elisabetta-di-wiedDebutta in prima nazionale al Teatro India di Roma il 3 e il 4 dicembre (ore 18 e ore 21) “Elisabetta di Wied. Sotto falso nome” scritto e diretto da Maria Inversi, sulla figura della regina rumena Elisabetta di Wied (1843-1916) poeta e scrittrice sotto lo pseudonimo di Carmen Sylva. A vestire i regali indumenti della scrittrice amata in particolare per i suoi aforismi, l’attrice e danzatrice Valeria Mafera, sospesa tra realtà, leggenda e immaginazione e accompagnata dalla voce e dal suono alla chitarra di Virginia Guidi.

Danza e musica, ritratto di donna, regina e misteriosa letterata: questo vorrebbe essere “Elisabetta di Wied. Sotto falso nome”. Un canto di libertà femminile. Un tentativo di esistenza sensibile e libera nonostante il ruolo pubblico.

Che cosa significa “essere liberi” per una donna? Scegliere di non corrispondere al luogo comune. La Carmen Sylva tratteggiata da Maria Inversi, da trent’anni impareggiabile scultrice e metteur en scène del mondo femminile, viene a dirci, nella lingua e nell’ambiente del nostro tempo, che la felicità di una donna non risiede affatto nel benessere economico o sociale, ma nella propria capacità di autoaffermazione e reinvenzione.

Carmen Sylva non è l’ennesima Nora ibseniana, non ha la sua frivolezza. Il suo animo tormentato produce poesia attraverso l’amore per le lettere in tutte le sue forme, coltivato nelle relative e differenti espressioni linguistiche e culturali. La vita della regina rumena scrittrice e poliglotta (quattro le lingue da lei parlate e scritte), contestatrice, ribelle e attenta al prossimo – come la Inversi l’ha immaginata – si configura così come un esempio di riflessione politica per donne e uomini. Un’occasione per rileggere il passato sempre nostro presente.

Le poesie della regina Elisabetta di Wied non sono ancora state tradotte in lingua italiana: per questo motivo, il testo drammaturgico si sviluppa sul filo delicato dell’immaginazione dell’autrice nel tentativo di inaugurare il processo di scoperta in Italia di questa donna “in anticipo di un secolo sui tempi”.

Nella sua esistenza scenica e immaginifica, lo spettacolo veicola la positività del messaggio sociale e incarna a sua volta un paradigma positivo per tutte le donne che si sentono oppresse e incastrate nei propri ruoli, istituzionali o familiari. Come un inno alla molteplicità dell’essere, in cui corpo, movimento e voce si integrano, la regista comunica che combattere in ciò che si crede, e per il bene del mondo, lo si può fare da qualsiasi posizione sociale e culturale.

Con Elisabetta di Wied. Sotto falso nome, Maria Inversi conferma, così, il suo interesse per la scoperta e la narrazione di personaggi non conosciuti e il valore di ogni soggettività. Lo dimostrano chiaramente testi appena pubblicati sulle identità maltrattate e ferite di giovani e donne ingiustamente condannate o di uomini che perdono il lavoro. Per lei, l’attenzione a un passato che si riattualizza, così come all’oggi, è di vitale importanza per costruire futuro.

Note di regia  – Perché nel 2016 occuparsi di una regina?

Il DNA partecipa alla costruzione del carattere e della personalità di ognuno/a tale che lui/lei diviene sensibile a mutamenti legati all’ambiente anche sociale, e costruisce eredità dell’individuo unico e inimitabile quale fu Elisabetta de Wied. Intelligente, sensibile, ribelle, volitiva, tentò di muoversi nella rigida struttura aristocratica con tutta la libertà che le fu possibile.

Nel testo ho immaginato che attraversasse epoche e giungesse fino a noi moderna com’era, anzi vicina alla gioventù e, forse, più capace di giocare con ironia, sorridendo alla vita pur nel dolore. Attraverso due frasi che ho scritto su di lei, tento di indirizzare lo sguardo del lettore/spettatore da quel ieri (moti del quarantotto) all’oggi vertiginoso: “…l’annuncio dell’era che cambiava mi poneva nuove domande sull’umanità, Elena, la Romania, la Germania e l’assetto geo-politico dell’Europa…” “… ero come la folata che arriva improvvisa e ti lascia, non più com’eri. Io ero la gioventù…”. Elisabetta scriveva sotto lo pseudonimo di Carmen Sylva, mentre manteneva il suo nome per le traduzioni. Poliglotta, attenta al prossimo e alle diversità, ho immaginato che il suo desiderio di essere amata dai romeni e il ruolo di cui era investita, la portarono a privilegiare il romeno anche come lingua madre e creativa. Ironicamente in polemica con le femministe del tempo, si concesse però una fuga da Carol I non condividendone alcune scelte, e venne in Italia. Viaggio di cui non vi è fin qui traccia e che, come autrice, ho collocato tra il Nord e il Sud d’Italia, tra città come Venezia e paesini come Ronciglione o Vieste. Il poliglottismo della scrittrice regina viene utilizzato in scena qui e lì a dirci che le lingue con cui dobbiamo convivere e che ci influenzano sono tante e non più pure. In anticipo sui tempi lei capì che dalla crisi della monarchia sarebbe nato un nuovo assetto politico-sociale che avrebbe attinto ai nascenti valori socialisti (1867: pubblicazione de Il Capitale). Sulla di Wied (nel 2012), tedesca e sposata a Carol I Hohenzollern-Sigmaringen, trovai articoli di stampa internazionale e chiesi alla poeta moldava Tatiana Ciobanu di aiutarmi nel reperimento di testi della Sylva che Ciobanu mi tradusse simultaneamente. Nel prendere appunti mi sono formata l’idea che, del personaggio, offro nello spettacolo. La regia intreccia da sempre classico e contemporaneo, qui canto-vocalizzi (come sua voce interiore che copre circa due secoli) e movimenti tali da giungere ai giorni nostri (o raggiungerci) con provocazione.»

