Rossella CasiniQuanto troverete su Rossella Casini, è frutto di stralci dalla Rete che citerò alla fine. Ne scrivo anche per chi rimane su questa terra, per chi lotta per avere giustizia.

Esiste una sua foto, unica… recuperata dal libretto universitario, di lei studentessa 19enne, uccisa dalla ‘ndrangheta per aver collaborato con la giustizia, grazie ad Andrea Bigalli, coordinatore regionale dell’associazione Libera-Toscana e a Francesca Chirico, giornalista calabrese che alla giovane Rossella ha dedicato nel 2013 un suo libro dal titolo “Donne ribelli in terra di ‘ndrangheta”: “Gli individui si riconoscono, anche nella loro dignità personale, nei tratti somatici della faccia, che è elemento distintivo di ogni persona da un’altra”.

Era il 22 febbraio 1981 quando una giovane studentessa di Firenze, Rossella Casini, chiamò suo padre per l’ultima volta. Si trovava a Palmi. «Sto rientrando», gli disse inconsapevole che stava, invece, per incontrare i suoi carnefici e affrontare il suo martirio: è stata uccisa, fatta a pezzi e gettata in mare. È morta per amore, Rossella. In anni in cui la parola mafia nessuno osava nemmeno mormorarla, lei aveva convinto il suo fidanzato, Francesco Frisina, a rompere il silenzio e a svelare la lunga scia di sangue che aveva toccato anche la sua famiglia nella faida tra le cosche Gallico-Frisina e Parrello-Condello.

Se non le avessero rubato il futuro, se 35 anni fa – il 22 febbraio 1981 – non l’avessero rapita, violentata, fatta a pezzi e gettata nella tonnara di Palmi, Rossella Casini avrebbe compiuto 60 anni il 29 maggio prossimo. Impossibile immaginarlo guardando la sua unica foto, recuperata da Libera nel libretto universitario di 40 anni fa. Un viso fresco, bellissimo e triste da Madonna rinascimentale. Oggi Rossella non sarebbe più così graziosa ma forse avrebbe dei figli e dei nipoti e farebbe la psicologa a Firenze.

Avrebbe vissuto una vita fatta di gioie e dolori “normali”, se non avesse avuto la sventura di innamorarsi di uno studente universitario di Palmi, Francesco Frisina, e di finire stritolata in una feroce faida di ‘ndrangheta, fra le due cosche contrapposte dei Gallico – Frisina e dei Condello – Porpiglia. Il suo omicidio – ha scritto la corte di assise di Palmi – è forse l’episodio più turpe di quella guerra di mafia. Una guerra nella quale il bene non ha trionfato. Rossella è scomparsa per sempre.

Il suo fidanzato è divenuto, secondo le accuse, un riciclatore di beni mafiosi. La cognata Concetta, descritta dai giudici come intrisa della cultura mafiosa della dissimulazione e dell’omertà, accusata di aver ordinato la morte di Rossella e assolta con la formula del dubbio, insegna Italiano, Storia, Educazione civica e

Costituzione nell’istituto comprensivo statale De Zerbi – Milone di Palmi. Suo marito Giuseppe è stato più volte processato, suo figlio Alessandro è accusato con lo zio Francesco di investimenti mafiosi a Roma.

Il corpo di Rossella non è mai stato ritrovato. Non c’è una tomba per piangerla. I suoi anziani genitori sono morti di dolore, senza avere giustizia. Nonostante l’impegno di alcuni magistrati e di qualche investigatore, lo Stato si è rivelato lontano e impotente.

Non sapeva nulla della ‘ndrangheta Rossella, studentessa di Psicologia all’università di Firenze, figlia unica di un operaio in pensione della Fiat e di una casalinga. Nel 1978 conosce Francesco Frisina che studiava Economia. Un amore grande, importante, i due ragazzi si fidanzano ufficialmente, i genitori si conoscono. Tutto sembra scorrere felicemente per quell’appassionata ragazza dagli occhi chiari. Fino al quattro luglio del 1979, quando Domenico Frisina, padre del suo fidanzato, viene ucciso in un agguato da due sconosciuti. È così che Rossella, che in quei giorni era a Palmi, viene catapultata nel gorgo delle faide di ‘ndrangheta. Ma lei non scappa, resta accanto a Francesco fino a quando anche lui, a dicembre dello stesso anno, viene colpito alla testa nel corso di un’imboscata e scampa alla morte per miracolo. È Rossella che lo fa trasferire a Firenze, in una clinica neurochirurgica, lo assiste e durante la convalescenza lo convince a parlare coi magistrati, a rompere il muro d’omertà che circonda gli affari della sua famiglia. Anche lei racconta quello che sa. Quello che ha visto e che ha intuito lo riferisce al sostituto procuratore di Firenze Francesco Fleury. L’indagine venne poi trasmessa a Palmi. Il 22 febbraio del 1980 Pino Mazzullo, cognato di Francesco, marito di sua sorella Concetta, viene intercettato mentre dice: «Ci ha inguaiato tutti».

Quello che è avvenuto è un fatto gravissimo al quale rimediare al più presto. La famiglia convince bene presto Francesco a ritrattare, cosa che costerà il carcere a lui e a suo cognato. Rossella, sempre innamorata, sempre vicina al suo Francesco, continua a viaggiare tra Firenze e Palmi. A pochi giorni dal processo scende in Calabria per parlare con un giudice. È il febbraio 1981. «Sto rientrando», dice a suo padre, Loreto Casini. Una storia familiare tragica che costa la vita alla madre di Rossella, morta qualche anno dopo la sua scomparsa per il troppo dolore provato per la perdita della sua unica figlia. Il papà Loreto non si da pace, cercando insistentemente la figlia. Fino a quando, il 22 luglio 1994, legge sul giornale: “Rossella ragazza antimafia tutta da sola da Firenze volle affrontare cosa nostra. Allora la fecero a pezzi”. Solo dopo 13 anni, il silenzio sulla sparizione di Rossella viene interrotto dalle rivelazioni di 3 collaboratori di giustizia. Una verità emersa brutalmente, come se nessuno potesse prendersi la briga di avvisare quel padre che rischia di impazzire e la sua famiglia.

riferimenti

http://firenze.repubblica.it/cronaca/2016/02/21/news/chi_e_rossella_casini_che_oggi_avrebbe_sessant_anni-133801454/

http://www.corrieredellacalabria.it/index.php/cronaca/item/43405-il-ricordo-di-rossella,-che-sfid%C3%B2-la-ndrangheta-per-amore

http://www.legalitaegiustizia.it/evento/rossella-casini/

Rossella Casini, una targa per la studentessa uccisa dalla ‘ndrangheta