Il  3 dicembre, alla Casa della memoria (Roma) è stato presentato il libro Estetica Anestetica di Carla Guidi pubblicato in aprile dell’anno corrente, nella “collana di varia cultura”delle edizioni Robin.

Estetica Anestetica è l’ultima opera di Carla Guidi, scrittrice e artista, giornalista, organizzatrice d’eventi, insegnante d’arte e poeta di cui ricordiamo, edite da Onyx, la sua prima raccolta (Come le bestie, 2004), e l’antologia I poeti incontrano la Costituzione (Ediesse, 2017) curata insieme a Massimo De Simoni.

È un libro dai forti contenuti autobiografici ma con uno sguardo allargato sull’Italia “dal Boom economico fino agli anni di Piombo”; opera che sfida le logiche correnti comprese quelle commerciali per le dense 535 pagine e l’inquietante immagine di copertina di Valter Sambucini: un ragazzo/morte che addenta un pezzo di pizza incartata. Immediato il rimando alle tante esplorazioni e riletture sull’essenza e sul rapporto corpo, estetica, l’immaginario (nel sottotitolo).

L’Autrice fornisce molti strumenti di lettura nel narrare il contesto italiano e nel narrarsi dall’infanzia alla maturità. È un tutt’uno di esperienze private e pubbliche, di sentimenti ed emozioni,  che ripercorrono, negli anni e nelle stagioni politiche, sindacali, economiche, gli eventi di maggiore rilevanza, la cui conoscenza è principalmente destinata alle nuove generazioni. Non a caso, le pagine aprono con la saggia preghiera cherokee: Oh Grande Spirito / concedimi la serenità di accettare / le cose che non posso cambiare. / Il coraggio di cambiare / le cose che posso cambiare. / E la saggezza di capirne la differenza.

Figura fondamentale e antagonista, per l’Autrice, è il babbo “che prima della fine di luglio completava gli ultimi lavori, affannosamente, per accontentare i clienti, sempre, anche quelli che arrivavano poco prima della chiusura per ferie” e la sera “praticava un certo rituale – metteva in ordine il suo repertorio da pesca (—), lo illustrava, simulava la pesca – mia madre scoteva la testa e masticava tra i denti qualcosa di innominabile”. (p. 191) . Figura amata e di molti insegnamenti, la nonna cui l’Autrice deve, tra l’altro, il racconto sulle donne durante il fascismo, la guerra, la Liberazione e il primo dopo guerra.

Osservatrice attenta della “terribile verità sulla recente guerra che l’Italia contadina aveva perso, insieme alla propria dignità, abbandonata all’interno di un’agonia lunghissima”, l’Autrice, quasi ventunenne, già partecipe del sommovimento sociale, delusa dalla “riforma universitaria bidone”, dal “raffreddamento dell’Autunno caldo del ’69 con lo Statuto dei lavoratori”, incontra in casa di un amico, Placido Scandurra, pittore siciliano (che firma il ritratto di Carla Guidi in retrocopertina). Gli viene riconosciuto il merito di aver provocato una profonda riflessione nell’Autrice, “l’inserimento nella mia testa di un’attitudine pragmatica”. L’uscita di casa, il cambio di vita, l’autonomia è faticosamente raggiunta. Trovato lavoro nel reparto profumeria di un grande magazzino, l’Autrice entra in contatto diretto con il mondo della moda e dell’estetica. Addetta al trucco, lavora con molta soddisfazione in una cabina: “Il pubblico stava dall’altra parte ed io ero dentro il meccanismo dello specchio dell’Estetica e questo mi dava una soddisfazione narcisistica di orgogliosa appartenenza”.

Segue il lavoro nel negozio del “Signor Pin” che componeva le sue creme di bellezza utilizzando composti erboristici, anche alimentari (es. cipolle) “che erano addirittura risolutivi in certe patologie. (…) Cominciavo a capire come ancora l’estetica, come pratica della bellezza, fosse allora un lavoro esclusivamente di facciata, così come la medicina dei medici di base si stava occupando in quel momento quasi prevalentemente dei sintomi.”(p. 438)

Inizia la riflessione sul corpo, sulla salute, sulla nutrizione; l’avventurarsi su percorsi alternativi e farlo, contemporaneamente, in vari campi. Il fitto intreccio dei tanti interessi e curiosità che spingono l’Autrice a costruirsi una nuova e propria identità, sfocerà nel giornalismo, nella saggistica su temi d’attualità e di memoria storica (Operazione balena, Edilazio, 2013), nel femminismo, nelle diverse espressioni dell’arte.

Il libro restituisce la critica sociale, i motivi storici e antropologici del rapido cambiamento e, in parte, declino di una società connotata da un frenetico consumismo, da una corsa verso le professioni più retribuite, a un generale tentativo d’elevazione di status, ma contemporaneamente dalla perdita degli ideali.

Il libro riporta, nell’incalzare degli eventi, gran parte degli aspetti laceranti la società, la perdita d’ideale, di memoria e di senso “di una società in cui molte persone, immerse in una sorta di Nirvana, rinunciano alla consapevolezza. Una forma di droga visiva e auditiva, l’estetica anestetica che faceva comodo ai Persuasori occulti, sempre in agguato, pronti a trasformare ogni moto dell’anima o della mente in acquisti sostitutivi.” (p. 493)

La puntuale ricostruzione di eventi nodali della storia culturale e politica italiana s’accompagna a quella tragica di terremoti naturali, politici e sociali, compresi attentati, processi mai celebrati o mai conclusi, tentativi seri o “da barzelletta” di colpo di Stato.

“Se il ’68 rappresentò il punto culminante di una parabola sociale di consapevolezza in ascesa, ne seguirà il ’69 della propria Ombra, quanto tutto ciò che non era evidente prima uscì improvvisamente allo scoperto mostrando la sua faccia oscura” (retrocopertina). Le ultime pagine “svelano” come l’occultamento riguardasse il tentativo di voler tornare indietro, il malessere di una guerra civile mai sanata perché non riconosciuta per tale e in cui la parte perdente, fascista e nazi-fascista, cerca di riemergere.

Tra le righe, tanti rimandi simbolici (es. il capitolo 10, titolato il “Sole nero”, parla delle tradizioni ermetiche e alchemiche dei due Soli, uno nascosto formato da oro alchemico e l’altro, visibile, di oro normale).

Infiniti personagg* s’affacciano a popolare le pagine con le loro vite, parole, umori, passioni, esperienze. Costante la preoccupazione e la denuncia di un restringimento della vita relazionale e democratica.

Aprendo con il rimando a La società dello spettacolo, di Debord, che riteneva “lo spettacolo il cattivo sogno della società incatenata”, Carla Guidi intende concorrere al risveglio “dall’incubo”, all’inversione di tendenza di una società dominata dall’estetica anestetica, al superamento delle crescenti distanze/solitudini dettate da tecnologie all’avanguardia ma che determinano finte forme di protagonismo e vicinanza.

L’Autrice dedica le sue ultime righe a Lucio Dalla “forse l’ultimo dei profeti”, la cui canzone L’anno che verrà, “è diventata una canzone cult, entrata nell’immaginario collettivo; una metaforica lettera ad un Caro amico, troppo lontano ormai nel disfarsi generale dei rapporti, con una forte attenzione alle speranze, ormai irrealistiche, che tutti ancora avevamo da qualche parte.” (p. 533)

Carla Guidi, Estetica anestetica. Il corpo, l’estetica e l’immaginario nell’Italia del Boom economico e verso gli anni di Piombo, Robin edizioni, 2018, E. 18,00.