ISTATUn comunicato stampa dell’Istat ha reso disponibili i dati relativi alla disoccupazione, agli occupati, e alle persone che non cercano lavoro perché giovani. Ma quello che salta agli occhi è che non viene minimamente indicata la ripartizione di questi dati per genere. Insomma, non si sa più quante donne cercano lavoro, quanto hanno smesso di cercarlo e quante invece sono occupate o preferiscono studiare.

Non è un caso che tutti i servizi radiotelevisivi e i giornali di oggi, 31 agosto, non abbiano fatto attenzione a questo problema, mettendo invece l’accento sulle varie interpretazioni che hanno dato la stura ai soliti scontri tra i partiti.

Se i dati divisi per genere l’Istat non li aveva, era però doveroso che i colleghi e le colleghe di ogni testata si ponessero il problema chiedendo conto di questa omissione alla direzione dell’Istat.  A questo punto non possiamo dimenticare che chi aveva introdotto la necessità di distinguere il genere nella ricerca statistica è stata la dott. Linda Laura Sabbadini direttore del Dipartimento per le statistiche sociali ed ambientali dell’Istat.  Se prima sapevamo quanto le donne faticano dentro casa (il 72% del lavoro delle cure domestiche è compito loro), quanto sono brave a scuole (più dei maschi), ma anche quanto nella nostra società è aumentata la povertà delle donne lo dobbiamo a Linda Laura Sabbadini.LAV

Tutte queste informazioni che ci riguardano  le abbiamo potute sapere fino al 16 aprile di quest’anno. Poi,  siamo sparite dai dati statistici. E, siamo sparite dal momento in cui la riorganizzazione interna  all’Istat accorpò  il suo Dipartimento a quello delle Statistiche economiche e Conti nazionali affidandolo a Roberto Monducci.  Nessun ruolo è stato previsto per Sabbadini che pure si era candidata per quella stessa carica e vanta un curriculum di tutto rispetto. Un sapere riconosciuto sia a livello  nazionale che internazionale, ma ottusamente negato dalla direzione dell’Istituto di Statistica. Alle persone che dirigono oggi l’Istat va ricordato che Sabbadini   ha guidato negli ultimi anni 4 volte la delegazione italiana all’Ilo (Organizzazione Internazionale del Lavoro) perché il suo dipartimento si occupava pure di lavoro e povertà.