Laura Coghi lavora come Assistente Sociale in ambito sanitario e utilizza la poesia come strumento professionale nella comunicazione interpersonale e nelle attività di gruppo. Da evidenziare tra le esperienze formative un percorso di analisi Junghiana, l’apporto sociale e politico del Teatro dell’Oppresso, le Costellazioni Familiari e Rituali di Marco Massignan. La pratica poetica l’accompagna da alcuni anni in una ricerca esistenziale che unisce impegno civile e autenticità, potenziamento dell’empatia e manifestazione dei propri talenti. Appassionata di pratica amanuense, scrive spesso i suoi versi a mano, donandoli a chi incontra. Nel novembre 2013 pubblica la raccolta di poesie L’Amore come metodo, nella quale la poesia viene intesa come “linguaggio del Cuore” e dove la spiritualità è una componente importante. Successivamente edita Alberi d’uomo, la seconda raccolta poetica con prefazione di Alessia Colognesi della Cooperativa “Il Giardino dei viandanti”; una silloge che esplora la relazione con l’elemento Maschile contenuto in noi e le relazioni improntate a una reciproca valorizzazione. La dolce amazzone giapponese e il giardiniere della piccola bellezza è la sua terza raccolta poetica.

Il volume “Innamorarsi del Possibile” di laura Cighi nasce da riflessioni che l’autrice fa partire dalla sua partecipazione al convegno Prendersi cura di sé per prendersi cura degli altri che si è svolto a fine settembre 2009. Una autobiografia del senso di sé, dell’anima… dove compaiono molte poesie sotto forma   di appunti, di memorie, di strumenti professionali.

L’intento peculiare del Servizio Sociale può essere definito – scrive l’autrice –  come uno   stare  accanto  alla  persona  in  condizioni  fragili,  precarie  o  dolorose,  per  comprenderla e soprattutto per attivare un cambiamento significativo. Quando si instaura una relazione d’aiuto autentica, avviene un incontro a  più  voci ed emergono  storie pulsanti, spesso complicate, che meritano di  essere narrate proprio perché portano a costruire conoscenza, cogliendo  aspetti imprevisti ma fondamentali.  Perché ciò accada occorre cambiare lo sguardo, relativizzando  il modo di  pensare  basato  esclusivamente  sul  rapporto  causa – effetto  per  accedere  ad  un  linguaggio  nuovo  che  permett a  di  capire  ed  essere  capiti,  agendo  “con il Cuore” e non solo con la testa. (vedi  il  contributo  della  filosofa  Luigina  Mortari  in  ”La  sapienza  del  Cuore”). Uno  dei  linguaggi  che  partono  dalla  ricchezza  e  dalla  forza  del  Cuore  è  rappresentato dall’espressione  poetica,  quella  che  riesce  a  cogliere  la  Bellezza   anche   laddove   sembra   esistere   solo   tragedia,   quella   che  ridisegna la rappresentazione della realtà attraverso simboli ed immagini,  e  così  facendo  supera  la  dicotomia  tra  giusto/ingiusto  e  quegli  aspetti  conflittuali ad essa conseguenti, intraprendendo solo la Via del Possibile. ( A questo proposito è significativa, anche per l’attività di gruppo, l’opera  di Jerome Liss:”Per una comunicazione ecologica”).

I  principi  deontologici  del  Servizio  Sociale  non  vengono  smarriti  ma  semmai vivificati dalla valorizzazione della dimensione empatica  dell’incontro  e del rispecchiamento. Si  affaccia sulla scena anche l’element o della spiritualità , arricchito  dall’esperienza di confronto con differenti tradizioni religiose attraverso  la conoscenza di persone straniere provenienti da aree mussulmane,  animiste o sikk.  Inoltre, fondamentali sono stati per l’Autrice voci autorevoli in ambito  cristiano  (come  Enzo  Bianchi  e  Alex  Zanotelli)  e  buddista  (Thich  Nhat  Hanh).

