Questo 8 marzo non è un giorno di festa. Non ci sentiamo di festeggiare i pur tanti passi compiuti dalle donne, di tutti i paesi, in tempi anche lontani, che ci hanno consentito di arrivare all’affermazione di diritti ritenuti impensabili ( e che in tante società continuano a esserlo).
Le TV si sbracciano a dedicare auguri, pubblicità, trasmissioni al “giorno della donna”; naturalmente nell’ottica del Women’s day… C’è “il giorno della memoria” in cui si parla dei crimini nazisti, il giorno di San Valentino . …Tutto è racchiuso nel giorno dell’evento .
Wilpf-Italia rifiuta questa sorta di celebrazione, e intende richiamare il dolore, le lacerazioni, il senso di impotenza che questa ricorrenza quest’anno mette a nudo .
Le donne che si ammassano coi loro bambini in collo non sono solo le immagini di barconi nelle mani degli scafisti, ma torme di esseri umani che si aggirano sulla terraferma, vicino a casa nostra, premendo muri e recinti per entrare in un’Europa sorda e ostile, con l’eccezione di pochi paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Sono popolazioni ora più vicine a noi, ma noi che facciamo? Certo è importante offrire la nostra solidarietà, favorire una comunicazione, aprirci a un’accoglienza che in Italia tuttavia si continua a fare.
La Wilpf è nata 100 anni fa durante gli anni della prima guerra mondiale. Le donne che si incontrarono allora a L’Aja erano spinte dall’aspirazione a una pace “nella giustizia sociale”. Noi la rinnoviamo oggi quell’aspirazione. Giustizia sociale significa rifiuto di guerre per il predominio economico sul mondo; le guerre di oggi sono i tanti visi di un unico inestinguibile conflitto di potenze, oggi non più riconducibili a ideologie contrapposte, ma finalizzate al solo possesso dei mercati.
In questo 8 marzo un impegno ci chiama: rinunciare ai prodotti di un’economia fondata sulle leggi spietate del mercato. Ci dicono che l’economia deve riprendersi, che solo così la crisi può essere superata, il lavoro e l’occupazione possono crescere….Ma allora Berta Càsares che a quel modello di sviluppo si opponeva è stata giustamente uccisa?
Cominciamo a partire da noi, a porre muri e fili spinati tra noi e i consumi che ci vengono propinati, a rendere credibile il nostro no alla guerra rendendoci capaci di molti passi indietro nella nostra giornata quotidiana , a partire dalle nostre scelte di vita, dai rapporti che vogliamo privilegiare. Saranno passi indietro nei confronti di quel “progresso senza limiti” che ha portato le nostre società sullo spreco illimitato di risorse , ma saranno piccoli passi avanti verso un nuovo modello di società , meno glamour nei suoi obiettivi ma con al centro l’obiettivo per noi irrinunciabile della “giustizia sociale”. Ci costerà qualche rinuncia, ma in questo 8 marzo l’augurio di Wilpf- Italia a tutte le donne è ..di potercela fare.
Women’s International League for Peace and Freedom (Fao, Ilo, Unicef)
Info: Wilpf-Italia Onlus; antonia.sani@alice.it