Intervista sul canale YouTube dell’associazione a NADIA MARIA FILIPPINI che recupera alla memoria collettiva il primo dei processi per stupro (Verona, 26 ottobre 1976) che in Italia ebbero vasta eco mediatica e che la RAI trasmise in diretta segnando uno dei tanti “primati” rilevati dall’Autrice: il coraggio di una giovanissima che, difesa dalle avvocate Tina Lagostena Bassi e Maria Magnani Noya, rese il suo dramma un punto di svolta nel contrasto alla violenza sulle donne; la presenza femminista in un processo per stupro che nel dibattimento “a porte aperte”, denunciò la parzialità dei giudici, la vittimizzazione secondaria, cioè la colpevolizzazione della vittima e la cultura solidale con lo stupro. Ottenendo di costituirsi “parte civile”, il movimento femminista iscrisse dichiaratamente la sua solidarietà “in una comune identità di genere”; denunciò “lo stupro come espressione di un potere maschile secolare e di una gerarchia di genere profondamente radicata che rendeva abissale la distanza tra nuova soggettività femminile e costumi e istituzioni obsolete sessiste e maschiliste.”

A lungo sottaciuto nella narrazione anche specialistica sulle violenze sulle donne, il processo di Verona segnò una svolta nella denuncia delle violenze sulle sulle donne; un evento emblematico che “mise il tema della violenza di genere al centro del dibattito pubblico e inaugurò una stagione di mobilitazioni e iniziative delle donne, con l’apertura di centri antiviolenza e la modifica del Codice Rocco, che ancora derubricava lo stupro come reato “contro la morale, non contro la persona”. Vent’anni di lotte femministe ottennero il superamento della norma sessista con la Legge n. 66/1996, ma, come ricorda l’Autrice, nonostante gli avanzamenti, la vittimizzazione secondaria non è ancora del tutto superata nelle aule dei Tribunali e nella società. L’accurata ricostruzione e analisi del contesto s’accompagna alla riflessione sull’oggi, “sul percorso compiuto dalle donne, sull’evidente sfasatura tra conquiste e trasformazioni legislative (non sempre adeguatamente applicate) e una realtà sociale in cui la permanenza di mentalità, stereotipi e gerarchie di genere risulta ancora molto radicata, con le conseguenti forme di legittimazione sociale della violenza maschile, sulle donne.” In Appendice, materiali politici d’epoca, in parte inediti e fotografie.

Info: Nadia Maria Filippini, “Mai più sole” contro la violenza sessuale. Una pagina storica del femminismo degli anni Settanta. – Roma: Viella, Collana Storia delle donne e di genere, 2022.

NADIA MARIA FILIPPINI, femminista storica, già insegnante di Storia delle donne presso l’Università di Ca’ Foscari a Venezia; socia fondatrice della Società Italiana delle Storiche (SIS); redattrice della rivista “Genesis”; saggista e articolista.