Il  prendersi cura degli altri trova origine nel prendersi cura di sé, come ha  insegnato il pensiero della differenza, sorto all’interno del movimento  femminista. ( Vedi  Quaderni di via Dogana”L’oro delle vicine di casa”). Tuttavia, quando ci si prende cura degli   altri, occorre aver preso  consapevolezza di quale era il proprio posto nella famiglia e qui si affaccia  il percorso formativo delle Costellazioni familiari, intrapreso dall’Autrice  con il Dr. Marco Massignan del Centro Nemeton,  autore di “ Costellazioni  rituali ” , “Guarire i traumi”,” Sciamanesimo consapevole” .

L’Autrice ha finora pubblicato  sillogi poetiche ( “ L’Amore come metodo ” ,  “ Alberi d’Uomo ” ,  “ La  dolce  amazzone  giapponese  ed  il  giardiniere  della  piccola  bellezza ” )  nelle  quali  spesso  trasferisce  c oncetti  ed  esperienze  tratte  dalla  quotidianità  professionale.  Inoltre,  utilizza  la  poesia  come  pratica  professionale  sia  nell’incontro  individuale  che  di  gruppo,  confortata in tale direzione dai contributi di Donatella Bisutti ( “ La poesia è  un  orecchio ” ,  “ L’albero delle parole ” )  e  di  Chandra  Candiani  (con la  sua  attività con i bambini nelle scuole delle periferie milanesi ).

Non  da  ultimo,  anche  l’apporto  della  poesia  come  maestra  di  vita  suggerito  da  Leopardi  , nella  versione  rivitalizzata  per gli  adolesce nti  da  Alessandro D’Avenia con “ L’arte di essere fragili”. Infine , la maestosità e l’ironia del  teatro  shakespeariano  colto  da  Nadia  Fusini in “Vivere nella tempesta”, utilizzato come spunto a varie attività di  gruppo secondo le finalità della resilienza.

Nell’introduzione al libro si legge: 

Se innamorarsi è un’esperienza totale che coinvolge corpo, mente e  cuore,  la  questione  del  Possibile  porta  alla  definizione  del  limite,  di  ciò  che è fattibile, realizzabile. Qui  viene  affermato  il  principio  della  realtà  ma,  al  tempo  stesso,  la  sua  sovversione. La via visionaria si fa strada attraverso la pratica della poesia. Si affacciano così i mondi sottili dell’intuizione e della spiritualità. Registri narrativi solitamente in antitesi trovano qui un terreno comune:  diario,  autobiografia, manuale, poesia. La  partenza  del  testo  avviene  attraverso  alcune  poesie  che  tracciano  il  percorso di ricerca esistenziale che fa da sfondo all’approfondimento  della relazione d’aiuto.

Il  libro  prosegue  evidenziando  l’utilizzo  delle liriche  come  strumento  operativo  in  ambito  professionale  sia  nei  confronti  delle  singole  persone  che nell’ambito di gruppo (corsi di accompagnamento alla nascita, attività di   prevenzione della violenza di genere, gruppi che praticano   la  resilienza). Il  filo  conduttore è un’incessante ricerca della propria autenticità e la  celebrazione  della  bellezza  dell’incontro,  dove  l’altro  permette  un  rispecchiamento delle parti conosciute e meno conosciute di sè.  Accade così che gli aspetti metodologici vengano alleggeriti   dalla  soggettività  ed  i  versi  poetici escano dal recinto  aulico  della  difficile  comprensione.

In questi ambiti di impegno civile e di denuncia sociale, lo sguardo poetico funge da catalizzatore emotivo.  Prendersi cura di sé per prendersi cura degli altri Un convegno a fine settembre 2009 ha cambiato radicalmente il rapporto  tra il fluire della mia esistenza e l’approccio alla professione che svolgo  dal 1984, quella di assistente sociale.  Questo convegno aveva per titolo: “Prendersi cura di sé per prendersi  cura degli altri”, organizzato dal Centro Studi Hansel e Gretel di Torino.  In tre giorni,  noi partecipanti abbiamo   attraversato i   territori   della  meditazione,  della  pedagogia  ludica  e  delle  varie  forme  di  espressione  artistica, dal teatro alla poesia. Io  ho  ritrovato  la  poesia.  Poesia  che  avevo  sepolto  per  molti  anni.  E  ho  ripreso a scrivere, a esercitare la parola come bellezza.  La scrittura mi ha aiutato molto  a  prendere consapevolezza  dell’importanza delle emozioni sia sul versante personale che su quello  professionale.  Emozioni  come  conoscenza  di  sé  e  come  ponte  verso  l’altro.

