Scrivo raramente di calcio, ma spesso di arte e di storia, ecco l’occasione per scrivere su questi tre argomenti riguardo un libro fotografico di Grazia Menna che ci fa vedere il mondo dello sport da un’angolatura privilegiata, quello che l’autrice definisce una chiave di lettura …

  • La chiave di lettura delle immagini da me esposte in questa mostra come proposizione estetica ma soprattutto politica, vuole mettere in evidenza proprio questo: la professionalità delle atlete e la loro consapevolezza di essere donne!

Per le inquadrature che compongono il “corpus” di questo mio lavoro non ho scelto i visi ma solo immagini di gesti atletici e armoniosi anche per sfatare la diceria che il calcio femminile sia inferiore a quello maschile! Infatti non è la forza fisica, tipicamente maschile, a prevalere nelle partite di calcio femminile, quanto la tecnica, i riflessi pronti e il perfetto gioco di squadra! –

Libro fotografico pubblicato a cura di Antonello Tolve (Lithos Editrice 2017) in occasione della Mostra dal 16 al 30 settembre 2017 all’Archivio Menna/Binga, sede romana della Fondazione Filiberto Menna, via Monti di Pietralata 16, Roma.

Una piccola premessa appresa dal web (focus.it):

Le origini del calcio femminile sono legate alla patria del football, la Gran Bretagna. In Italia, il regime fascista lo vietò: le donne dovevano essere madri, non calciatrici. Il calcio femminile arrivò tardi in Italia, solo dopo la fine del regime fascista. Ma c’entra anche la Seconda rivoluzione industriale: le squadre di calciatrici inglesi nacquero infatti come dopolavoro per le operaie. La più antica è la Dick, Kerr’s Ladies Football Club, fondata nel 1894 dalle lavoratrici della fabbrica di vagoni e locomotive (e poi di munizioni).

Tutto questo fa riflettere ed anche ricordare di quando, anche le donne italiane sostituirono, sui posti di lavoro, gli uomini andati in guerra, conquistando indipendenza in questo strano modo, mettendo per la prima volta i pantaloni. Per quanto riguarda poi i pantaloni corti, bisognerà aspettare ancora, anche se nello sport erano arrivate gonnelline a sancirne le differenze. Poi arrivarono i famigerati Hot shorts pantaloncini anni ’70, che trasformarono la trasgressiva minigonna nell’apoteosi dell’offerta sessuale, non voluta in questi termini dalle donne femministe che, proprio in quegli anni ’70 si vestirono con lunghe gonne e zoccoli, bruciando i reggiseni nelle piazze. Solo per cronaca, ricordiamo il noto “Processo per stupro”, straordinario documentario di Maria Grazia Belmonti, Anna Carini, Rony Daopulo, Paola De Martis, Annabella Miscuglio e Loredana Rotondo, trasmesso il 26 aprile 1979 e tutt’ora visibile sul web.

Adesso, mentre molte donne nel mondo (per le quali l’emancipazione femminile dovrebbe essere un diritto già acquisito) non possono più andare a scuola, non possono praticare sport, non possono uscire da sole, non possono scoprire il capo in pubblico ma stanno lottando lo stesso ed al prezzo della vita … constatiamo che il mondo è cambiato, non sempre in meglio … Questo titolo allora Tacco & Punta ci ricorda il ritmo di un passo di danza che si fa accelerato, fuori e dentro casa, da quando le donne si sono adattate a fare di tutto e soprattutto a non stare al “proprio posto” …

In particolare Grazia Menna, una figura all’apparenza minuta, che si muove con naturalezza a cavallo di una grossa moto, dopo i suoi innumerevoli viaggi nel mondo decide di seguire, con la sua Reflex, il campionato di Serie B 2016/2017 a Largo Preneste, negli ambienti della SSD Roma Calcio Femminile. Di questa avventura ringrazia tra l’altro nel libro, le atlete e le loro famiglie, per aver supportato la sua presenza a bordo campo per un intero anno e per aver condiviso sentimenti di solidarietà con i loro pensieri, le loro ansie e la loro passione soprattutto.

