Kiana e Ali, i due figli gemelli di Narges Mohammadi, hanno letto accanto a una sedia vuota, sul palco della consegna del Premio Nobel per la pace 2023, il discorso che la madre ha scritto dal carcere nel quale è rinchiusa da anni, come oppositrice del regime teocratico iraniano, “tirannico e misogino” lo definisce Mohammadi nel discorso.

Alle loro spalle una gigantografia mostrava una foto di Narges Mohammadi a capo scoperto: sue le campagna contro l’uso obbligatorio dell’hijab e contro la pena di morte che l’hanno fatta condannare al carcere.

Narges Mohammadi, VOA, Public domain,
via Wikimedia Commons

“Donna Vita Libertà” aveva scandito, a ottobre, Berit Reiss-Andersen, presidente del Comitato per il Nobel, nel presentare l’assegnazione del premio per la Pace 2023, il grido delle piazze iraniane dopo l’uccisione di Mahsa Amini nel settembre 2022 da parte della polizia morale iraniana.

Negli stessi giorni, le autorità iraniane hanno impedito ai genitori e al fratello di Mahsa Amini di recarsi a Parigi per ritirare il Premio Sakharov attribuito, postumo, a Mahsa.