tagliomicSembrerebbe che tutto sia stato detto sul Giudizio michelangiolesco fin dal 1541, quando scatenò sentimenti dalla «stupefatta ammirazione alla scandalizzata ripulsa.»

Le pagine dotte e sorprendenti dei due autori – l’una docente di Iconografia e Iconologia all’Università di Urbino e l’altro storico dell’arte, poeta e fotografo – riservano sorprese.

Nella «vasta metafora della cultura umanistica, nelle sue sofisticate allusioni simboliche, nutrite anche dal nuovo afflato religioso» del Giudizio, ravvisano un nuovo autoritratto di Michelangelo nel profilo maschile nella parte posteriore del velo di Maria. Un profilo che «l’appoggio della mano destra della vergine rende pensoso» e che viene comparato con quelli del busto bronzeo di Daniele da Volterra e del ritratto di Bonasone.

«Questo da noi scoperto è l’autoritratto più segreto e singolare che Michelangelo ci abbia lasciato, obbligando a orientare l’analisi critica nel suo terreno più difficile ma necessario per capire quella fondamentale dimensione privata, quel connubio arte-esistenza, in cui solo può attuarsi la Redenzione per il nostro Artista» affermano i due Autori  della straordinaria opera a quattro mani che, in modo chiarissimo intitola un capitolo della seconda parte: «Un uomo in una donna».

Nelle pagine dedicate a Il Tempo ha un doppio fondo, Paolo Carloni prende le distanze dal «luogo comune che vuole Michelangelo poeta dantesco par excellence» e rileva la poca se non nulla importanza data negli studi sul Giudizio e sull’Artista «all’influsso di Francesco Petrarca (…) Eppure tra le fonti utili a comprendere le ragioni dell’inedito, audace doppio volto della Madonna, prende particolare importanza il Canzoniere petrarchesco».

Per gli A., Petrarca e Michelangelo furono entrambi «consapevoli eredi della tradizione pagana classica e di quella opposta cristiana, entrambi lacerati dalle contrarie sollecitazioni di una persuasiva retorica comunicativa e di una rigorosa filosofia dell’essere» ma è il primo ad aver fornito al secondo «la decisiva sollecitazione a dotare la sua Vergine di quell’inusitato attributo prudenziale del doppio volto.»

Altro influsso individuato per il “doppio volto”, quello del Bronzino nella prima versione della Deposizione  per la Cappella di Eleonora da Toledo (circa 1545), in cui fece «una sofisticata chirurgia che rese due figure distinte, complementari.»

Le analisi iconografiche sul “doppio” s’espletano, nelle pagine iniziali di Monica Grasso sulla Figura della Vergine e ad alcune problematiche iconografiche del Giudizio, anche in un approfondito percorso storico-artistico e tematico sulle erme bicipiti e sulla Virtù della Prudenza: «virtù umanistica per eccellenza, straordinariamente diffusa, sopratutto nei cicli di affreschi in cui le Virtù compaiono quale corollario morale degli episodi narrativi.»

Al concetto e all’atteggiamento prudenziale ravvisato in Maria fa riferimento iconografico il piede della Vergine che sfiora la “graticola” portata a spalla da San Lorenzo come se fosse una scala: Janua Coeli, Porta del Cielo. Immagine di grande suggestione e successo controriformista.

Innovativa l’analisi dell’influsso di Vittoria Colonna sul capolavoro sistino di Michelangelo nel cui intreccio di linguaggi semantici gli Autori individuano più prese posizione nel dibattito pre-tridentino sull’ortodossia religiosa e sul ruolo storico della Chiesa.

Michelangelo s’afferma in queste pagine non solo come massimo artista, ma come «il più grande pensatore del Cinquecento insieme a Erasmo, con l’ovvia differenza che i suoi concetti e pensieri sono espressi in immagini e solo in quest’ultime trovano la loro ragion d’essere», poiché «…unicamente la pittura può superare il non-finito della Storia. Il privilegio della pittura consiste nel suo carattere di apparenza che la isola dall’affronto della realtà, un privilegio inteso come noli me tangere.» Essa «è materia perché si lascia ancora vedere ma è spirito perché non si lascia toccare.»

Libro affascinante e rigoroso, con ampia documentazione e di grande capacità comunicativa.

Monica Grasso e Paolo Carloni, L’uno e l’altro volto. Michelangelo, Vittoria Colonna e la Vergine del Giudizio Sistino,  Ginevra Bentivoglio EditoriA, 2016.625_425_1_2_3

per ascoltare la relazione dell’autrice Monica Grasso andare sul sito

http://www.radiocolonna.it/arte_e_cultura/20160701/33818/una_nuova_interpretazione_del_giudizio_universale_di_michelangelo/