Sono partiti ieri 31 agosto 2018,  all’ora di pranzo dal centro Mondo Migliore di Rocca di Papa i primi 34 migranti sbarcati dalla nave Diciotti e presi in carico dalla Cei. In piccoli gruppi di quattro, cinque persone, verranno trasferiti nelle diocesi che hanno dato la loro disponibilità all’accoglienza. Le prime saranno quelle di Milano, alcune del basso Lazio e dell’Umbria. Per ora la Caritas preferisce non diffondere i nomi di tutte le località di destinazione per evitare che si crei un clima ostile nei territori. Già questa mattina davanti alla Caritas di Milano, che riceverà alcuni dei ragazzi, Forza Nuova ha appeso uno striscione con scritto: “Cei: da crescete e moltiplicatevi a sbarcate e sostituiteci”. “Sono parole che si commentano da sole. Ormai la lotta è tra chi si attiva e chi non fa nulla, tra fatti concreti e parole vuote – afferma Oliviero Forti, responsabile immigrazione di Caritas italiana -. In questo caso si trattava di trovare una soluzione a una situazione creata dal governo italiano. Ci hanno chiesto aiuto e noi lo abbiamo fatto. E’ una soluzione condivisa con il Viminale, con cui abbiamo firmato un protocollo. Abbiamo anche ribadito che questo è uno sforzo straordinario fatto dalla Chiesa, non crediamo sia questa la modalità di gestire situazioni così complesse”.

 

A Milano andranno 8 dei migranti ora presenti a Rocca di Papa.  “La decisione è stata comunicata ieri sera dai funzionari del Ministero dell’Interno al coordinamento nazionale della Caritas – precisa l’organizzazione cattolica -.  Stamattina, da Milano, un’equipe di operatori della cooperativa Farsi Prossimo inviata da Caritas Ambrosiana, formata da un mediatore culturale, due educatori e un autista, è partita a bordo di un’auto e un pulmino alla volta del centro di accoglienza della provincia di Roma. Gli 8 richiedenti asilo, 4 donne e 4 uomini, saranno accompagnati a Milano a Casa Suraya, centro di accoglienza gestito dalla cooperativa Farsi Prossimo, all’interno di un complesso di proprietà dell’Istituto delle Suore della Riparazione, dove sono già presenti altri richiedenti asilo”. Domani mattina, alle ore 10.00, il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, darà il benvenuto ai nuovi arrivati e coordinerà un incontro tecnico con gli operatori per definire le destinazioni definitive all’interno della rete di appartamenti e strutture del sistema di accoglienza diffusa della Diocesi. I costi del programma di accoglienza saranno a totale carico della Diocesi di Milano, della Caritas Ambrosiana e della Conferenza episcopale italiana.

Gli altri richiedenti asilo i partiranno nei prossimi giorni. Intanto in questi giorni le operatrici dell’Ufficio Politiche migratorie e Protezione internazionale di Caritas Italiana, con l’aiuto degli interpreti della struttura hanno incontrato tutti i migranti per un momento di ascolto delle loro storie ed esigenze, nonché per spiegare loro le procedure legali che si avvieranno al momento della formalizzazione della richiesta di asilo, che avverrà una volta giunti nelle diocesi di accoglienza, che si sono rese disponibili in tutta Italia. Alcuni hanno raccontato di essere stati venduti anche 5 volte dai trafficanti, ma il racconto più crudo è stato quello delle donne, vittime di violenza. “Abbiamo sentito racconti drammatici – continua Forti -. Una donna mi ha detto che suo figlio è morto a soli due mesi di malnutrizione. Malnutrita anche lei non era in grado di alimentarlo. Aveva lo sguardo completamente perso nel vuoto. Sono persone che devono ricostruire la loro vita dal niente, ricominciare da capo, dopo tutto quello che hanno vissuto”.  A tutti sarà garantito un continuo tutoraggio e accompagnamento. “Da una situazione straordinaria di accoglienza queste persone entrano ora nell’iter ordinario di presa in carico per i richiedenti protezione internazionale. Saranno quindi attiviti corsi di italiano, si provvederà alla tutela legale ma anche al supporto psicologico, particolarmente necessario perché si tratta di persone vulnerabili” spiega Forti.

Tutti i migranti sbarcati dalla nave Diciotti hanno raccontato di essere stati almeno un anno in Libia. “Conosciamo purtroppo la situazione dei centri di detenzione dove i trafficanti li tengono segregati – spiega Forti -. Sono in contatto con un ragazzo che è rimasto solo e si trova nel centro di Sharie el Matar nei sobborghi di Tripoli. La situazione è incredibile, il centro è sovraffollato, le condizioni igieniche sono inammissibili. Nel centro ci sono anche persone riportate indietro dalla Guardia costiera libica – aggiunge-.  Per tutto il mese di agosto abbiamo lavorato cercando di trovare soluzioni alla situazione in Libia, è chiaro che lì non ci può essere nessuna garanzia per le persone nel paese, che va svuotato”. In queste ore ci sono stati violenti scontri a Tripoli. Martedì l’Unhcr, inseme a Oim, Medici senza frontiere, Unhoca e il Dipartimento libico per la lotta alla migrazione illegale (DCIM), ha organizzato un’ urgente evacuazione di circa 300 rifugiati e migranti detenuti ad Ain Zara centro di detenzione di Tripoli. “Negli ultimi giorni le tensioni sono aumentate nella capitale e gruppi armati stanno combattendo nelle immediate vicinanze del centro. Centinaia di rifugiati e migranti detenuti ad Ain Zara erano in evidente pericolo di essere catturati nelle ostilità – spiega l’Agenzia delle Nazioni Unite -. Quelli evacuati erano principalmente cittadini eritrei, etiopi e somali. Tutti sono stati trasferiti nel centro di detenzione di Abu Salim, che si trova in una posizione relativamente più sicura dove le organizzazioni internazionali possono fornire loro assistenza”. L’Unhcr sta distribuendo aiuti di base, comprese le coperte, mentre Oim fornisce materassi, cibo e acqua. Medici senza frontiere, invece, si occupa della fornitura di acqua, cibo e prime consultazioni mediche. (ec).