Abito vicino alla Chiesa di San Luigi dei Francesi ed è quasi un impulso irresistibile entrarci spesso per ammirare le tele che vi sono esposte. Ma, frequentando la chiesa e interessandomi delle donne artiste, mi sono sempre fermata, per prima, nella cappella a sinistra, per poi proseguire verso Caravaggio.

La cappella è stata realizzata da una donna: Plautilla (che bel nome!) Nelli. Dunque, prima un saluto a Lei, poi a Lui, poi, di ritorno, nuovamente a Lei.

Una donna non poteva costruire, nel Seicento, una chiesa. “È impossibile – si diceva infatti Plautilla – lo giudicherebbero sconveniente se non addirittura scandaloso. Attirerebbe troppa attenzione. Pregiudizi di ogni genere si abbatterebbero su di me. Me lo impedirebbero con un pretesto o con un altro”. Ma nello stesso tempo era proprio questo pensiero dell’epoca che Plautilla voleva contrastare. “Rideranno di me? Facciano pure! Ma chi guarda le nuvole non miete” pensava in cuor suo perché “Tutte le cose grandi sembrano impossibili a chi delle cose grandi non è capace. E dopo che l’eco delle risate si sarà spento, la cappella sarà lì!” E così è.

A Plautilla Nelli è dedicato un libro interessantissimo scritto da Melania G.Mazzucco dal titolo L’ARCHITETTRICE, pubblicato da Einaudi.

Dunque Plautilla, giovane donna di umili origini, mentre trionfano Bernini e Borromini, ha trovato in se stessa l’audacia di confrontarsi con un mondo imperativamente maschile e di lasciarci felice traccia di sé. È un sipario chiuso che ora si spalanca su di lei con la grazia e la competenza di una scrittrice perfettamente a suo agio nel coniugare storia e poesia. Credo che da oggi il fiume di visitatori che si riversa verso Caravaggio sosterà anche da Lei, o, per lo meno, ci auguriamo sia così perché Plautilla merita il nostro plauso.

È il padre, Giovanni Briccio, materassaio, ma anche musicista, pittore e commediografo, a spingere la figlia verso la pittura. Ma la pittura non le basta, Lei vuole andare oltre. A questo proposito cito un passo di Melania Mazzucco che vi farà innamorare sia della scrittrice sia di Plautilla.

“Il professore avvicinò il naso alla superficie e inspirò l’odore dei colori, esaminò ogni figura. Bene, benissimo, virtuosissima signora Plautilla, concluse. Avevo visto la vostra Natività di Gesù da Pietro da Cortona ed ero sicuro che non mi avreste deluso. Mi compiaccio dei miei Pietro da Cortona. Un visitatore disattento li crederà del maestro. Ma, nel colpo del pennello, nel tratteggio del panno e nelle sfumature dei gialli e dei rosa riconosco lo sguardo sul mondo, la dolcezza, la forza silenziosa di una donna.

Non avevo mai pensato che la pittura potesse avere un genere, come gli esseri viventi, gli animali e i fiori, e gli ho confessato che non riuscivo a comprendere la sua teoria: l’arte non ha sesso, come la musica. Ma la poesia? Obiettò Ghibbesio. Vittoria Colonna non compose come Petrarca. E la mistica? Santa Teresa d’Avila non scrive come Sant’Ignazio. E la pittura è poesia muta, così ci insegnano gli artisti. E l’architettura? gli ho chiesto, allora incuriosita. Su questo la filosofia tace, cara signora Briccia: non esistono architetti donna”.

E per Plautilla, oltre agli incarichi prestigiosi, arriva anche l’altalena fiammeggiante dell’amore con l’abate Elpidio, consigliere del Mazzarino e poi del re di Francia. Grazie a lui, ma soprattutto ai propri meriti, ebbe, tra l’altro, la commissione della grande villa barocca a San Pancrazio, il Vascello, così chiamata perché somigliava proprio ad una nave. Purtroppo non possiamo ammirarla, perché distrutta, nel 1849, dai cannoni francesi durante la resistenza della Repubblica romana.

Infine una curiosità: anzitempo, Plautilla ed Elpidio vagheggiavano l’audace progetto di costruire una scalinata qual è quella che oggi porta da Piazza di Spagna a Trinità de’ Monti.

Peccato che ci siano voluti tanti secoli per riportare alla ribalta una donna eccezionale come Plautilla.

PS) Se, per caso, Melania leggerà questo pezzo, mi fa piacere farle sapere che, giovanissima, ho conosciuto sia suo papà che la sua mamma e ne conservo un caro ricordo.