Si concluderanno il 7 Dicembre 2023, con un convegno nazionale, le celebrazioni per i 100 anni della FILDIS, la Federazione Italiana Laureate e Diplomate Istituti Superiori nata negli anni Venti del Novecento per la difesa dell’attività e dell’opera delle donne colte nella vita intellettuale del paese, nell’esercizio delle professioni e aiutare gli scambi intellettuali con altri paesi per finalità attinenti alla cultura.

Il convegno nazionale conclude un ciclo di celebrazioni, messe in campo da tutte le sezioni della Federazione e sarà dedicato alla figlia adottiva di Libera Trevisani Levi Civita, presidente della Federazione quando, dopo essersi sospesa per contrasti col fascismo, la Fildis si ricostituì nel 1944. Susanna Silberstein si chiamava la figlia adottiva di Libera Trevisani Levi Civita , ed era l’unica superstite di una famiglia ebrea.

La storia della Fildis si inserisce nella lunga storia dell’associazionismo femminile che, tra XIX e il XX secolo, comincia a chiedere il cambiamento della condizione della donna, i diritti civili e infine, il diritto politico per eccellenza il “suffragio femminile”.

Le donne chiedevano la parità salariale e un riconoscimento sociale. Molte di loro furono tra le fondatrici di associazioni quali l’Unione femminile (nata a Milano nel 1899, l’Associazione magistrale femminile di Milano) e la Federazione romana delle opere di attività femminile, istituita nel 1900.

Nel 1903 si costituisce a Roma il Consiglio Nazionale delle Donne Italiane (C.N.D.I.), composto da tre federazioni: romana, lombarda e piemontese. La sua nascita era favorita dal Consiglio Internazionale delle donne che voleva estendersi anche in Europa, condividendo il testo canonico della lotta delle donne per il diritto di cittadinanza e i per diritti civili del femminismo americano.

Nel 1919 donne universitarie provenienti da Gran Bretagna, Canada e Stati Uniti si incontrano e nasce la Federazione Internazionale delle Donne Universitarie (I.F.U.W.). Ritengono sia necessaria un’organizzazione mondiale che unisca le donne per prevenire un’altra catastrofe come la Prima Guerra Mondiale. Unite a livello globale, le donne laureate possono lavorare per la comprensione, l’amicizia e la promozione della pace. Il logo della Federazione era una lampada che rappresenta la luce dell’apprendimento su uno sfondo blu, e una catena intrecciata che simboleggiava i legami di amicizia che univano i membri della federazione in tutto il mondo. La lampada è nota come la lampada dell’amicizia. Successivamente il logo è stato modificato eliminando la catena.

In questo panorama di risveglio delle coscienze e di impegno sociale comincia muovere i primi passi la Federazione Italiana Laureate e Diplomate Istituti Superiori, FILDIS Fondata alla fine del 1920, che aderisce da subito all’IFUW Federazione Internazionale delle Donne Universitarie.

La prima sezione nasce a Milano nel 1920 ad opera di donne laureate per la maggior parte in materie scientifiche: Biologia, Chimica, Medicina, Ingegneria. Purtroppo i documenti relativi a quel periodo sono frammentari. Nel 1922 nasce la sezione di Roma sotto la Presidenza della filosofa Isabella Grassi, i cui Diari (1920-21) curati dalla Prof. Fiorenza Taricone, sono stati pubblicati nel 2000. Isabella credeva fermamente che l’impegno personale, anche di respiro internazionale all’interno delle associazioni, “elevava le donne culturalmente, socialmente e spiritualmente”.

Su iniziativa di Isabella Grassi, la Federazione si auto sospende nel 1935, per contrasti con il partito fascista, per poi ricostituirsi nel 1944 sotto la guida di Libera Trevisani Levi Civita. Oggi sono presenti sezioni su tutto il territorio nazionale.

L’associazionismo, quello femminile in particolare, si rivela, nella sua forma più alta, strumento indispensabile per potenziare le risorse individuali, superare le differenze, favorire lo spirito di gruppo e di appartenenza, responsabilizzare all’impegno, sostenere positivamente i cambiamenti: culturali, sociali, economici, ambientali, che caratterizzano il processo evolutivo della società attuale. Le associazioni femminili si dovrebbero distinguere non solo per la composizione di genere, ma per il modus operandi: mettendo in luce e facendo sempre più risaltare le migliori peculiarità della sensibilità femminile. Solo attraverso un dialogo costruttivo in cui ognuno si senta partecipe e protagonista avviene la piena valorizzazione delle risorse umane, per una maggiore incisività, a tutti i livelli: nazionale, europeo e internazionale.