trasformer_crUna importante iniziativa che permette di dare continuità alla proposta di far conoscere i creativi della trasformazione. Così anche alla Sala 1 verranno presentati nuovi talenti proposti da TRASFORMER  -organizzazione non profit-  che promuove artist* emergenti.

Transformer ritrova gli stessi obiettivi della Sala 1. Entrambe attente alla professionalità, alla coerenza e alla solidarietà di artist* che esplorano nuovi territori della creatività nella sperimentazione. Artist* che puntano sul cambiamento e sulla libertà. Voci diverse che si esprimono nel campo della visual art.

Durante l’evento verranno proiettate le opere più significative di Amy Hughes Braden, Jessica Cebra, Adam Dwight Griffiths e Youngpayne.

Per informazione: Sala 1  06-700 8691.  www.salauno.com www.transformerdc.org Un progetto a cura di Transformer e di Sara Esposito SALA1, Piazza di Porta S. Giovanni, 10 in Roma – Presentazione: 20 Aprile 2016 dalle ore 16 alle 21

La Sala 1 è uno spazio no profit nato da una ex chiesa trasformata in un centro per l’arte  nel 1967 dallo scultore Tito Amodei e gesatita per lunghi anni da Mary Angela Schroth. Galleria che si è arricchita con nuovi collaboratoria: Maria Elena Bucci, Cristian Conte, Giulia Di Giangiacomo, Erica Vommaro, Cecilia Maiolino, Evie Aaron, Tracy Ennesser, Qiao Ying Lin, Ilya Sajet e Sara Esposito che prende il posto di Chiara Ducatelli come curatrice.

 TRASFORMAZIONE : un concetto – oggi – fondante

Al Maxxi, Transformers, la mostra dedicata a pacifismo e ambiente tra scolapasta in plastica e foreste sospese
Al Maxxi, Transformers, la mostra dedicata a pacifismo e ambiente tra scolapasta in plastica e foreste sospese

Fino al 30 marzo 2016  al MAXXI di Roma sono stati protagonisti quattro artisti provenienti da nazioni diverse, eppure accomunati dalla voglia di trovare nella trasformazione un’alterativa stimolante. Si tratta di Choi Jeong-hwa, Didier Fiuza Faustino, Martino Gamper e Pedro Reyes.
Ognuno di loro attraverso una rivisitazione del concetto stesso di “trasformazione”

L’opera centrale di Pedro Reyes è Disarm. L’artista messicano ci offre una possibilità dell’arte assolutamente sublime che è quella di trasformare oggetti adibiti alla guerra (in questo caso le armi) distrutti e riassemblati che diventano strumento di pace e addirittura di conforto. La loro reinterpretazione in chiave strumentale ci invita all’ascolto di una melodia di resistenza. L’italiano Martino Gamper, da sempre legato all’oggetto-sedia ci offre una nuova interpretazione di questo elemento attraverso il riciclaggio: il riadattamento di questi oggetti banali di uso quotidiano che diventano strumenti per l’interazione sociale (una serie di sedie poste in cerchio, aperte all’uso pubblico). Il franco-portoghese Didier Faustino utilizza invece l’architettura che, da strumento funzionale, diventa qualcosa di estremamente poetico: attraverso elementi architettonici l’artista cerca un’alternativa alla tragedia di Lampedusa che ha visto la morte di molte persone. La sua è un’opera costituita da materiali di uso comune e trasformati in qualcosa di molto prezioso a livello sociale proprio perché si offrono come ausilio concreto alla tragedia stessa. L’artista cinese Choi Jeong-hwa cerca invece di trasportare l’artificiale, inteso dall’artista stesso come seconda natura, all’interno del contesto museale cercando una concreta connessione con lo spettatore. La sua opera centrale ovvero l’installazione costituita da palloncini colorati è adibita proprio a questo: lo spettatore è costretto ad attraversarla e a connettersi con questa.

Trasformazione, cambiamento, mutazione…ma proviamo a sintetizzare alcuni concetti proposti da Hou Hanru il nuovo direttore artistico del MAXXI

La nostra percezione del mondo si sta spostando dalla “realtà analogica” alla “realtà virtuale”. Il mondo reale in cui viviamo si sta rapidamente trasformando in una nuova realtà. Le espansioni di Internet e dei social media stanno sfocando e ridisegnando i confini tra noi, trasformando le diverse soggettività in “inter-soggettività”. Nuove tecnologie di ingegneria biologica e intelligenza artificiale trasformano il modo in cui ci definiamo come esseri umani, la sostanza stessa della nostra vita. Si tratta di trasformazioni molto profonde. Queste tecnologie rischiano anche di alienare la definizione originale e le forme della vita. La trasformazione è la parola chiave della nostra esistenza attuale. E tutti sono, in potenza e di fatto, trasformatori.

L’uomo è fuso con ciò che crea nella forma di un’estensione meccanica del corpo, e anche con l’invenzione della mente – l’intelligenza artificiale. Si tratta di un modo inaudito di ridefinire l’umanità, e ci porta verso un futuro ignoto. Un nuovo mondo in cui creature immaginate, disegnate e create dagli esseri umani rimpiazzeranno le vite “naturali”.

A causa del prevalere di questo genere di trasformazioni, tutte le discipline diventano estremamente professionalizzate e raffinate. Nel contesto dell’odierno capitalismo transnazionale, vengono subito convertite in strumenti di profitto e, al tempo stesso, oggetti di consumo. Nel frattempo, la società mostra una divisione senza precedenti tra una minoranza ricca e potente e una maggioranza povera e impotente. Anche per questo le innovazioni stanno raggiungendo il loro limite. La democrazia è minacciata. Si impone una rivoluzione, in termini di tecnologia e pensiero, di materia e filosofia, e dunque di economia e politica.

Ora, il ruolo del trasformatore – designer, artisti e altri creatori – può essere visto come la creazione di nuove forme di sinergie creative, capace di traghettare il mondo oltre la trasformazione materiale. Stiamo reinventando un nuovo lavoro creativo totale. Emergono così nuove soluzioni per risolvere la schizofrenia del nostro tempo, che ci riportano su un terreno più umano, e al tempo stesso decisamente contemporaneo: il sociale, il collettivo, il partecipato, il democratico…

Ma allora chi sono e come devono essere i veri creatori, o trasformatori, del nostro tempo? La nuova sfida è muovere, sollecitare la creatività di tutti in modo democratico per risolvere i problemi. Siamo tutti creatori del nostro destino: oggi il mondo è sempre più diviso tra ricchi e poveri in termini di accesso alle tecnologie. La democrazia è minacciata. Bisogna  ripensare alle questioni dell’uguaglianza e della condivisione. Immaginare una democrazia basata sia sulle dinamiche creative che sulla solidarietà. La forza della creatività dal basso stimolata dalla partecipazione attiva di moltissime persone, al di là dei confini e delle gerarchie delle professioni. Può essere una forza che aiuta a risolvere i problemi del nostro tempo.