Dopo la trasmissione di Report dello scorso 17 aprile sul vaccino anti-papilloma virus  è partita una vociante reazione di media, istituzioni e scienziati che la tacciano di oscurantismo. Eppure gli autori hanno detto a chiare lettere di non essere sfavorevoli alle vaccinazioni, ma soltanto di voler  sollevare il problema delle reazioni avverse a quello specifico vaccino.

Sembra di tornare indietro di decenni, a prima dei tentativi di riflessione democratica all’interno della medicina. Oggi, avanzare qualsiasi dubbio o richiesta di chiarimento è immediatamente etichettato come attacco antiscientifico, ed è completamente oscurato il diritto a una corretta informazione.

Per quanto riguarda i farmaci, l’accertamento  di reazioni avverse è sempre stato ostacolato da forze d’inerzia degli ambienti sanitari e produttivi, ed ha ricevuto attenzione magari dopo anni d’impegno ostinato da parte di  ricercatori. Ad esempio, nel caso del dietilstilbestrolo (DES) usato come antiabortivo, la correlazione con un particolare tipo di carcinoma cervicale nelle figlie delle donne su cui era stato impiegato ha avuto conferma dopo lo  studio condotto da alcuni medici americani  negli anni Settanta, e dopo anni d’impegno di vari gruppi femministi sia negli U.S.A che in Europa.

Nel  movimento femminista per la salute attivo in Italia negli anni Settanta, il self-help nato dal desiderio di riappropriazione di sé e del proprio corpo, aveva come risvolto un’esigenza di controllo su pratiche e terapie mediche. Simonetta Tosi interpretava in modo esemplare questa esigenza di verifica e di corretta informazione per e con le donne. Ma bisogna dire che negli anni Settanta si poteva contare su un pluralismo nelle riflessioni, e su spunti critici che attraversavano il discorso scientifico e medico.  Oggi la spinta dei media e degli ambienti scientifici al fideismo acritico è diventata così schiacciante da soffocare ogni aspirazione – di natura democratica-  a un sapere più trasparente e condiviso. Forse per il fatto che il mercato della salute ha visto crescere una massa di consumatori priva di strumenti affidabili nell’ orientarsi, a fronte di un’offerta terapeutica resa talvolta  insidiosa  dalla ricerca di profitto, oppure da fenomeni di ciarlataneria.

Il servizio di Report, travisato dai critici come attacco indiscriminato a tutte le vaccinazioni , in realtà aveva il pregio di sollevare esigenze di chiarimento e di trasparenza, basandosi su dati di fatto che non sembra corretto nascondere: medici che rifiutano di raccogliere e trasmettere agli organi di vigilanza le reazioni avverse vissute dalle pazienti, ricercatori  inascoltati… Come l’immunologo Yehuda Shoenfeld dello Sheba Medical Center di Tel Aviv, autore di studi sui marcatori genetici che predispongono allo sviluppo di reazioni avverse per gli anti-HPV Gardasil e Cervarix.  O il medico chimico e biologo prof. GØtzsche, leader di una sezione danese di ricercatori indipendenti (Nordic Cochrane),  le cui   ricerche hanno indotto il governo danese a chiedere all’EMA (Agenzia Europea per i medicinali) la revisione  del vaccino validato dalle industrie farmaceutiche. Anche il prof. Silvio Garattini ha firmato un reclamo all’agenzia europea in cui si richiede che l’immissione di un farmaco sul mercato  sia preceduta da almeno uno studio clinico indipendente. La voce dei ricercatori che richiedono attenzione agli effetti indesiderati rischia di essere soffocata se gli enti controllori non garantiscono la dovuta trasparenza. Non sembra, questo, un problema da poco.