Si può parlare di quell’Antropologia del gesto di Marcel Jousse recentemente ripubblicato, quando si evidenziano, (anche attraverso la fotografia come in questo caso) gesti nuovi nella riscoperta del Calcio da parte delle donne, poiché la cultura femminile e la sua fisiologia è diversa da quella maschile? E’ una riscoperta interessante poiché queste donne non rinunciano alla loro femminilità ma la integrano in un fare elegante ed efficace nell’economia energetica di squadra, né rinunciano alla cura della persona, come nelle unghie smaltate, messe in evidenza nell’immagine di copertina. Nel calcio infatti le unghie non si rovineranno, poiché si usano piedi e gambe, queste infatti sono le protagoniste assolute delle foto che Grazia ha scelto di mettere in evidenza, una danza appunto di atletiche presenze.

Grazia Menna riassume i gesti con scatti di campo e, senza nascondere il suo entusiasmo, dedicando questo libro ai suoi genitori che, con amore, hanno assecondato le sue predilezioni per i viaggi, linfa vitale dei suoi interessanti reportage in tutto il mondo, ma anche per quella passione per il calcio declinato al femminile, iniziato addirittura con un No.

Poche volte mio padre non acconsentì alle mie richieste: una di queste fu quando gli chiesi di giocare seriamente a pallone in una squadra! Era verso la fine degli anni 70, quando ancora di calcio femminile si parlava poco oppure non se ne parlava affatto, anche se erano nate squadre, come la SSD Roma Calcio Femminile, già nel lontano 1965. Questo mio lavoro fotografico nasconde la sua radice, proprio in quel NO ricevuto da mio padre ! NO che comunque non frenò i mie ardori calcistici, seppur vissuti tra partitelle all’oratorio o in spiaggia d’estate. Ardore calcistico che negli anni è diventato curiosità e voglia di capire come, da quei lontani anni ’70, il movimento calcistico femminile si fosse evoluto. Ardore che mi ha portato oggi a seguire la SSD Roma Calcio Femminile durante il campionato di Serie B 2016/2017, sia negli incontri casalinghi quanto in quelli in trasferta, per provare a documentare lo “stato dell’arte” del calcio declinato al femminile.

Le passioni di Grazia sono state sapientemente descritte nel libro dallo Storico dell’arte Antonello Tolve che in “Taccuino di viaggio con spilla” cita José Saramago e lo spirito del viaggio che si chiama vita.

Sin dal 1983, quando incontra la sua prima reflex, Menna ha fatto infatti della fotografia il luogo di una riflessione e, nel contempo, il punto di partenza di un cammino che si è spinto, negli anni, tra i sentieri del reportage. Dalla Cambogia al Vietnam, dall’India alla Birmania, dalla Cina all’Indonesia, dal Cile al Perù, dalla Nuova Guinea all’Africa (Benin, Burkina Faso, Egitto, Etiopia, Mali, Togo), per inoltrarsi via via, con gli States (Houston, Los Angeles, San Francisco, New York: e come non ricordare l’America di Warhol), nell’ambito di una antropologia del contemporaneo, Menna ha disegnato indagini brillanti su alcune organizzazioni tribali (Arunachal Pradesh, Surma e Dani, volendone citare alcune) e sulle società del presente, più strettamente metropolitane. Accanto a questa vocazione – nel 1994 ha vinto, tra l’altro, la IV. edizione del premio Sebastiano Oschman Gradenigo – il cui racconto mira a rompere «la distanza tra lo spettatore e il soggetto attraverso la frammentazione e la vicinanza che rendono l’immagine inevitabile e penetrante», Grazia Menna presenta, oggi, un vibrante percorso di stampo podismantropologico, mi si lasci passare il lemma, dove i corpi diventano colpi poetici, sussurri e sussulti, atti frenati da uno sguardo che taglia le parole, che isola espressioni e gesti, che trattiene a sé gli strati emotivi della vita.

