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Margherita Carniello del Comitato promotore ci invia un aggiornamento sul progetto di un “Centro di documentazione per la storia e la memoria dei movimenti delle donne”

Donne a Padova, c’è una storia che sta nascendo. La città che vanta la prima donna laureata al mondo (Elena Cornaro Piscopia), e che è stata teatro di importanti movimenti femminili di età risorgimentale e del Novecento, mette in cantiere un centro per la storia e la memoria dei movimenti delle donne. Il Comitato promotore del progetto per un “Centro di documentazione per la storia e la memoria dei movimenti delle donne” – creatosi su base spontanea, e di cui è portavoce Lucia Basso, prima consigliera di parità della Regione Veneto – ha già ottenuto il patrocinio del Comune e della Provincia di Padova, della Camera di Commercio di Padova (Donne imprenditrici) e del Centro interdipartimentale di Studi regionali ‘Giorgio Lago’ dell’Università di Padova.

Il progetto del Comitato promotore (ora allargato al coinvolgimento diretto di una ventina di associazioni e organi istituzionali) intende creare uno spazio pubblico di documentazione dei molteplici percorsi dei movimenti delle donne in età contemporanea a Padova e nel suo territorio e di promozione della ricerca storico-culturale che valorizzi la presenza femminile nella società.

Padova può già vantare preziosi lasciti come la Biblioteca Italiana Femminile raccolta dal conte Ferri e l’Archivio Mariarosa Dalla Costa, la sociologa veneta che ha teorizzato il salario al lavoro domestico.  Il Centro di documentazione aspira a costituire:

  • un archivio diffuso, aperto alla raccolta e conservazione di lasciti, memorie, carteggi, collezioni delle tante donne che hanno animato le associazioni femminili e femministe del ‘900 nel territorio
  • uno spazio pubblico di incontro e di discussione sui temi delle politiche di genere
  • un polo culturale per la conoscenza, la memoria e lo studio dei movimenti delle donne, capace di animare e promuovere un pensiero femminile sulla città e il suo territorio, e di aggregare le tante e diverse realtà associative femminili, in dialogo con gli archivi e i centri di documentazione sulle politiche di genere presenti in Veneto e in altre regioni.

“Padova è stata incubatrice di movimenti di emancipazionismo e protagonismo sociale e politico femminile nell’Ottocento e nel Novecento che hanno raggiunto conquiste fondamentali per la storia civile del nostro paese e sono oggetto di studi internazionali. È una storia plurale che va custodita, raccontata e rielaborata: la partecipazione e le conquiste delle donne fanno crescere tutta la società”, spiegano le prime promotrici del progetto (oltre a Lucia Basso, Liviana Gazzetta, storica dell’età risorgimentale e del primo femminismo, Franca Cosmai, archivista, Margherita Carniello, giornalista, Monica Fioravanzo, docente di storia all’Università di Padova) nel presentare all’opinione pubblica e alle istituzioni l’idea costitutiva e la rete di associazioni che si è creata attorno al progetto. Tra le iniziative in cantiere, un incontro pubblico e un percorso espositivo su nascita e attività dei Consultori familiari a Padova e in Veneto, istituiti dalla Regione nel 1977.

Dopo la presentazione pubblica, lo scorso aprile, il costituendo Centro di documentazione ha già ottenuto l’adesione collaborativadel Centro interdipartimentale di studi regionali ‘Giorgio Lago’ dell’Università di Padova, della rete degli studenti medi e universitari (Udu), del Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Padova, dei sindacati Cgil Cisl e Uil, della Casa delle donne di Padova, insieme alle associazioni Con-Te-StareSportello Attivo Transgender, L’otto d’ogni mese, Centro veneto progetti donna, Gruppo donne di Ponte San Nicolò, Centro Pandora e Donne in nero. Sono della partita anche il Centro studi Ettore Luccini, il movimento ‘Se non ora quando’, il Comitato nazionale Lina Merlin la senatrice, il Cantiere delle donne, l’Auser di Padova e il Coordinamento donne Spi Cgil.

Ora il nuovo centro di documentazione cerca casa. E fa appello alle istituzioni (Regione, Provincia e Comune di Padova, Università di Padova) perché è giunto il momento che anche le pubbliche amministrazioni e la politica si facciano carico di riconoscere e dare ‘rappresentanza’ alla storia delle donne e al loro empowerment. “Su Padova si sono accesi i riflettori delle cronache nazionali per il recente dibattito che ha animato la politica cittadina sulla presenza di monumenti al femminile in città e sull’idea di aggiungere una statua di donna al doppio anello di 78 figure in pietra che ornano Prato della Valle, una delle piazze più grandi d’Europa – dicono le promotrici del progetto – Ma la vera sfida per la nostra città non sarà collocare una statua in più, ma dare cittadinanza alla storia e alle esperienze delle donne: la storia dei movimenti e delle associazioni femminili, delle loro battaglie e delle conquiste di diritti, va custodita e valorizzata in un’ottica inclusiva, intergenerazionale, di studio, ricerca e divulgazione attiva e creativa”.