naufragio-disegno_1346829L’articolo è ripreso da  REDATTORESOCIALE  www.redattoresociale.it   ROMA – Sarebbero oltre 400 i migranti considerati dispersi nel Mediterraneo, conseguenza dell’affondamento di un barcone su cui viaggiavano nel tentativo di raggiungere l’Italia dall’Egitto. La fonte della notizia è del tabloid britannico “Mail online”, che cita la Bbc in Arabo, che a sua volta cita media locali. Dunque, la notizia attende ancora di essere confermata nella sua terribile tragicità. Secondo il giornale la maggior parte dei migranti fuggiva da Somalia, Etiopia ed Eritrea. Solo una trentina di loro sarebbe stata tratta in salvo. E proprio l’ambasciatore somalo in Egitto ha detto alla Bbc in arabo che le vittime sarebbero oltre 400.

Una terribile ricorrenza. Se le notizie fossero confermate, si tratterebbe dell’esito tragico di altro viaggio della speranza che cade proprio nell’anniversario di un’altra terribile vicenda del mare: esattamente un anno fa infatti, il 18 aprile 2015, si verificò la morte in mare di circa 800 persone.

Un secondo naufragio nel Mediterraneo. Sei cadaveri sono stati recuperati ieri sera su un gommone carico di migranti diretto verso l’Italia, che si trovava nel Canale di Sicilia, a circa 20 miglia dalle coste libiche. Nel corso dell’operazione sono state salvate 108 persone.
La centrale operativa della Guardia costiera, ricevuta la richiesta di soccorso, ha inviato sul punto indicato la nave Aquariusappartenente ad una Ong. L’unità ha raggiunto il gommone, che, a causa del mare molto mosso, rischiava di capovolgersi. I migranti, trasferiti sull’Aquarius, hanno segnalato la presenza dei sei cadaveri, che sono stati trasferiti sulla nave.

Migrantes: “Una tragedia annunciata”. Per monsignor Giancarlo Perego, direttore della fondazione Migrantes, si tratta di “una tragedia annunciata”. “E’ paradossale che a un anno esatto da un’altra strage, quella in cui persero la vita circa 700 persone, le cui salme ancora in fondo al mare vengono recuperate oggi, si verifichi un’altra tragedia di queste dimensione – sottolinea Perego – Questo nuovo evento luttuoso ci dice che è sempre più necessario presidiare il Mediterraneo e riuscire a creare corridoi umanitari, che permettano non solo di salvare le persone in mare ma di accompagnarle in un percorso di inclusione. Anche il Papa da Lesbo, insieme all’arcivescovo di Atene e al patriarca di Costantinopoli ha chiesto che il Mediterraneo cessi di essere una tomba, al suo appello oggi dobbiamo rispondere in maniera concreta: togliendo i migranti dalle mani dei trafficanti e dal rischio di un viaggio pericoloso”.

Arci: “Morti a causa dei muri e del cinismo europeo”. Molto duro è il commento anche di Filippo Miraglia, vicepresidente di Arci nazionale. “Ancora morti nel Mediterraneo, alle nostre frontiere. Morti a causa dei muri e del cinismo europeo che impedisce loro di chiedere protezione attraverso vie sicure – scrive sulla sua pagina Facebook -. Come avrebbero potuto raggiungere l’Italia e l’Ue in sicurezza queste persone? Non ce lo dice il piano di Renzi (Migration Compact), né tanto meno i provvedimenti dei tanti governi e parlamenti europei sempre più orientati al razzismo e alla costruzione di muri.Anche la sceneggiata che andrà in onda oggi a Lussemburgo tra i ministri degli Esteri, punterà ancora una volta a chiudere, pattugliare, respingere e pagare i governi dei paesi d’origine e di transito per impedire alle persone di arrivare alle nostre frontiere.Una formula già usata, che ha dimostrato di non funzionare se non per aumentare gli introiti dei trafficanti e il numero di morti.Davanti a questa ennesima tragedia abbiate la decenza di tacere – conclude Miraglia -. Non ci raccontate la storiella che accordi con tiranni e governi inesistenti fermeranno le stragi. Le stragi si fermano se consentiamo alle persone di prendere un normale mezzo di trasporto con i loro documenti e con un lasciapassare europeo. Senza canali umanitari per un numero di ingressi adeguato alla crisi internazionale che abbiamo davanti agli occhi, continueremo a contare i morti e a vedere aumentare il razzismo”.

