Intervista sul canale YouTube dell’associazione a Anna Peter Mrio, attivista della diaspora tanzanese in Italia, che invita al SIT-IN di protesta (12 febbraio, piazza RISORGIMENTO a Roma, h. 9 -13), in occasione della visita della Presidente, Samia Suluhu Hassan, a Papa Francesco.

La protesta contro di lei, già vice del defunto Magufuli (Partito della Rivoluzione), chiede un cambio di regime: nuove leggi democratiche, una Costituzione, rispetto dei diritti umani e la fine delle politiche economiche neocoloniali che negli ultimi decenni hanno svenduto le ricchezze portuali, forestali e minerarie a stranieri – Arabi, Cinesi, Russi, Occidentali – con contratti tenuti segreti. Ben 29 quelli firmati dalla Presidente, per sua ammissione e per quanto denunciato nella lettera dei Vescovi di Tanzania all’ONU. La protesta, interna e in diaspora, chiede l’annullamento di quei contratti, una redistribuzione più equa delle risorse e delle ricchezze. Nata dall’unificazione della Repubblica di Tanzania con la Repubblica popolare di Zanzibar (1964), la Tanzania è un paese bellissimo, plurietnico, plurireligioso e con immense risorse, ma vessato da politiche “abusanti e violanti” anche l’identità delle comunità locali espropriate, forzosamente, e allontanato dalle sedi ancestrali senza adeguati ricollocamenti e risarcimenti, a favore degli acquirenti, specie se in località minerarie o di caccia. Esemplare il dramma dei Maasai di Ngorongoro, oggi circa 80.000, nel Parco del Serengeti, espropriati nel 1982 a favore della Ortelo Business Corporation (OBC, Dubay) che ottenne anche licenze di caccia ampliandosi in quasi 1500 chilometri di terre maasai. La resilienza di quel popolo pastorale e guerriero superò ogni divieto governativo di pascolo e di coltivazione, d’accesso all’acqua, al cibo e al reddito, a fronte di una pesante strategia di espulsione (2009). “Le donne sono disperate, quando arrivano i poliziotti i figli scappano nella savana, in bocca ai leoni” dice Anna Peter Mrio, nel chiedere sostegno alla campagna internazionale pro-Maasai che conta anche la condanna UE agli sfratti (risoluzione del 13 dicembre 2023). Per l’attivista, la Presidente “non ha cambiato la situazione neanche per le donne” sia rispetto al lavoro che alla salute, all’accesso ai servizi che gran parte della popolazione non si può permettere. Fuori campo, ha parlato delle “coperture assicurative tolte ai bambini” e della “mancanza di cura per chi non abbia un’assicurazione”, citando anche morti da parto dovute alla povertà. La forbice delle disuguaglianze per censo e per sesso e per età si allarga in un paese dalla grande conflittualità interna e ai confini, acuita dalla pressione dell’Isis nella regione africana e si alza la richiesta di sicurezza sociale, garanzia dei diritti in un clima definito da Anna Peter Mrio talmente “soffocante” da creare un “malessere anche psicologico generale.” “Abusi e violenze, uccisioni, sparizioni di donne e di uomini” fanno parte della narrazione quotidiana mentre si avvicinano le elezioni 2025 in cui la Tanzania vuol parlare: “…da quando siamo nati siamo stati sempre in silenzio, poi il Partito della Rivoluzione, al governo, ha tradito le nostre aspettative, non ne possiamo più! Abbiamo leggi vecchie e un partito solo! chiediamo alla Presidente di accettare un percorso costituzionale, non si può vivere senza una Costituzione che dia gli indirizzi generali; vogliamo che il Governo non sia più il nostro problema.” Le reti tanzanesi della dispora, specialmente in Europa e in America, hanno creato forti associazioni, come “L’Associazione dei Tanzanesi nella diaspora” con presenze anche nella “Associazione delle Donne panafricane nella diaspora.”

Qui sotto il COMUNICATO STAMPA della Wilpf – Italia (Women’s International League for Peace and Freedom/Italia) per il Sit-in del 12 febbraio