Sta crescendo l’indignazione per “il caso” delle parole usate dal giornalista Filippo Facci a proposito della giovane ragazza che ha denunciato di aver subito violenza sessuale ad opera del figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa, Leonardo. Il sentimento di tutte è di sgomento e sconforto: ci sembra di esser tornate a decenni fa, quando chi denunciava di aver subito violenza si ritrovava sul banco degli accusati, vittima del pregiudizio oltre che della violenza.

Per questo, come associazione e redazione de Il Paese delle Donne ci uniamo alla mobilitazione e alla denuncia dell’incredibile salto indietro nel tempo che una cultura maschilista e patriarcale, ancora presente, vorrebbe farci fare, e invieremo anche noi un esposto al consiglio di disciplina dell’Ordine dei Giornalisti lombardo per violazione della deontologia professionale e in particolare dell’articolo 5 bis del TESTO UNICO DEI DOVERI DEL GIORNALISTA.

L’associazione e la redazione de Il Paese delle Donne


Questo il testo della nota congiunta delle commissioni Pari opportunità di Ordine dei Giornalisti, Federazione della Stampa Italiana, Unione sindacale giornalisti Rai e associazione GiULiA – giornaliste:

Le leggi, le norme deontologiche, il Manifesto di Venezia. Ma prima di tutto il principio di umanità e di rispetto primario verso le persone, rendono intollerabile quanto scritto da Filippo Facci sulla violenza denunciata a Milano da una ragazza di 22 anni, di cui il giornalista scrive su Libero dell’8 luglio: “fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache la Russa”. Non c’è alcun diritto di critica in un linguaggio di tale violenza, che calpesta ogni regola di umana solidarietà e di buon senso, e non è schermo il fatto che la denuncia della giovane si sia trasformata in un “caso politico”, come se questo consentisse  l’oltraggio verso la querelante.

Le Commissioni pari opportunità dell’Ordine dei giornalisti, dell’FNSI, dell’Usigrai insieme all’associazione GiULiA giornaliste stigmatizzano profondamente l’articolo, il post, il tweet divulgati da Facci, tanto più preoccupate dalla notizia che lo stesso è annunciato come uno dei commentatori della televisione di servizio pubblico, con uno spazio quotidiano su Raidue. Non sono i toni “dissacranti e ironici” a turbare, ma la totale insensibilità su un problema che sconvolge le donne, tutte le donne, con un approccio disposto a violare ogni codice di civile rispetto.

Le Cpo Odg, FNSI, Usigrai e GiULiA, si riservano di denunciare al Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti di Milano quanto sopra.


Anche D.i.Re. – Donne in rete contro la violenza è intervenuta sul caso. Questo il comunicato:

D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, segnala all’Ordine dei Giornalisti l’ennesimo insulto di Facci a una vittima di violenza.

D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza ha inviato all’Ordine dei Giornalisti una segnalazione relativa all’articolo Dalla droga al risveglio, due versioni opposte – pubblicato su Libero e firmato da Filippo Facci, sottolineando il passaggio in cui scrive “una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta da Leonardo La Russa e che perciò ogni suo racconto sarà reso equivoco dalla polvere presa prima di entrare in discoteca…”.

La richiesta di D.i.Re all’Ordine è quella di valutare violazioni del Codice deontologico: la frase è fortemente lesiva e offensiva della dignità della donna che ha sporto denuncia e non ha alcuna finalità legata al diritto di informazione.

Si tratta, inoltre, dell’ennesimo caso in cui Facci si diverte a colpevolizzare le vittime di un reato grave come la violenza sessuale, senza – finora – aver pagato alcuno scotto.

Abbiamo deciso di scrivere all’Ordine dei Giornalisti, sicuramente per segnalare una violazione del codice deontologico, ma anche e soprattutto, per rendere evidente quanto la vittimizzazione secondaria passi dalle testate giornalistiche e dalle azioni di chi rende possibili le fuoriuscite di informazioni riservate” dichiara Antonella Veltri, presidente di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. “Ancora una volta assistiamo sconcertate alla somma di violenza che le donne che denunciano sono costrette a subire: dopo essere sopravvissute ad un crimine, devono anche difendersi da chi le attacca pubblicamente, facendole passare da vittime a protagoniste dei fatti. Questa modalità odiosa non rende giustizia alle donne e favorisce il clima adatto a nutrire questi reati. Ci aspettiamo provvedimenti seri” conclude Veltri.

D.i.Re. – Donne in rete contro la violenza è la rete nazionale antiviolenza e si compone di 84 organizzazioni dislocate sul territorio nazionale, che gestiscono Centri antiviolenza e Case rifugio, affiancando oltre 20.000 donne ogni anno. D.i.Re e le organizzazioni socie sono attive politicamente per determinare il cambiamento culturale necessario per l’eliminazione della violenza maschile alle donne.