Apprendiamo che secondo il Comitato per la legislazione – l’organismo tecnico della Camera che valuta la chiarezza delle leggi in discussione – il testo del ddl Zan va formulato in modo diverso perché «non introduce apposite definizioni ai fini dell’applicazione della legge». Finalmente il Parlamento coglie che nella proposta Zan la terminologia non è ben definita. Abbiamo più volte chiesto che la legge contro l’omotransfobia punisca gli atti di violenza e discriminazione motivati da omosessualità e transessualità delle vittime, senza ricorrere a espressioni vaghe.

Abbiamo contestato l’uso dell’espressione “identità di genere” perché di recente in altri paesi viene usata per pretendere il riconoscimento del cambio di sesso sulla base della sola auto-definizione. Questo ha permesso a persone di sesso maschile e “identità di genere” femminile auto-certificata con una semplice dichiarazione all’ufficio dell’anagrafe di partecipare a sport femminili, a quote e candidature e a spazi fino ad allora dedicati alle donne, con grave nocumento per i diritti e le opportunità delle donne.

Per evitare che anche in Italia si creino gli stessi conflitti, chiediamo che la legge Zan non usi il concetto di “identità di genere” (anche perché la parola genere, viene usata nella proposta di legge in due espressioni di significato diverso!).

Auspichiamo che il Parlamento provveda ad approvare la legge in una formulazione inequivoca, contro le violenze e le discriminazioni ai danni di persone omosessuali e transessuali, cioè coloro che hanno concretamente e fattivamente iniziato il percorso di transizione.