Per una Politica di Cura

«Il primo segno di civiltà in una cultura antica è un femore rotto guarito, perché nessuno può sopravvivere solo in una foresta, nella natura, per il tempo necessario a guarire la frattura se un’altra persona non si prende cura di lui»  (Margaret Mead, antropologa)

La pandemia del COVID-19 ha reso visibile la nostra vulnerabilità perché il virus non conosce frontiere né continenti e può colpire tutte le persone, però sa che ci sono classi sociali impoverite che sono più fragili e hanno meno mezzi, o nessuno, per curarsi o proteggersi.

All’unanimità, come società, abbiamo saputo a quali erano le nostre necessità per resistere, andare avanti; chi e come si è preso cura di noi, senza evitare rischi personali. Abbiamo ritenuto che la solidarietà di tutti con tutti fosse una priorità per superare la crisi. Volevamo uscirne rafforzati come società, e personalmente, e fare della protezione dei più deboli una realtà.

La cura, da sempre nelle mani delle donne e tradizionalmente sottovalutata, è stata la protagonista che ci ha salvato e dato speranza nei momenti più bui della prima ondata della pandemia. Affinché questo atteggiamento di dedizione, tenerezza, compassione, empatia, pazienza, gratitudine etc. non si perda e ci insegni ad essere migliori, è necessario farla uscire dall’ostracismo e far sì che sia responsabilità generalizzata di donne e uomini. La nostra società non può dimenticare le esperienze che stiamo vivendo o che abbiamo vissuto nei momenti più acuti della pandemia di Covid-19, dobbiamo invece averle molto presenti per mettere la cura al centro della politica e dei rapporti interpersonali, locali e interpersonali. Globali. Abbiamo bisogno di una Sanità Pubblica forte per prevenire la malattia, capace di proteggere, promuovere e curare la salute di tutta la popolazione. Riteniamo essenziale migliorare la salute professionale, ambientale e mentale … perciò è necessario agire efficacemente contro i determinanti sociali della salute al fine di ridurre le disuguaglianze.

Denunciamo che la seconda ondata della pandemia è arrivata perché i/le dirigenti non hanno preso e applicato le misure necessarie per prevenirla. Hanno continuato a privatizzare e rovinare tutto quel che è pubblico, sprecando le scarse risorse che abbiamo, senza dare priorità alla salute della cittadinanza o alla ripresa scolastica.

Inoltre denunciamo la presidenta, Isabel Díaz Ayuso, e i governanti di Madrid che criminalizzano le vittime della pandemia, molte delle quali sono le stesse persone che hanno fornito e continuano a fornire i servizi di base che ci salvano e ci mantengono come società e i valori che rivendichiamo.

Noi Donne in Nero NON VOGLIAMO:

  • politiche che creino nemici, conflitti e scontri e che investano le nostre risorse in strumenti di guerra;
  • né leggi né pratiche che fomentino la paura e la diffidenza che ci isolerebbero in una bolla;
  • che i laboratori, con la scusa di proteggere la salute e le aziende farmaceutiche, per aumentare i guadagni, speculino sulla malattia e manipolino i governi;
  • che i dirigenti e i politici diano la priorità ai loro interessi, senza preoccuparsi di ricorrere alla calunnia, al disprezzo degli avversari …
  • che ricorrano a misure o messaggi xenofobi e aporofobici [fobia dei poveri].

Insistiamo sul fatto che ABBIAMO BISOGNO che i governi mettano la salute e la vita al di sopra di falsi interessi e sviluppino una politica di cura femminista che:

  • ci insegni a prenderci cura, dai più vicini ai più lontani, e rivaluti la cura;
  • faccia in modo che i diritti umani, senza dimenticare i diritti delle donne, raggiungano l’intera umanità;
  • protegga l’ecosistema e il patrimonio culturale;
  • curi e potenzi il pubblico in modo urgente e prioritario, dopo anni di privatizzazione e deterioramento;
  • Faccia sì che la società civile venga formata e organizzata per rispondere alle situazioni di emergenza e quindi non si militarizzi la cura.

Tutti/e dobbiamo essere responsabili e prenderci cura di noi stessi/e, tener presente che io sono l’altro e noi siamo loro. Il Covid-19 sarà qui per un po’ e possiamo vincere la partita se produciamo il cambiamento sociale che ci rende migliori, un cambiamento che ci farà sentire più sicuri nella nostra vulnerabilità.

NO spese militari, SI’ spese per sanità e istruzione pubblica, universali e di qualità e per bisogni sociali.

Mujeres de Negro contra la Guerra 

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