Da quel momento-  ho fatto della poesia uno strumento capace   di  ampliare l’empatia nelle relazioni, qualunque fosse il contesto. Il titolo “Innamorarsi del Possibile” ha a che  fare  con  la  passione  e  la  fiducia  nella  possibilità  di  instaurare  relazioni  coinvolgenti  e  significative,  al di là dei condizionamenti sociali e di ruolo. Il  termine  griot  richiama  la  figura  del  cantastorie,  diffusa  nelle  zone  dell’Africa occidentale, dove il poeta ha una funzione sociale, di portavoce  dell’intera comunità, ovvero la mia aspirazione. Ecco perché in questa  autobiografia   compaiono   molte   poesie   sotto   forma   di   appunti,   di  memorie, di strumenti professionali.

Infine -scrive Laura Coghi –  utilizzo  l’espressione  inglese di social worker   in   quanto   le  esperienze qui raccontate, che vanno dal 1980 al 2017, con un breve tuffo  all’indietro nel 1973, seguono un filo che corre dentro e fuori dalle  istituzioni, nell’ambito delle associazioni di volontariato o nella corrente  d el movimento ecologista e pacifista.

Il  testo   ripercorre  le  mie  tappe  professionali  presso  i  vari  servizi: Consultorio di Noventa Vicentina (1984/1985) Servizio Psichiatrico  6 territoriale   di   Suzzara   (1986),   Ospedale   Psichiatrico   Giudiziario   di  Cas tiglione  delle  Stiviere  (1987)  Consultorio  Familiare  di  Suzzara  (1987 – 2017) . Oltre al racconto  di alcuni aneddoti, nei vari paragrafi metto in evidenza  alcuni aspetti: il  rapporto  con  le  donne  utenti  del  Consultorio,  con  particolare  riguardo  alle strani ere e alle future madri  il  ciclo  di  incontri  con  le  donne  al  Consultorio  di  Asola  sulla  prevenzione  alla violenza di genere l’attività con i Rom nel Comune di Moglia dal 2003 ad oggi I vari interventi effettuati nell’estate 2012 in concomitanza con gli ev enti  sismici, sempre a Moglia. La narrazione dell’attività del gruppo con finalità di resilienza “Viaggiare  nella tempesta” che ha portato allo spettacolo del 7.06.2017.

In  parallelo,  racconto  in  breve  le  esperienze  extra  professionali  quali:  l’intervento  di volontariato durante il terremoto dell’Irpinia (dicembre  1980), la partecipazione al campo naturista della rivista AAM Terra Nuova  a Caprarola (VT) nel giugno 1981, l’ospitalità presso Cà Morosini di Paride  Allegri nell’agosto 1981, la mobilitazione pac ifista all’IMAC di Comiso  nell’estate  1983,  la  presenza  come  intervistatrice  nella  ricerca  sull’immigrazione con il Centro Etnografico provinciale nel 1991, i viaggi  nell’ex Yugoslavia con il Coordinamento per la pace di Mantova tra il ’91 e  il ’93, la mar atona artistica nel novembre 2013 presso la mensa occupata  della Cartiera Burgo, la serata a sostegno di Emergency nel febbraio 2017,  la partecipazione ad alcuni laboratori durante la Biennale della Prossimità  presso l’Urban Center di Bologna nel giugno 2017, il campo settimanale di  Estateliberi a Crotone con l’Asso ciazione  Libera  nel  luglio  2017  e  quello  presso il Giardino della Memoria di San Giuseppe Jato nel 2018