Il 9 settembre ho appreso con grande soddisfazione che il Parlamento Europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione per l’ Emancipazione delle ragazze attraverso l’istruzione nell’UE, chiedendo agli Stati membri di introdurre misure sulla parità di genere a tutti i livelli del sistema scolastico, in modo da porre fine agli stereotipi di genere, contrastare la violenza sulle donne e contribuire a colmare il divario tra la formazione delle donne e il loro sviluppo professionale.

L’atto (non legislativo), di cui è relatrice l’europarlamentare Liliana Rodrigues del gruppo S&D, riconosce alla scuola un ruolo fondamentale nel garantire l’eguaglianza tra i generi e l’emancipazione delle ragazze, favorire l’inclusione lavorativa delle donne e promuovere le carriere femminili nei campi della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria, del management. Perché, come si legge nel testo, “gli stereotipi di genere assegnano ruoli diversi, determinati e limitati a donne e uomini”, hanno un forte impatto sull’istruzione e la formazione, e “le decisioni prese dagli studenti in ambito scolastico possono influire sulle scelte durante tutto l’arco della loro vita e successivamente hanno pesanti inclinazioni per il mercato del lavoro, in cui le donne subiscono tuttora una segregazione sia orizzontale sia verticale”.

L’educazione di genere, viene sottolineato, dovrebbe far parte dei programmi scolastici, ed è necessario vigilare affinché i materiali didattici non contengano contenuti discriminatori e stereotipi di genere. Inoltre la risoluzione chiede di fare informazione sulla condizione delle persone Lgbt per combattere la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, sollecita l’impegno contro omofobia e transfobia, e invita a rendere obbligatoria, in tutti i programmi della scuola primaria e secondaria, l’educazione sessuale e relazionale adeguata all’età, per insegnare ai ragazzi e alle ragazze il valore del rispetto e della reciprocità.

Il testo approvato a Strasburgo è in piena sintonia con il lavoro che ho svolto in questi mesi per promuovere l’educazione di genere nelle scuole italiane, attraverso il ddl di cui sono prima firmataria, e attraverso il sostegno forte all’emendamento alla riforma della scuola che introduce l’insegnamento della parità di genere. È un lavoro che mira a promuovere realmente l’articolo 3 della nostra Costituzione, visto che la discriminazione, la violenza di genere, gli stereotipi limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impedendo il pieno sviluppo della persona umana. Ma è anche un’iniziativa che si colloca nel solco degli impegni internazionali assunti dall’Italia, specialmente con la firma della Convenzione di Istanbul.

Come ricorda la risoluzione Rodrigues, “la Convenzione di Istanbul chiede ai firmatari di includere materiale didattico relativo a questioni quali i ruoli di genere non stereotipati, il rispetto reciproco, la risoluzione non violenta dei conflitti nelle relazioni interpersonali, la violenza di genere e il diritto all’integrità personale, adattate all’evoluzione della capacità dei discenti, nei programmi ufficiali e a tutti i livelli del sistema di istruzione”. Perché, afferma la stessa Convenzione, la violenza sulle donne costituisce il principale ostacolo alla parità tra donne e uomini, e l’istruzione è lo strumento più potente che possediamo per contrastarla.