Ambientato nella Rio de Janeiro degli anni cinquanta, La vita invisibile di Eurídice Gusmão del regista e sceneggiatore brasiliano Karim Aïnouz racconta il legame indissolubile tra due sorelle profondamente diverse eppure legatissime. Eurídice sogna di andare a Vienna e diventare una pianista; Guida, trasgressiva e passionale, è determinata a vivere la sua vita sottraendosi alla volontà del padre a cui è sottomessa anche la madre. Insieme, le due sorelle, s’incoraggiano e sostengono ma il destino le separa. Guida, innamorata di un marinaio greco, decide di scappare dalla famiglia per realizzare il suo sogno d’amore; Eurídice resta sola, unita alla sorella dal filo dei ricordi e la speranza di ritrovarsi.

Karim Aïnouz mette in scena un melodramma dai colori netti che palpita con i suoi personaggi. Il film, adattato dall’omonimo romanzo di esordio di Martha Batalha, declina il tema dell’invisibilità sfaccettandolo con intelligente leggerezza. Invisibilità è innanzi tutto la subalternità femminile negli anni del furore patriarcale.

Eurídice, “incerta, mite e senza impazienza” come l’eroina del mito che Rainer Maria Rilke ha immortalato nei suoi versi, non si ribella al padre padrone e al marito che ne usa il corpo a suo piacimento. Si lascia vivere in un mondo di convenzioni incapace di colmare il vuoto affettivo lasciato dalla sorella. Unica via di fuga è il pianoforte. Volando con le mani sulla tastiera, Eurídice si rende invisibile. La musica è lo strumento della sua autenticità, la dimensione interiore che la sottrae all’inesistenza emotiva. In questo mondo incorporeo in cui finalmente vive, Eurídice contatta il suo essere desiderante e Guida, la sorella amata.

Karim Aïnouz, con un sapiente continuum tra la Guida immaginata da Eurídice e quella in carne e ossa, gioca con le dimensioni della realtà fisica e quella immaginativa compenetrandole. Così la Guida non più visibile agli occhi di tutta la famiglia perché ribelle, appare mentre percorre il cammino impervio di madre single e costruisce legami d’amore oltre a quelli del sangue. Anche Guida mantiene vivo il legame con l’amata Eurídice scrivendole lettere che non riceveranno mai risposta.

Bravissime le interpreti Carol Duarte (Eurídice), Julia Stockler (Guida), Fernanda Montenegro nelle poche ma intense scene in cui interpreta il ruolo di Eurídice da vecchia.

 

La vita invisibile di Eurídice Gusmão ha ricevuto il Premio per il Miglior Film nella sezione Un Certain Regard (Cannes 2019) perché “melodramma di rara intensità e bellezza, memore della lezione dei grandi maestri del genere (Sirk, Fassbinder, Wong Kar-wai, Matarazzo)”. Il film è stato candidato dal Brasile per concorrere nella sezione Miglior Film in Lingua Straniera degli Academy Awards 2020.  Il film sarà proiettato nelle sale italiane dal prossimo 12 settembre.