Se son rose fioriranno…
“Bomba libera tutti. Stereotipi e differenze di genere in una classe delle elementari”: il documentario di Pina Caporaso e Daniele Lazzara a cui è stato assegnato il Premio Immagini amiche promosso dall’Udi e dal Parlamento europeo – Ufficio informazioneSe son rose fioriranno…….
_ ripeteva sempre mia nonna per ridimensionare aspettative che solo il tempo avrebbe risolto ed assistendo alla proiezione del documentario ”Bomba libera tutti. Stereotipi e differenze di genere in una classe delle elementari”, proiettato il 13 aprile presso la Casa internazionale delle donne di Roma, automaticamente ho pensato {{”qui una rosa è fiorita”.}}
Spiego: quando alcuni anni fa una giovane universitaria, {{Pina Caporaso}}, l’ideatrice del succitato documentario, venne a fare ricerche presso Archivia, Centro di documentazione e Biblioteca della Casa internazionale delle donne di Roma, come faccio spesso mentre le giovani ricercatrici lavorano con impegno, mi chiesi ancora una volta quali sarebbero state{{ le conseguenze di quel approccio teorico al femminismo}}. Ottime direi.
Certamente saranno stati molti i fattori determinanti gli {{“spostamenti”}}, per esempio, nell’esercizio del proprio lavoro e non tutti teorici, ma l’idea di laurearsi sui consultori degli anni settanta senz’altro ha facilitato molte scelte di Pina, per esempio quella di continuare ricerche sul self-help, quella di impostare fin dalla scuola primaria il lavoro quotidiano di maestra in modo da facilitare in bambine e bambini il percorso verso la consapevolezza circa le loro identità e contemporaneamente verso il superamento degli stereotipi che le vincolano.
La scelta della maestra può intervenire sugli stereotipi di genere con piccoli “spostamenti” rispetto alla didattica tradizionale. Si può lavorare sull’identità di genere come tema ben definito ma dice Pina ”questo non è solo un argomento, è qualcosa che attraversa tutta la tua presenza come insegnante in classe e quindi la tua relazione con le bambine i bambini” Nella tradizionale organizzazione degli incarichi come aiutante, bibliotecario, tecnico, ecologo si possono scambiare i ruoli: la bimba se vuole può occuparsi di computer e il bimbo può aiutare una compagna che si sente male, può occuparsi della pulizia della classe.
Il documentario testimonia questo e altro e a Milano gli è stato assegnato un riconoscimento di grande valore: il Premio Promosso dall’UDI e dal Parlamento Europeo – Ufficio d’Informazione Immagini Amiche in Italia, dedicato a pubblicità, programmi, Tv e siti web che non utilizzano stereotipi di genere e che promuovono una creatività innovativa in grado di diffondere immagini ‘amiche’ delle donne.
Tutto ciò perché nella scuola elementare “Galileo Galilei” di Pistoia, in cui già le insegnanti avevano impostato un lavoro sull’identità di genere, con l’aiuto di {{Daniele Lazzara}}, un bravo videomaker, {{la maestra Pina Caporaso}} nella sua quarta ha registrato le reazioni, le conversazioni delle bambine e dei bambini sollecitati a discutere delle differenze tra maschi e femmine con letture di fiabe, pubblicità televisive, narrazione di episodi legati alla famiglia, alla scuola, al tempo libero.
Nel vedere il documentario stupiscono {{la serenità, la serietà, la spontaneità, la proprietà di linguaggio }} con cui bimbe e bimbi riflettono, relazionano, interagiscono. Si capisce che sono abituati a lavorare in gruppo, dandosi spazio reciprocamente, ascoltandosi, a volte, soprattutto le bambine, mediando. Sono loro che alla fine di un’elencazione di difetti maschili, davanti ai maschietti dispiaciuti, offesi, dichiarano ” questi non sono uguali in tutti i maschi e non riguardano solo questa classe…”.
Tutte/i sembrano {{predisposte/i ad autovalutarsi per conoscersi e interagire con gli altri.}} Parlano del bello e del brutto, del giusto e dell’ingiusto, del pulito e dello sporco, del lavoro, degli interessi legati alla pubblicità, dell’amore e dell’amicizia, delle capacità di esprimere i sentimenti… Molti fattori avranno contribuito a determinare questo risultato ma certamente non si possono negare {{né lo spazio né la voce che il femminismo gli ha dato,}} spazio e voce che possono e devono continuare ad operare in questi nostri veri “anni di piombo”.
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