Per una rilettura del velo dalla nascita dell’Islam
Nei ventidue paesi del mondo arabo vivono 359 milioni di persone di cui il 50 per cento sono donne. In Italia i musulmani sono circa un milione e seicentomila. Quindi sapere cosa pensano e come vivono le donne arabo musulmane è importante per comprendere meglio ciò che accade nei loro paesi e nel nostro. Quando si parla di donne arabo musulmane si finisce quasi sempre per parlare del velo e del fatto se sia giusto o sbagliato indossarlo. Ma le dirette interessate, le donne musulmane, sono troppo spesso escluse dal dibattito.
Nel suo “{Il velo nell’Islam}” (Carocci 2012) Renata Pepicelli ha il merito di allargare i nostri orizzonti ricontestualizzando il velo.
La sua rilettura del velo dalla nascita dell’Islam a oggi serve a restituirgli senso e complessità. Il velo non è unico, non è il simbolo di una cultura e di una religione monolitiche. In realtà esistono tanti tipi di velo, con altrettanti significati. È quindi corretto parlare di pluralità di veli.
Non solo: l’approccio delle donne musulmane al velo cambia nel corso degli anni così come cambiano i significati e le modalità.
Gli anni settanta sono stati caratterizzati dalla cosiddetta “quiet revolution”, che ha segnato il riavvicinamento al velo dopo anni in cui le donne lo avevano dismesso. A partire dall’inizio del Novecento infatti le donne musulmane avevano iniziato un percorso di svelamento.
Negli anni novanta si assiste a un revival religioso-spirituale durante il quale il velo è vissuto come reazione alla modernità e non come negazione.
È lo stesso periodo in cui si parla di affermazione dei diritti delle donne in chiave islamica e di femminismo islamico (su questo tema Renata Pepicelli ha scritto “{Femminismo islamico. Corano, diritti, riforme}”, Carocci 2010).
Nelle primavere arabe del 2011 le donne sono state in prima linea e, sempre nel 2011, la yemenita Tawakkol Karman ha vinto il premio Nobel per la pace, dimostrando non solo che le donne arabo musulmane non sono una massa immobile e sottomessa, ma anche che i percorsi di liberazione non sono in conflitto con il velo. D’altra parte i primi decenni del Novecento sono stati caratterizzati da un grande dibattito nel mondo islamico sul ruolo della donna che è stato ignorato dagli occidentali. Oggi cambiare prospettiva non è semplice se consideriamo che le donne che non si velano sono per lo più ignorate dai mezzi d’informazione occidentali perché non fanno notizia.
Renata Pepicelli ci spiega che il velo è anche moda. Il valore della bellezza è importante anche per le donne musulmane, così come esiste una moda islamica che è influenzata da quella occidentale e a sua volta la influenza.
Il velo non si limita a definire le relazioni di genere nell’Islam. Il fatto di usarlo o non usarlo spinge a interrogarsi sul rapporto tra culture, tra stato e religione, tra libertà individuali e collettive. Riflettere sul velo islamico significa riflettere anche sull’occidente perché ci dice molto della percezione che ha di sé, delle sue paure e delle sue fantasie.
– Renata Peppicelli
{ {{Il velo nell’Islam. Storia, politica, estetica}} }
Carocci 2012
159 pp. € 14,00
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