene comminate ai circuenti, inducono a fare opportune riflessioni in merito all’ “età del consenso”.

La Convenzione ONU sui Diritti dei minori – entrata in vigore nel 1990 – all’art. 1 considera ‹fanciullo› “ogni essere umano avente un’età inferiore ai diciotto anni“, e aggiunge comunque, “salvo se abbia raggiunto prima la maturità in virtù della legislazione applicabile”.

Questa seconda parte dell’articolo 1 apre qualche interrogativo, visto che non è poi così facile comprendere quando si raggiunga tale “maturità”, visti gli innumerevoli fattori, soprattutto socio-psicologici, esistenziali, che su tale ambito incidono, e in modo profondo.

In Italia, l’attuale normativa fissa la soglia del consenso sessuale da parte dei minori a quattordici anni. Questo, comporta che da tale età un adulto che si intrattenga sessualmente con un minore sia del tutto legittimato a fare ciò dalla Legge.

Si sa che l’età dell’iniziazione sessuale tra gli adolescenti è diventata precoce. È evidente, comunque, che tale esperienza acquista valenza diversa a seconda se avviene tra adolescenti di analoga età, o se un/una adolescente viene coinvolto/a in attività sessuale con una persona adulta. Quest’ultima cosa, purtroppo accade spesso e, inevitabilmente, incide in modo pesante sullo sviluppo affettivo dell’adolescente e quindi sull’armoniosa strutturazione della sua personalità.

Da più parti si chiede di elevare la soglia del consenso a sedici anni, anche in considerazione del fatto che ci sono paesi in cui tale limite è già operante. Non si intende ciò come limite alla libertà, o all’autodeterminazione, anche perché associare “libertà“ e “autodeterminazione” a ragazzi e ragazze di quattordici anni, facilmente plasmabili da adulti senza scrupoli, suona come ossimoro. Oltretutto, la sessualità non è interdetta agli adolescenti di età inferiore ai 14 anni quando sia praticata con partner di età non superiore ai tre anni rispetto alla propria. Elevare la soglia di due anni, quindi, significa proteggere gli adolescenti under 16 dalle morbose attenzioni di quegli adulti, sempre più numerosi, che attentano allo sviluppo psicofisico di ragazzi e ragazze la cui crescita sessuale non deve essere compromessa da alcuno. Occorre intervenire su ciò. Fare politica significa analizzare i problemi che la realtà pone innanzi, e cercare soluzioni compatibili col contesto in cui tali soluzioni vanno applicate. L’esperienza, oggi, dice che occorre tutelare gli adolescenti nella loro crescita sessuale e nel processo di maturazione della loro personalità. In questo senso si è mosso il Consiglio regionale della Calabria, che ha votato all’unanimità – maggioranza e minoranza unite al di sopra delle differenze politiche – una mozione mirata a fissare l’età del consenso a sedici anni. Il Consiglio ha concordato nel ritenere che tale età consenta scelte e comportamenti meglio ponderati, e dunque realmente autodeterminati, limitando il rischio che i ragazzi e le ragazze, plagiati dagli adulti, diventino inconsapevoli vittime della volontà altrui in nome di un astratto concetto di libertà. La mozione è stata presentata al Consiglio regionale calabrese su iniziativa del Consigliere Giuseppe Neri, in ciò supportato dal Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale.

Si tratta di una proposta che prende le distanze dalla diffusa tendenza ad “adultizzare sempre più bambini e adolescenti” e che vuole tutelare l’integrità psicofisica dei minori proteggendoli da approcci con adulti che inciderebbero in modo drammatico sulla loro formazione in una sfera, quella sessuale, che è “sede dei valori più intimi della persona“.

Peraltro, come si legge nella pubblicazione che descrive e motiva la mozione (e da cui è tratto quanto su virgolettato), “la necessità di tutelare i minori a causa della loro limitata maturità psicofisica costituisce ormai da tempo tratto saliente dell’azione delle organizzazioni sovranazionali sia a carattere universale come l’ONU, sia a carattere regionale come il Consiglio d’Europa e l’Unione europea“.

La pubblicazione sarà inviata a tutte le Istituzioni, anche a livello internazionale. È già stata ben accolta dalla Commissione Pari opportunità del Consiglio regionale calabrese, e sarà inviata anche alle Commissioni di pari opportunità delle altre regioni italiane.

Si prevede un coinvolgimento di tutto il mondo delle Istituzioni. La strada per cercare di arginare il problema è tracciata. E la Calabria, con la votazione unanime del Consiglio regionale, ha dimostrato che di fronte a problemi di scottante valenza sociale, ogni steccato politico deve essere superato. In politica, la teoria che prescinde dall’esperienza è puro gioco intellettuale.