Il libro si conclude con due interviste fatte dalla stessa Grazia Menna alla SSD Roma Calcio Femminile – Insieme per crescere.

La SSD R.C.F è una società sportiva dilettantistica che oltre ad essere presente in vari campionati nazionali di Calcio a 11 e Calcio a 5, è una scuola per le giovani promesse del calcio femminile italiano; questo il motivo per cui il titolo: Insieme per crescere. Attualmente sono tre gli impianti sportivi di cui la SSD R.C.F. si avvale per portare avanti la scuola calcio e per meglio illustrare le attività sportive che vengono realizzate con le giovani e giovanissime chiedo aiuto a Valentina Casaroli, atleta professionista della SSD R.C.F. dove ricopre il ruolo di primo portiere della compagine e nell’ambito di questo ruolo, ha recentemente seguito dei corsi di specializzazione a Coverciano. Valentina oltre ad essere un’allenatrice è anche nello staff che seleziona le future figure di allenatrici/allenatori.

Rimandiamo alla lettura del testo, sottolineando però che negli ultimi anni è aumentato l’interesse delle stesse bambine verso questo tipo di sport, anche se devono lottare ancora con molti pregiudizi in famiglia e fuori, mentre l’impegno della scuola calcio della SSD R.C.F. fa un lavoro in sinergia con gli istituti scolastici promuovendo corsi gratuiti e presentando una proposta sportiva differenziata per fasce d’età, dagli 8 ai 15 anni. Tutto questo, ma anche il successo degli ultimi avvenimenti internazionali, ha ampliato l’interesse generale verso il calcio femminile e nello sport in generale senza esclusioni, nella garanzia di un percorso educativo e formativo, sempre nel rispetto delle regole e nel gioco di squadra.

Infine la seconda intervista dell’autrice riguarda il progetto Insuperabili Reset Academy, progetto nato a Torino per il coinvolgimento delle persone diversamente abili nello sport, specificatamente il calcio. Questa Associazione Insuperabili Onlus ha scelto, come partner su Roma, la SSD R.C.F. che ormai da tre anni a questa parte partecipa fornendo personale altamente qualificato. –www.insuperabili.eu.

Una breve ed interessante chiacchierata (che riassumiamo) fatta con Maria Iole Volpi – la quale oltre ad essere nello staff degli Insuperabili RESET ACADEMY di Roma, è anche una calciatrice professionista della SSD Roma Calcio Femminile – ci inserisce nell’ambito del progetto. Questo prevede interventi non solo con i ragazzi, ma anche con adulti diversamente abili e soprattutto coinvolgendo le loro famiglie, mentre uno staff esperto, composto da due allenatori con la qualifica AEC (assistenza educazione cultura), due psicologhe, un fisioterapista e due operatori come assistenti/allenatori preparano una scheda idonea degli obiettivi e dei progressi in itinere, il raggiungimento di risultati anche in termini di autonomia, sicurezza, autostima. Le psicologhe sono essenziali anche per aiutare a gestire le dinamiche comportamentali che, come si può immaginare, risultano più complesse ma sicuramente risolutive per il buon esito del lavoro di squadra.

Infatti la partita non è considerata solo un momento di svago, nessuno può sottrarsi allo spirito di competizione che è parte fondamentale della nostra cultura, però l’importante è il rispetto dell’avversario e delle regole, struttura portante di ogni tipo di sport e di gioco collettivo. L’allenamento prevede due incontri settimanali e la partita segue le regole del Calcio a 5, leggermente differenti dal Calcio a 11. Il campo è più piccolo e soprattutto non è un “calcio integrato” ossia la squadra è composta esclusivamente da ragazzi, maschi o femmine, con disabilità. Ma la cosa importante che si è verificata è che l’interesse del pubblico è cresciuto in questi ultimi anni, anche per merito dei genitori e simpatizzanti che sostengono le attività con costanza e dedizione.