Biografie artistiche

MARIA INVERSI attrice, autrice e regista esperta di teatro e universo femminile. Giornalista e scrittrice membro della Società Italiana delle Letterate.
Direttrice dell’associazione culturale Alfabeti Comuni fondata nel 1991, negli anni di attività teatrale e culturale svolti, ha realizzato spettacoli, eventi e pubblicazioni, e ricevuto riconoscimenti per il suo lavoro sul teatro e l’esplorazione del femminile.
L’interrogazione estetica-etica e contenutistica di Alfabeti Comuni ha posto l’accento sul come narrare un ‘io femminile’ che partisse dall’essere donna, relazionandosi al mondo dall’interno del sistema socio-politico e dunque culturale.

Premi di scrittura: Premio “Donne e Teatro” promosso da “Inner Wheel” (2000) per “Al di là del filo” (sul tema della guerra), pubblicato con Edizioni Borgia, Roma; “Io no – Dio conta le lacrime delle donne” (monologo sulla violenza sessuale) è stato finalista per la drammaturgia al Premio Flaiano (2000) e Aquilegia Blu (Torino, 2000) e primo premio “Piceno” (2003); “Non voglio più ricordare” (racconto), primo premio Fersen (2003), attraverso il quale il testo è stato pubblicato anche, con “Editoria & Spettacolo”; “Una porta aperta verso Oriente (racconto) è nella cinquina del “Premio Teramo” 2004 e premio “Piceno” anno 2003; “Un vestito azzurro”, dittico per quattro personaggi, viene segnalato nel volume “Donne e Teatro – Inner Wheel” (2003), “Un uomo senza Ambizioni” ha ricevuto il primo premio “Donne e Teatro” 2004 (la commissione era presieduta da Franca Angelini).

VALERIA MAFERA si è diplomata all’Accademia “Silvio D’Amico”, ha frequentato vari seminari di interpretazione (Ivana Chubbuck e Nikolaj Karpo, Francesca De Sapio, Michele Monetta). Studia danza classica per poi specializzarsi nei linguaggi del contemporaneo a New York e in Italia con Giorgio Rossi (“Sosta Palmizi”), Sasha Ramos e altri. A teatro è diretta in ruoli primari e non (tra gli altri) da Mauro Avogadro, Simone Carella, Armando Pugliese, Matteo Garrone, Marco Lucchesi, Renato Giordano, Vanessa Gasbarri e molti altri. Al Cinema e in Tv: Togliani, Fineschi, Clemente, Ciccone, Canitano, Ponticelli, Elia e altri. E’ stata scelta per alcune campagne pubblicitarie, tra cui: Regione Lazio e Banca di Roma. Svolge volontariato per la Croce Rossa Italiana.

VIRGINIA GUIDI si specializza al Conservatorio S. Cecilia di Roma con una tesi sul rapporto tra interprete e compositore nella musica elettroacustica. Oltre alla musica di scena, la sua attività spazia dalla musica cameristica a quella contemporanea. Si è esibita in Italia e all’estero (Washington D.C. – Ambasciata Italiana; Pechino – National Centre for the Performing Arts; Roma – Camera dei Deputati, Accademia Filarmonica Romana), su reti televisive nazionali e in importanti Festival di musica e di arte contemporanea. Dal 2013 è direttrice artistica del Festival di Musica Classica Note tra i Calanchi di Bagnoregio (VT).

ELISABETTA DI WIED. SOTTO FALSO NOME

3 dicembre ore 18 – 4 dicembre ore 21

Teatro India (via Lungotevere Vittorio Gassman, 1)

Testo, allestimento e drammaturgia musicale

Maria Inversi

Attrice e danzatrice: Valeria Lafera
Voce e chitarra: Virginia Guidi
Assistente alla regia: Maria Antonietta Trincucci
Ufficio stampa e comunicazione: Renata Savo
Traduzione dal romeno delle poesie e aforismi: Tatiana Ciobanu

Biglietti

Intero: 20 euro

Ridotto: 18 euro

Gruppi di sei: 10 euro
Operatori: 7 euro

info Associazione Alfabeti Comuni | T. 338.942.41.43 info@alfabeticomuni.it

prenotazioni Teatro di Roma | T. 06 684000346

ufficio stampa di Maria Inversi | Renata Savo T. 3201915523 rensavo@gmail.com

Siti web: http://www.alfabeticomuni.it/ ; http://www.teatroedonne-inversi.it/

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