Astalli: “Orrore e sgomento, subito canali umanitari”. “Oltre 400 vittime nei due ultimi naufragi nel Mediterraneo sono la nostra onta. Oggi trovare le parole è una sfida titanica –sottolinea padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli – Orrore e sgomento, ma anche rabbia e dolore”. Secondo il centro Astalli l’Unione europea, “completamente allo sbando, è in ostaggio dei trafficanti. Si continuano a mettere in atto misure inadeguate, deleterie e per di più dispendiose lasciando che innocenti trovino la morte in mare. Una vergogna inaccettabile”. Per questo Ripamonti chiede che vengano avviati subito canali umanitari: “un’alternativa legale al traffico di umani. Basta chiusure, respingimenti, muri e campi di detenzione, accordi di rimpatrio. Non servono a nulla. Chi scappa dalla guerra non si può fermare – sottolinea -. Servono ingressi programmati, canali umanitari per chi scappa dalla guerra e deve chiedere asilo. Il fenomeno va gestito non ignorato né tantomeno contrastato”. Oltre a questo serve avviare “un’operazione di ricerca e soccorso organica  e di ampio raggio che eviti nell’immediato altre tragedie. I migranti vanno soccorsi e i trafficanti fermati. Questa è l’emergenza cui far fronte subito. Riprendiamoci il nostro mare. Salviamo vite umane, ne abbiamo già sacrificate troppe”. conclude.

Il canale di Sicilia è la rotta marittima in cui si registra il più alto numero di morti al mondo, sottolinea Oxfam: dall’inizio dell’anno già 219 persone vi hanno perso la vita. “Ciononostante, nel solo mese di marzo circa 10mila persone hanno deciso di attraversarlo per raggiungere l’Europa. Nei primi tre mesi del 2016 i migranti sbarcati in Italia sono stati quasi il doppio di quelli che sono arrivati il nostro paese nello stesso periodo del 2015. Solo la settimana scorsa, nel giro di pochi giorni, sono sbarcate più di 6.000 persone – scrive l’organizzazione in una nota – Molti di loro hanno già subito abusi prima ancora di salpare per il Mediterraneo, da parte dei trafficanti nei paesi attraversati durante il viaggio. Secondo le Nazioni Unite, i migranti in Libia sono spesso vittime di abusi, percosse e lavori forzati. Recentemente quattro migranti sono stati uccisi con un colpo di arma da fuoco mentre cercavano di fuggire da un centro di detenzione e altre 20 persone sono rimaste ferite”. Tra questi c’è Filsim, 22 anni, che ha passato 8 mesi in LIbia: “siamo stati imprigionati da una banda di trafficanti appena arrivati nel paese. Eravamo più di 20 nella stessa stanza, uomini e donne insieme. I trafficanti ci lasciavano spesso anche due o tre giorni senza cibo ed acqua, e ci picchiavano solo per divertirsi – racconta – Ho il seno pieno di cicatrici. Eravamo costretti a chiamare le nostre famiglie, chiedendo loro di inviare soldi ai trafficanti.” Filsim è stata rilasciata quando la sua famiglia è riuscita a pagare 800 dollari ai trafficanti come riscatto. Poi ha dovuto pagare altri 1.000 dollari per mettersi in viaggio verso l’Italia. “La risposta dell’Unione Europea alla strage di Lampedusa, e più in generale alla crisi del Mediterraneo, è stata quella di rafforzare il controllo delle frontiere anche attraverso il cosiddetto “approccio hotspots”, che prevede, poco dopo lo sbarco, una intervista sommaria mirata a distinguere – in maniera piuttosto arbitraria – tra richiedenti asilo e migranti irregolari. Ci sono persone disperate in condizioni disperate e l’unica risposta dell’Unione Europea è stata mettere l’interesse politico davanti alla sicurezza e alla dignità degli esseri umani – afferma Elisa Bacciotti, direttrice Campagne di Oxfam Italia – ma le tragedie in mare, come vediamo tristemente anche oggi, non si fermano e i respingimenti mettono in crisi il concetto stesso di protezione internazionale: l’Europa deve fare di più”.

Se i numeri del naufragio venissero confermati si tratterebbe della  più grande strage di migranti dall’inizio dell’anno. Per ora, però, sia Oim che Unhcr, raggiunte da Redattore sociale, non hanno confermato la notizia. Mentre una prima conferma ufficiale è arrivata dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, in queste ore a Lussemburgo per il Consiglio dei ministri degli Esteri Ue: “Siamo di fronte a una nuova  tragedia nel Mediterraneo. Stiamo cercando di avere notizie ulteriori dalle autorità egiziane – ha detto ai giornalisti – ma al di là dei dettagli, non c’è dubbio che anche il fatto simbolico che questo naufragio avvenga un anno dopo la tragedia che abbiamo avuto il 18 aprile scorso interpella le nostre coscienze e deve farci ragionare. In questo momento l’Europa non deve alzare muri, ma intensificare gli sforzi nei confronti dell’Afric